La mia prima visita in Tunisia fu a Monastir, nel 1989, dove passai un intero mese di agosto con il mio più caro amico, compagno di tanti viaggi, Luigi, con il quale ci divertimmo davvero molto. Decidemmo di prenotare in un hotel con tutte le comodità possibili, e ci accorgemmo ben presto che erano inclusi tutti i servizi di intrattenimento in stile “villaggio vacanze”, che ovviamente odiavamo.. ma ci adattammo, anzi il nostro atteggiamento anticonformista, era addirittura apprezzato e talvolta ci scambiavano per “animatori”. Facevamo il verso al gruppo delle 7 del pomeriggio che si riuniva per “il ballo del qua-qua”, passavamo ai tavoli durante la ristorazione per chiedere se andava tutto bene, insomma con molta impertinenza e ironia, ci divertimmo noi e il pubblico ignaro. Così come ci siamo divertiti in spiaggia con due simpatici addetti all’intrattenimento, che con il loro motoscafo facevamo ogni giorno un lungo giro con il paracadute, nuotate nella limpida acqua azzurra e naturalmente ogni due-3 giorni, escursioni varie. Noleggiammo un’auto e Sousse era per la passeggiata serale, mentre altre località come Sfax o Hammametprevedevamo una sosta in loco. Ad Hammamet incontrammo degli amici francesi che passavamo proprio lì tutta l’estate, e fummo ospitati nella meravigliosa casa tra palme e piscina, con interminabili cene, senza risparmiarci neanche una delle prelibatezze tunisine, dai vari couscous, al bric-a l’oeuf, la tajine, méchoiua, keftas e anguria a non finire. Visitammo la Medina, e i tanti vicoli dove ti vendono ogni cosa, anche se devo dire che è imparagonabile al souk di Tunisi, un vero e proprio dedalo di stradine, dove tutta la mercanzia è appesa dai tetti delle case a scendere, formando un pittoresco quadro espositivo, e naturalmente nell’anfratto non soleggiato i continui richiami dei venditori, le contrattazioni, il gioco al ribasso, abituati com’erano dal turismo, si creavano situazioni di comicità assoluta, dovuto principalmente alla loro simpatia… noi poi, come ho descritto prima, ci fingevamo acquirenti di grandi quantità, e dunque c’era la corsa a controllare se avevano abbastanza merce dell’articolo richiesto…. Ovviamente no, e dunque, compravamo un oggetto, un souvenir, o comunque qualcosa per la loro simpatia.
Un giorno decidemmo di intraprendere la strada per visitare una delle bellezze rare nel mezzo della Tunisia, ilColosseo di El Jem, città costruita, come molti altri insediamenti romani in Tunisia, al posto di vecchi centri punici. Grazie ad un clima meno arido di quello attuale, la romana Thysdrus prosperò nel secondo secolo, quando divenne un importante centro per la coltivazione e l’esportazione di olio di oliva. Fu sede di una diocesi cristiana, tuttora retta da un vescovo della chiesa cattolica.
Dai primi anni del III secolo, quando venne costruito l’anfiteatro, Thysdrus (El Jem) rivaleggiò con Hadrumetum, la moderna Susa, per il ruolo di seconda città romana del Nordafrica, dopo Cartagine. In seguito alla rivolta scoppiata nel 238, e del suicidio di Gordiano I nella sua villa romana nei pressi di Cartagine, le truppe romane leali all’imperatore Massimino Trace distrussero la città, che non venne mai ricostruita.
Non è possibile datare precisamente la distruzione all’interno del terzo secolo. Le macerie ritrovate assomigliano a quelle di Ossirinco.
Questo fu quanto ci spiegò la guida, sotto un suggestivo arco, all’ombra, poiché il sole era così caldo e la temperatura oltre i 40 gradi, infatti si vedevano gruppi di turisti sotto ogni arcata. L’impressionante costruzione è meta di un grande turismo archeologico, ed è in attività tutto l’anno, e forse è davvero meglio evitare agosto, ma noi eravamo lì proprio quel mese e quindi non avevamo scampo. Una gita interessantissima, seguita poi da una settimana di totale relax, tra giochi di spiaggia e interminabili bagni, nuotate e ancora paracadute.
Tornai in Tunisia almeno una trentina di volte, anche perché, ma questo lo racconterò meglio in un prossimo articolo, io vivo prevalentemente di “famiglie Intenzionali”, ciò vuol dire che nonostante l’affetto della famiglia di appartenenza, di sangue, ho sin da ragazzo costruito delle vere famiglie con gli amici, famiglie allargate, non necessariamente parenti, ma con un solo comune denominatore, l’affetto! E così conobbi la famiglia di uno dei due ragazzi della spiaggia, e il loro calore, la loro accoglienza, mi portò a chiamare mamma Teber, la madre del vivace ragazzo del motoscafo, e papà Benjamin suo padre, e una dozzina di sorelle e fratelli, con relative mogli, mariti e figli, insomma, nacque rapporto con la famiglia di Matmeur, che tutt’ora perdura, e per anni ho trascorso una settimana, 10 giorni, in un grande albergo, il Thalassa Beach Resort, sul mare, vicino alla loro abitazione, dove ogni sera mi aspettavano nella corte per la cena, circondato da un affetto così sincero, che dà il vero senso della famiglia, anche se la relazione non è di sangue. Ho fatto da testimone di nozze, ho partecipato al sano rito della circoncisione, e i bambini, tutti nipotini acquisiti, mi adorano, e ad ogni viaggio corrisponde una valigia di regalini, e gli abbracci sono così sinceri che se uno potesse cambierebbe residenza, oppure li porterei tutti con me. Ma la realtà è un’altra ed allora viviamo al meglio godendoci questi meravigliosi momenti. Naturalmente il fatto che io sia in albergo è perché in questo modo durante la giornata mi possono raggiungere e giocare soprattutto in piscina, visto che il mare lo hanno a disposizione tutto l’anno. E ogni anno si fa una gita da qualche parte, con una, due o tre jeep e proprio l’estate scorsa siamo stati aSidi Bou Said una città situata nel nord della Tunisia, a circa 20 km dalla capitale Tunisi.
La città prende il nome da una figura religiosa Musulmana che visse in questa città, Abou Said ibn Khalef ibn Yahia Ettamini el Beji. La città è un’interessante attrazione turistica, conosciuta per l’intenso utilizzo dei colori blu e bianco ovunque in città. E’ una località così affascinante nella quale, ho fatto più gite, anche senza i “nipotini”, perché è davvero incantevole e accogliente.
I recenti fatti di cronaca, la primavera araba, gli attacchi terroristici hanno sicuramente distratto il turismo, ma proprio nell’anno in cui ci fu l’assalto al Museo Nazionale del Bardo, il 2015, decisi di trascorrere le vacanze proprio in Tunisia, in segno di solidarietà ad una popolazione che tanto merita, e tanto mi ha dato. Soggiornai al solito hotel, semideserto, ma circondato dall’affetto della mia “famiglia intenzionale tunisina”.
In Tunisia poi, esiste una grande polo produttivo, e visitai fabbriche di jeans, maglieria, sono famosi anche per le calzature, la pelletteria e abbigliamento in generale, con un livello qualitativo che nulla ha a che fare con il Made in China, ed è accaduto in qualche occasione che ho utilizzato laboratori per mocassini, qualche borsa e abbigliamento maschile. Proprio sulla destra dell’autostrada che unisce Tunisi a Monastir, sorge una immensa fabbrica, di un noto marchio italiano di moda, e la laboriosità dei dipendenti è ammirevole, dediti e volenterosi, purtroppo oggi anche loro in crisi, come in tutto il mondo.
Ma nulla potrà togliere il sorriso e la fratellanza ai tunisini, e continuerò ad alimentare l’affetto della mia famiglia magrebina, i miei amici “africani”, come li chiamo scherzosamente.