Lui era il divo americano Richard Gere, noto non solo come attore di fama mondiale ma grande sostenitore del popolo Tibetano. A rappresentanza della meravigliosa gente tibetana il Dalai Lama, massimo esponente della confessione Buddhista nonché guida spirituale, da anni combatte pacificamente per ottenere questi diritti sostenuto da milioni di persone, uno tra questi è Richard Gere. Invitai Richard a Milano nella mia boutique di via Montenapoleone e misi a disposizione il mio spazio per esporre le fotografie scattate in a Lhasa e dintorni, con la sua macchina fotografica e poi stampate su una carta speciale con una tecnica innovativa e unica. Due volumi: Zanskar e Tibet, ognuno contenenti undici scatti di persone, luoghi, cultura a civiltà tibetana. Le foto furono esposte nella boutique per un mese con un vernissage davvero impressionante. Richard arrivò da Los Angeles ( la sera prima dopo aver fatto una tappa a Palermo) con otto persone al seguito: la moglie di allora, tre segretari, due publisher, il gallerista Fay-Kleine e il suo agente privato. Li accolsi in un grande albergo a pochi metri dal luogo della mostra – Fui sorpreso dalla sua grande umiltà e dalla semplice convivialità che ci indusse a organizzare una cena in casa, nonostante fosse la prima volta che lo incontrai. L’indomani alle ore 17 era previsto il taglio del nastro, ma già dalle cinque del mattino, un folto pubblico sostava per strada per vederlo. Quando arrivammo insieme in auto, trovammo oltre 2000 persone ad attenderlo. Il segretario urlò al driver di fermarsi temendo per l’incolumità del grande divo, il quale rispose “no, prosegui!”. Arrivati con molta fatica davanti alla porta della boutique si aprì’ la portiera dell’auto e io scesi per primo seguito da Gere, e la folle urlante si trasformò in un pubblico silente al solo gesto di Richard di stare calmi, e “vengo io da voi!”, disse. Si concesse alle oltre cinquanta Tv presenti e tra interviste e fotografie con il pubblico, rientrammo in hotel alle ore 23 e finalmente a tavola, commentammo il grande successo della giornata. Il giorno dopo un altro grande evento ci aspettava al “Ragno D’oro” con la presenza di 1500 persone tra molte personalità e altre interviste. Il terzo giorno ritornò in boutique per controllare che le sue fotografie avessero ancora il nastrino rosso da lui apposto, poi si congedò con la sua troupe tra mille ringraziamenti reciproci. Il giorno successivo mi chiamò dalla Spagna per rinnovarmi ancora i suoi ringraziamenti e da quel giorno, cominciammo ad avere conversazioni telefoniche per tutta l’estate, e a settembre mi propose di raggiungerlo a Lhasa in ottobre, la capitale tibetana, dove il Dalai Lama avrebbe tenuto un grande incontro con una folla sterminata. Mi informò sulla data di arrivo e che saremmo stati ospiti del fratello di Dalai Lama gestore di un hotel a Lhasa; mi fece alcuni nomi di chi avrebbe viaggiato con lui da Losa Angeles: Susan Sarandon, Uma Turman con il padre, noto regista e sostenitore della causa, persi il conto degli altri nomi altisonanti che mi diceva in una telefonata con qualche interferenza tecnica. Non esitai, gli diedi conferma e prenotai il volo con l’arrivo previsto a Lhasa un paio d’ore in anticipo del suo. Felice ed emozionato attendevo questa partenza, ma purtroppo mi chiamò per avvertirmi di un ciclone, una specie di tsunami che si era abbattuto sulla zona di Lhasa distruggendo parecchie case; e così fu impossibile l’incontro del Dalai Lama con il pubblico. L’evento era cancellato ma lui mi disse: “l’incontro si farà comunque, ma a Houston in Texas a novembre in un luogo enorme, forse in uno stadio”. Chiaramente riconfermai la mia presenza ma era del tutto evidente che tra Houston (che avevo già visitato parecchie volte) e il fascino di Lhasa, il coinvolgimento emotivo era lo stesso per la compagnia, ma ben diverso per la località. Cambio di biglietto: destinazione Houston! Quando arrivai per varie ragioni soggiornai in un altro Hotel e successivamente incontrai Richard per avere dettagli sull’evento. Mi dette il badge per accedere all’area dove lui e i suoi amici si sarebbero trovati nelle vicinanze del palco dove Dalai Lama avrebbe parlato alla folla. Il giorno dopo mi recai al forum e per le mille burocrazie americane persi molto tempo e non riuscii a raggiungere la zona indicata, perdendo anche il posto vicino a Richard, così mi sedetti in un luogo vicino al palco ma purtroppo a nulla valse il badge per avvicinarmi per il dopo evento previsto. Nel 1996 la tecnologia telefonica non era certo quella di oggi, nonostante munito di cellulare americano (vivevo anche a New York in quel periodo), non riuscimmo a sentirci se non dopo tre giorni, io già nella grande mela, quando ci sentimmo al telefono, notammo i reciproci disagi; perché anche il suo gruppo ebbe qualche problema e così non ci restò che rammaricarci del mancato incontro, ma felici di aver ascoltato Dalai Lama.
Ci sono persone che si incontrano nel corso della vita, ma la cosa importante è che ogni incontro si possa trasformare in una vera e bella amicizia, proprio come è capitato ad Alviero Martini, il grande stilista italiano che con la sua moda e il suo stile unico e inimitabile, ha portato il made in Italy in tutto il mondo. Sono davvero tanti i viaggi che Alviero ci ha fatto conoscere e uno di quelli che penso possa essere davvero interessante è l’incontro speciale con Richard Gere. Abbiamo voluto dedicare un ricordo di Alviero, raccontato proprio da lui, perchè tra i tanti personaggi che nel corso della sua carriera ha conosciuto, la curiosità di sapere come un attore così famoso e sempre sotto le luci della ribalta, possa essere di una semplicità disarmante.
Nel 1996 invitai a Milano un’ospite molto speciale, e lui con piacere accettò il mio invito rimanendo con me quattro meravigliosi giorni.
[…] Nel 1996 l’ONU gli commissiona un vestito con il motivo della carta geografica che l’ha reso famoso, per la cerimonia di premiazione Time for Peace a New York e nello stesso anno il suo store di Roma ospita la mostra di Richard Gere, con 20 fotografie del suo viaggio in Tibet. […]