La primavera risveglia molti sensi, uno fra questi è il gusto. Sarà la pandemia, la forzata permanenza in casa, ma gli stimoli a ritrovare i sapori dell’infanzia sono molti. Ho avuto la fortuna di nascere nelle campagne del cuneese, da genitori contadini e la tradizione gastronomica era fortemente evoluta, benché in famiglia non ci fossero economie tali da permetterci troppi lussi, ma uno zio cacciatore, un altro pescatore, e i nostri campi rigogliosi non ci hanno mai fatto mancare nulla. Ovviamente noi bambini delle due famiglie Martini che vivevano con il nonno, altro non aspettavamo che i dolci. Un tozzo di cioccolato, un ghiacciolo, e i dolci fatti in casa dalla mamma, dalla quale ho ereditato molte ricette, e siccome doveva risparmiare con gli ingredienti, ecco che si abbassavano automaticamente le calorie, e per puro caso si può dire che erano antesignane della cucina di oggi. Tra i ricordi più ghiotti che mi sono affiorati in questi giorni, è il Bunet alla piemontese, che qualche giorno fa ho riesumato dai cassetti delle mie memorie, cucinato e per il compleanno di un amico.
Con un po’ di zucchero ho fatto il caramello che ho versato nello stampo a solidificare, mentre in una ciotola sbattevo 150 g. di zucchero e 4 uova, unendo poi il cacao in polvere, una tazza di caffè, un bicchierino di rhum, 100 g. di amaretti sbriciolati finemente e 750 cl di latte.
Dopo aver amalgamato il tutto ho versato il composto nello stampo posizionato in una casseruola con acqua bollente, riponendola in forno per la cottura a bagnomaria, a 180° per 50 minuti. Infine estratto il contenuto, l’ho lasciato raffreddare per un’ora e mezza prima di metterlo in frigo per altre tre ore. Una lavorazione un po’ lunga, ma una volta infilato il coltello nello stampo e versato il Bunet su un piatto piano, l’ho decorato con qualche amaretto avanzato e servito. La mi memoria non mi ha tradito, e non solo ho chiuso gli occhi e rivisto i momenti più belli dell’infanzia, ma ho lasciato letteralmente a bocca aperta i miei ospiti che non conoscevano questo dolce tipicamente piemontese, e la loro felicità era pari alla mia sommata ai ricordi di un tempo. Da qualche giorno rivisito le ricette di mamma, con la gratitudine per avermi fornito tanta cultura gastronomica. Grazie mamma!