Il mio primo viaggio a Beirut risale al 1998, per una sfilata di moda Italiana “Stilisti di Alta moda” ed io con il pret-a porter.
Partenza da Milano, nel mio caso, dove viaggiai con Valeria Mazza, che era la top model, “star “ della serata. Ci conoscevamo già, e la sua naturalezza, la sua simpatia, la sua semplicità, hanno facilitato tutto il viaggio, con lunghe conversazioni, i racconti sui suoi figli, la famiglia, e il lavoro, tutto con estrema professionalità, dimostrata poi anche durante le prove, e la serata di Gala. Serata organizzata da Magdalena Diab, che con il suo ex marito, e la loro agenzia, portavano a Beirut, appena uscita dalla guerra, la speranza di ridare alla città i fasti degli anni ’60. Ovviamente tra gli stilisti italiani, Renato Balestra, Gai Mattiolo, il compianto e adorabile Egon Von Furstenberg, e il sottoscritto, sfilavano vari stilisti locali, con una alta moda davvero appariscente, come Robert Abi Nader, Ziad Nakad, Kubra Al Qaseer, Abed Mahfouz, Tony Ward, Paolo e Tony Bonja, tutte stelle promettenti come poi alcuni di loro ha dimostrato conquistando una platea mondiale. Il tutto avveniva in uno sfarzoso albergo, con passerella, luci e musiche ineccepibili. Una folta clientela di signore dal make-up molto pesante, come a quei tempi usavano in Libano e in tutti i paesi mediorientali. Kajal inverosimilmente nero, bocche rosse, gote stracoperte da fard color terra, e da non dimenticare la sfilata, la loro, di gioielli, impressionante. Magdalena, lei stessa ex modella, brillava per bellezza e vistosità, molto elegante rispetto alle sue concittadine, lei viaggiava ed aveva già adeguato i suoi canoni di trucco alle mode europee.
Fuori la città era glaciale, case bombardate e ricorderò sempre, poiché lo avrei visto per molti anni successivi, l’hotel Hilton con enormi buchi, spari di cannoni, e bombe, dilaniato, in piedi come uno scheletro smembrato, vetri rotti e sbarramenti per evitare avvicinamenti, esattamente di fronte all’hotel dove avremmo sfilato noi. Un contrasto che mi lasciò basito, come restai di stucco davanti alle decine di posti di blocco militari, con percorsi tipo slalom tra soldati in assetto di guerra con mitra spianati… e poco più in là il lusso sfrenato, la voglia di esistere, esserci nella maniera più opulenta. L’evento ebbe molto successo, tant’è che con Magdalena si instaurò un rapporto di amicizia che dura tutt’ora. Ma ora, era lei a voler esportare la moda Libanese in Italia, e si appoggiò a me per tutti i contatti di cui necessitava a Milano. Con molto piacere trovai location, gli studios di Via Mecenate, registi di sfilate, dj per le musiche e tanti Vip ad accogliere le sue proposte, naturalmente con la mia sfilata inclusa. Marta Marzotto, indimenticabile amica, gentile e generosa, organizzò un dopo sfilata nella sua casa di via Appiani, in virtù della nostra amicizia e di quella appena sbocciata con Magdalena. Non finirò mai di ringraziarla, aveva così intensamente appoggiato questo progetto, e fu lei a proporne altri in stagioni successive. Insomma, l’amicizia con queste due donne meravigliose cresceva sempre più, e i miei viaggi a Beirut si moltiplicarono per sfilate, ma anche per festeggiare il suo compleanno, ogni anno nel suo chalet in montagna, a pochi kilometri dal centro… infatti la capitale libanese gode di paesaggi incredibili, con distanze facilmente raggiungibili: dal Yatch Club, a Byblos, dal centro città alla montagna, la famosissima Faraya, il tutto nella stessa giornata. Sempre, purtroppo, tra esasperanti controlli militari, nei vari checkpoint, perché nonostante la guerra fosse finita, la convivenza di 18 religioni nella stessa città crea non pochi problemi e le fazioni più politicizzate contrastano la volontà di trovare pace e armonia. La città reagiva con forza, nonostante i continui attentati, le provocazioni tra le etnie, i governi traballanti e paradossalmente si aprivano le boutique più importanti, il Buddah bar più grande del mondo, shopping center elegantissimi, hotel dal lusso esasperato… insomma una città viva e piena di voglia di vivere, di combattere, di resistere ed esistere. In fondo Beirut ha vissuto anni d’oro nel primo dopoguerra ed ora vogliono tornare a quei fasti.
Invitai Magdalena a sfilare per me, durante le settimana della moda, venne a Milano con le due bellissime figlie Tessa e Tara, mie nipotine acquisite, due ragazze molto sveglie, con le quali avrei poi viaggiato ed incontrato in giro per il mondo, in fondo fanno parte della mia famiglia intenzionale, quella libanese.
Ma torniamo agli eventi organizzati da Magdalena Diab, la MD Production, sfarzosi e glamour: ha portato nella città libanese top model come, oltre a Valeria Mazza, Karen Muldert, Nadja Auermann, Helena Christensen, Jennifer Driver, la pantera nera Naomi Campbell, e persino il top model maschile di quegli anni Markus Schenkenberg, tutti accolti con il clamore della celebrità internazionale, ogni volta in differenti località, come il Beirut Hall, Casino du Liban, Regency Palace Hotel, hotel Phoenicia, e vari altri.
La grinta di Magdalena era talmente forte, che decise di aprire una mia boutique proprio li a Beirut, in una zona nuova, dove aveva appena aperto il lussuosissimo Four Seasons Hotel, e con un amico costruttore avevano dato il via ad una nuova strada della moda, la Via Montenapoleone di Beirut, con tutti i nomi delle boutique più importante, tra le quali i 200 metri quadri della mia. Bellissima, con vetrine enormi, giardino esotico all’interno, un piano sottostante per tutti gli articoli casa, insomma un sogno. Due anni di lavori, viaggi in Libano continui per dar forma al progetto, che lei, già esperta di architettura di interni, portava avanti con professionalità, e la mia presenza era di sostegno morale, e amichevole.
Il 4 settembre 2004, con un opening del quale è facile immaginare la fastosità, tagliammo il nastro della boutique, ed essendo in una nuova zona, si sapeva che i primi mesi avrebbe incontrato le difficoltà come in tutte le nuove location, ma con la sua verve, aveva ben presto attivato l’area, ora considerata la più chic in città. Ma il destino è crudele, e il 14 febbraio 2005, ovvero 6 mesi dopo l’apertura, la precaria stabilità politica del paese, porta gli avversari politici a commette un attentato, uccidendo il presidente Hariri, appena eletto.
L’esplosione avvenne proprio in quella strada, devastando tutte le nuove boutique, ridotte ad ammassi di vetri e macerie, l’area venne chiusa per anni, mandando a monte il progetto di Magdalena, e di alte 10 boutique. Il dolore per l’accaduto è passato nelle nostre mani, e nulla si è potuto fare se non arrendersi dopo anni di battaglie legali, spegnendo quel sogno e dimenticando quella strada, mai più riattivata. Magdalena, ha avuto il mio supporto amichevole, anzi, consolidatosi vieppiù, ma gli investimenti sono andati persi, e lei, donna forte e geniale, ha per un periodo spostato la sua residenza a Parigi, dove eravamo più vicini, e le nostre visite si sono intensificate, ormai la sua casa milanese era la mia camera ospiti, come lo era la sua a Parigi per me. Da donna intelligente e talentuosa, aveva già aperto a Beirut, nel centro storico di Solider, uno splendido show room e galleria d’arte, dove svolgeva i suoi progetti per gli sceicchi arabi, contemporaneamente lavorava a Parigi, Londra, e Saint Tropez, il luogo che più ama dell’Europa. Un giorno di 4 anni fa, era da me a Milano, avvilita per una delusione d’amore, io ero in partenza per il Brasile, Paese che lei non conosceva. Come tanti, aveva qualche pregiudizio su quanto si dice della criminalità etc. (non più di quella del nostro paese!. Io sono stato aggredito in pieno centro qui a Milano, mai a RIO), insomma decide di partire con me per cambiare aria e abbandonare i malumori.
Ammetto che in me albergavano alcuni timori, al contrario, ha immediatamente compreso lo spirito di Rio, parcheggiati i tacchi, i gioielli, le Kelly, e le Birkin, indossati t-shirt, bermuda, scarpe da ginnastica, cuffie e walkman, ed eccola trasformata in “garota de Ipanema”, la ragazza che speravo uscisse dal suo essere donna di mondo.
Ricordo una sera a Rio Senarium, posto di culto dei balli brasiliani, dopo svariate caipirinhe e samba, tornati a casa cadde subito tra le braccia di Morfeo, mi misi al tavolo da lavoro per farle un ritratto, in bianco e nero, che fotocopiai colorandone 4 versioni in colori pop. Di buon’ora al mattino, dalla mia camera la sento esultare di felicità… questo piccolo gesto le ha ridato il sorriso. A volte basta veramente poco per mutare l’umore delle persone, senza necessità di beni materiali, ma di pensieri sentiti con il cuore.
Oggi Magdalena è una affermata designer, gallerista e progettista, con una visione moderna, contemporanea e avanguardista verso tutto il mondo dell’arte e design, con una visione internazionale. Il suo contatto è magdalenadiab@icloud.com.
Si parla spesso di amicizia, e la si confonde con “conoscenza”… nel nostro caso, la conoscenza ci ha portati molto lontani, nel mondo di una amicizia vera, sincera, indissolubile.
Grazie Magdalena, con tutto il mio cuore, il mio affetto e la mia stima. Grazie per tutte le opportunità che mi hai dato, e grazie per aver aderito alle mie proposte. Love YOU.
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