sabato, Novembre 23Settimanale a cura di Valeria Sorli

A come ARTE

L’arte è utile. Sembra un’affermazione banale, in realtà è una constatazione che deriva anche dalla sofferenza che ogni artista di professione o amatoriale,  ha provato durante il lungo lockdown causato dal Covid 19, noi de La Gente Che Piace, abbiamo raccolto i pensieri  del Laboratorio SpaziArte di Altidona.

 

Mi chiedo che cosa  facciate  di bello, voi artisti  durante le ore in cui si è tutti chiusi in casa.

All’inizio solo cose inutili, poi abbiamo organizzato contatti fra noi e scambi di idee”.

I concetti di  utilità o inutilità in arte e non solo,  sono legati all’idea di azione  che spinge al  fare  o al non fare, all’ ideare  o non ideare. A cosa serve l’arte?

Tanti i progetti in sospeso, tra questi un docufilm sul territorio. Altro non possiamo svelare.

Interessa davvero sconfiggere quel senso di sofferenza causato dal lungo periodo di isolamento?

Riteniamo importante  il  bagaglio culturale che passa attraverso la parola declamata, recitata, danzata, giocata. Interessano le storie, le vite, lo sguardo teatrale degli artisti al mondo, interessa la bellezza della vita che si racconta volentieri al pubblico.  Ci piace immaginare la gioia del giocare insieme attraverso il disegno delle emozioni,  dello scrivere, dell’incontrare nuovi artisti in “carne ed ossa”. Desideriamo fortemente  che i bambini del nostro laboratorio Ambarabà, tornino ad incontrarsi  attraverso l’arte vissuta insieme con lo scambio di storie inventate, recitate, disegnate e condivise con il pubblico. Durante questo confinamento che dura da mesi, abbiamo capito che l’arte non è qualcosa di  astratto e misterioso per pochi  spiriti eletti. Essa rappresenta la vita, le esperienze, le emozioni più profonde. Nutre la vita perché è essenza stessa della vita.

Certo, non è semplice realizzare questi principi senza il contatto diretto. 

Il pubblico non ha bisogno di teorie e di spazi solo virtuali e gli attori hanno bisogno di fare, perché attraverso il fare sanno esprimersi. Proviamo allora noi artisti per primi a fare esperienza profonda  della nostra arte, proviamo a sentire sulla  pelle quanto l’osservazione di un gesto espressivo di danza, l’ascolto di una musica, la contemplazione di una voce che declama poesie o persino letture di pagine di classici che ci facciano stare bene, ci “aiutino” per rimettere in ordine pensieri ed emozioni personali per chi li propone e per chi guarda.

Chissà, forse in questo modo sarà più chiaro che l’arte sia una cosa molto utile anche se richiede grande sacrificio, disciplina e passione?

Al netto della sofferenza che sta causando questa emergenza che ha lasciato a piedi fior di professionisti senza alcun sostegno economico, alla fine  potrebbe trasformare in meglio, un sistema che era diventato a volte snob e di  elite.

Il mondo dell’arte ha attraversato tantissimi momenti di crisi e di gloria fino a quello esattamente antecedente a questa emergenza che ha rimesso in discussione ogni progettualità.  

Quanto sta accadendo   ha spostato  l’attenzione  sull’emergenza, tutti gli schemi e gli appuntamenti fissati, sono improvvisamente saltati e di nuove prossime date ancora non se ne parla.

Quanto alla criticità del Coronavirus  non c’era bisogno di una pandemia per scoprire i social media o lo streaming.  Si può dire che alla fine,  non tutto il male viene per nuocere?

L’entusiasmo, la voglia di fare, il senso di iniziativa e le idee che si respirano in pieno lockdown  non si sentivano nel mondo dell’arte  da moltissimo tempo.  È la prima volta che  dai musei nelle città d’arte,  alle gallerie più o meno famose, dai giornali agli artisti, fino agli spazi non profit, si stanno progettando nuovi percorsi da proporre al pubblico. Un  pieno  di umiltà,  che  ha costretto tutti a invertire la rotta rivedendo  ciò che si era pensato per i prossimi anni, riconfigurandolo in forme del tutto nuove.

Quali sono le vostre speranze?

La nostra speranza  è che si riesca a conquistare e ad abbracciare anche un’audience più ampia  e più desiderosa di scoprire nuovi talenti perché prima o poi torneremo. Ne sia certa che torneremo.

Ciò che stiamo vivendo è un non facile momento: ci percepiamo ancora separati da barriere invisibili, stiamo scoprendo ogni giorno storie belle. Speriamo che il mondo dell’arte sappia trasformarsi. E che, finalmente ad emergenza finita, si possa riprendere a vivere come nulla sia mai accaduto. Così diceva Oscar Wilde: “Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere ”

Grazie a voi tutti per esserci e per non arrendervi. Passo e chiudo.

 

Intervista a cura di Stefania Pasquali