Che lo si voglia o no, il decreto ministeriale ci ha costretti tutti a un’auto prigionia, un isolamento forzato, una saggia precauzione che speriamo dia buoni frutti. Data la mostruosità del nemico, invisibile e sibillino, tutti abbiamo dato retta alla richiesta di restare fermi in casa.
Oltre a noi si ferma l’economia lasciando spazio alle priorità sanitarie eccellenti in questo Paese. Meraviglioso il lunghissimo applauso dai balconi d’Italia a tutti coloro che in prima linea combattono con il sistema ospedaliero: medici di base, primari, infermieri, volontari, coordinatori provinciali, sindaci, presidenti di regione e a chi si prende cura con ambulanze o elicotteri al trasferimento dei malati colpiti dal virus.
L’orgoglio nazionale, sotto forme diverse di patriottismo, dai flash mob ai video sui social inneggianti alla forza, all’unione, alla concreta certezza che davanti a una situazione così grave, nessuno di noi è privilegiato, ma siamo tutti indistintamente vulnerabili e più vicini. Questo ritrovato senso di civiltà che ci accomuna è stato risvegliato in brevissimo tempo, segno che alberga in ognuno di noi e augurandoci che perduri oltre, a virus debellato.
#iorestoacasa lo hanno scritto in molti e sventolato come una bandiera della quale andare fieri. Restare in casa in questa situazione di un mondo esterno spettrale, non è certo un esercizio facile, richiede la più basilare delle leggi della natura: il buon senso. Da nord a sud, parte della popolazione non ha ancora capito che “l’isolamento” non è una punizione, ma un dovere per proteggerci, evitare contagi e soprattutto per non aggiungerci alla lunga lista d’infetti che affollano gli ospedali. A casa si possono fare veramente molte cose soprattutto con i mezzi di comunicazione che oggi abbiamo, quindi, non possiamo dire di non sapere cosa fare!
Anche il nostro cervello ha i suoi neuroni, e oltre alle faccende domestiche, gli stessi, se stimolati, sanno farci avvicinare a nuove pratiche; per molti la lettura, le arti e seguendo qualunque lezione che Internet offre.
Personalmente non ho cambiato nulla della mia attività: disegno, tanto quanto disegnavo prima, leggo più di prima, chiamo le persone care o quelle anziane sole, oltre a sbrigare tutte le faccende domestiche che già da piccolo ho imparato con la voglia di autonomia e libertà, e se per un periodo non posso avvalermi della mia insostituibile Sonia che da 30 anni bada alla mia vita casalinga, non muoio senza di lei. Stando a casa, si lava e si stira, si spolvera e si cucina italiano, perché è importante questo altro concetto: #IOMANGIOITALIANO, per contribuire a non interrompere la nostra filiera produttiva e non avvalerci di prodotti di quei Paesi che ci hanno deriso, canzonati, additati come untori, e non ci HANNO VENDUTO MATERIALE FARMACEUTICO-CLINICO, per il loro dannato egoismo. Nulla vi verrà risparmiato cari Macron e Merkel.
“#iomangioitaliano” . Tra l’altro non si fa fatica a mangiar il miglior cibo al mondo, la migliore tradizione gastronomica, le infinite proposte di una Paese che ci dà il meglio dalla natura; dai nostri campi e dal nostro genio che sa trasformare in prodotti di altissima qualità ogni cosa. Restiamo a casa, mangiamo italiano, pensiamo con la nostra intelligenza che non ha bisogno di beceri consigli esterofili. Benvenuti a tutti coloro che onestamente e con umanità ci portano il loro contributo, un grazie ai ricercatori e ai medici cinesi, pronti a raccontarci le loro esperienze preziose ed utili; benvenuti a tutti i benefattori, le menti illuminate che ci portano saggezza.
#IORESTOACASA #IOMANGIOITALIANO