Naturalmente la vastità dell’Egitto ti consente di dire che hai visitato vari luoghi del Paese, ma che non rappresentano la civiltà Egizia. Mi riferisco a tutti quei luoghi che hanno fatto grande il turismo di mare, spesso senza avere caratteristiche culturali del paese. Marsa Alam, El Gouna, El Alamein, Hurgadha , Soma bay, Safaga, Nuweiba, Makady Bay, Berenice, e prima su tutte per popolarità, Sharm el-Sheikh, fantastiche località marine, con a ridosso o alle spalle infiniti deserti per escursioni in jeep, quad, cammello e tante immersioni in un mare davvero cristallino.
Un anno fui invitato all’inaugurazione della parte moderna di El Gouna, per una grande per l’opening del nuovo villaggio, eravamo 5 stilisti italiani, e a quei tempi si celebrava l’apertura con una sfilata dell’alta moda, italiana in particolare, con un evento che lasciava impressionati sia i turisti che i locali. Il manager era un giovane egiziano, laureato a Londra, colto e libero dai costumi locali, imprenditore di successo che aveva investito gran parte del suo capitale in Hotel, resort, e alberghi villaggio. La sua intraprendenza e i suo contatti con il mondo esterno gli erano famigliari e così su invito partimmo per 5 giorni a El Gouna, moderna e senza troppa personalità, appariva al miei occhi ne più ne meno che una piccola Las Vegas, tutto solidamente vero, ma “finto” nel contesto locale. La sfilata fu un successo indimenticabile e il giorno seguente il gentile padrone di casa decise che meritavamo una gita sul suo yacht (aiuto, odio andar per mare, ma .. adeguiamoci!) Si parte, in 18 sulla lussuosa imbarcazione, la sua bellissima moglie in bikini offriva drink a tutti gli invitati, e intanto lo yatch si allontanava sempre più dalla costa. Per farla breve, dopo un’ora e mezza di navigazione (io avevo ormai i capelli dritti) al suo comando del capitano lo yatch si ferma, cala l’ancora e tra un ondeggiare e l’altro vediamo avvicinarsi 4 altre imbarcazioni, tutte zeppe di cibarie e bevande: erano i cuochi che ci avevano raggiunto per i pranzo in mezzo al mare, di un azzurro cosi intenso che in molti sciolsero ogni riserva e un dopo l’altro si tuffarono in acqua, prima del succulento pranzo. Io restai a bordo, seppure in costume da bagno, ma non cedetti ai molteplici inviti del Capo Ciurma a buttarmi in acqua. Ma ecco servito il pranzo: leccornie di ogni tipo, specialità marine e tajin, cous cous a volontà, e il Condottiero aveva escogitato un piano: voleva metterci alla prova davanti al cibo più piccante che abbia mai mangiato in vita mia, manco in 20 anni di India (successivi) . Non avevamo scelte, sotto tortura dovevamo assaggiare quello che lui e sua moglie trangugiavano con la disinvoltura con la quale non mangiamo una mozzarella. Peccato che a 5 di noi, fu fatale il troppo piccante e ci si gonfiò la gola, quasi stentavamo a respirare, a due passi da uno schock anafilattico… con le convulsioni tentavamo di bere e tossire, mentre il disgraziato se la rideva a più non posso… buttai nel cestino il mio piatto, come i miei malcapitati amici, aspettai che mi passasse il gonfiore, che passò, ma ormai avevo per quest’uomo solo voglia di vendicarmi. Tuttavia inerme, dovemmo aspettare il suo comando per il ritorno a riva…. Una giornata interminabile e indimenticabile! Non lo ringraziai di cotanta leggerezza, ci invitò a cena, sempre con lao charme e l’eleganza ed ospitalità degli egiziani, e qui mi difesi con del riso in bianco e un pesce alla griglia. L’indomani rientrammo in Italia, era Luglio, e lui ci annuncio che a settembre sarebbe venuto a Milano per la fashion week. “Ma certo, avrete i posti in prima fila alla mia prossima sfilata…. Anzi dopo la sfilata avrei piacer di invitarmi a cena in un noto hotel di Milano, Il Four Seasons”, dove a quell’epoca, sotto la gestitone di un mio caro amico, era il mio quartiere generale, tutti gli invitati erano miei ospiti proprio qui.
Meditai de vendicarmi o no, ma non potevo dimenticare le sue grasse risate davanti a noi che stavamo soffocando dal cibo piccante… decisi che si, un ricordo di Milano lo avrebbe avuto anche lui…. Cenammo insieme e mi procurai un flaconcino di Guttalax, un forte lassativo. Con la complicità di una cameriere amico, lasciai cadere qualche (no, non qualche, molte) gocce nel suo bicchiere d’acqua, e quel che gli successe la notte non l’ho mai saputo. L’indomani lo vidi, lui imperterrito, e con la faccia di bronzo lo ringraziai per la visita a Milano, e gli detti la mia disponibilità per la stagione prossima, sempre con una sfilata a EL Gouna, ma che per cambio di strategia aveva optato per uno spettacolo musicale, con intervalli circensi… non lo rividi mai più, ma ricordo ancora il panico provato con la gola alla Ulk.
Tutt’altra esperienza anche se anche questa avventurosa, fu la mia gita a Sharm el-Sheikh , già in crisi di turismo dopo l’abbattimento di un aero russo che precipitò su Sinai, portandosi via 224 vittime, e azzerando per molto tempo il turismo… quando decisi di partire, le polemiche si erano un po’ spente, ma arrivati a Sharm trovammo la desolazione più totale. Era il capodanno del 2016, e non si vedeva n turista nè negli alberghi tantomeno per strada. Qualcuno arrivo per festeggiare il Capodanno, ma in due giorni la città si svuotò nuovamente. Avevamo fatto amicizia con qualche ristoratore, ragazzi che ci supplicavano di entrare nelle loro botteghe, comprammo una serie di Keffyie ma certo non volevamo portarci a casa orrendi cammelli di pelouche. La località è come tutte la altre costruita appositamente per i turisti, a 10 chilometri dalla vera città antica, con una bellissima moschea e un mercato del pesce incredibile, che non perdemmo l’occasione di vedere e gustare la vera cucina egiziana, ottima. Il nostro albergo era bellissimo, con una piscina sulla terrazza che lasciava intravedere tutte le spiagge e le montagne nei dintorni, e la temperatura, consentiva di tanto in tanto di approfittare di un bagno nella acque limpidissime.
Decisi da solo, perché i miei compagni impigriti non mi accompagnarono, di fare una escursione che prevedeva un lungo percorso in jeep per arrivare alla montagne del nord, verso il Sinai, fino a che trovammo lo sbarramento: causa percolo attentati (l’Isis aveva messo le sue basi provvisorie proprio al confine) e cosi ci godemmo deserti e montagne, molto affascinanti, e infine una gita sul mare, Blu Hole, nota località famosa per le immersioni e benché non equipaggiati, non ci tuffammo, e la gita si rivelò interessante e sufficientemente esotica da poter raccontare ai miei amici tanto da farli rosicare di invidia…ultima sera a Sharm, ultimo giro nel nostro ristorante preferito, dove invitammo tutti quei ragazzi che per giorni ci avevano inseguiti, cercando di venderci Rolex finti, occhiali tarocchi, e altre cianfrusaglie, senza riuscirci: impietositi, pensammo che almeno un pasto in compagnia lo avrebbero accettato, e così fu, una serata molto allegra con l’immancabile finale, “dai, pasa nel mi negozio amigo, oggi me è arrivata merce nuova, vedrai ti piacerà”, disposti ad aprire le botteghe anche all’una di notte: No grazie, e così finimmo la serata noi con un the caldo, e loro con una lunga fumata con lo shisha, o narghilè il tipico strumento composto da un contenitore d’acqua profumata , al cui interno è fatta passare una spirale che consente al fumo di raffreddarsi. Si vedono ormai ovunque, anche a Milano ci sono i “Shisha bar”, qualunque locale è attrezzato per dare un tocco di esotismo all’ambiente.
A 24 ore dalla ripartenza era il momento di fare il check-in on line, cosa ci accingemmo a fare, scoprendo con sconcerto che la compagnia aerea che ci aveva venduto l’andata e il ritorno, nel frattempo aveva annullato il ritorno per mancanza di passeggeri senza preavviso, senza riproteggerci con un volo di un’altra compagnia…. A nulla valsero le chiamate alla compagnia stessa, alla agenzia in Italia che ci aveva venduto i biglietti… potete immaginare dopo Capodanno la difficoltà a trovare uffici aperti, etc. decidemmo di andare all’aeroporto…e qui comincia il pellegrinaggio dall’ufficio del turismo ai vari banchi di compagnie che operavano il servizio su Milano, ma nulla da fare, tuti i volo era già partiti, e così alloggiammo in un hotel presso l’aeroporto per prendere i primo volo con la Egipt Air, via Roma, e con ben 700 euro di spesa solo per il ritorno. Al ritorno, a nulla sono valse le proteste alla compagnia che ci aveva “traditi”, mandammo i dossier con tutta la Documentazione, lettera dell’avvocato acclusa…. MAI avuto risposte. MAI più volato neanche con quella compagnia. In fondo sono cose che capitano a chi viaggia, e si dimentica così in fretta la disavventura mentre nei nostri occhi, nei nostri cuori rimane viva l’esperienza vissuta a Sharm, il divertimento nell’entrare in ogni bottega trascinati per il braccio, intavolare ipotetiche trattative sullo sconto, ma poi lasciare tutto lì, e con un sorriso rivederli l’indomani, dove imperterriti ricominciano lo stesso rito come se oggi fosse la vota buona… troppo divertente.
Divertenti lo sono anche gli egiziani, così esperti di marketing che snocciolano la loro proposta in tutte le lingue, spesso contemporaneamente. Bravi e simpatici, ospitali, e alla fine anche se la vendita non è andata a buon fine, resta un legame umano che vale più di ogni oggetto.