venerdì, Novembre 22Settimanale a cura di Valeria Sorli

Alviero Martini: Tempi moderni ed intolleranze

 

Viaggiare è diventato sempre più comune e prendere un aereo è ormai il corrispettivo di un bus urbano. I luoghi comuni si sprecano,  ma molti sono azzeccati proprio perché se ne vedono di tutti i colori.

Qualche giorno fa ero su un volo low cost in servizio dal Sud Italia a Orio al Serio, Bergamo. Salgo, avevo la poltrona 19A, corridoio. Mi siedo e vedo che nella 19B è già seduta una gentil signora, giovane, di grande statura a e stazza. Ha già reclinato il sedile, con l’immancabile cellulare in mano, con il pollice e le unghie smaltate nere, fa scorrere il display rapidamente  per trovare la musica giusta, e naturalmente è  collegato a due cuffie enormi, dalle quali escono decibel a profusione. La osservo, la scruto e ne faccio una fotografia con i miei occhi, perché pareva fosse li dal volo precedente. Capigliatura senza  merito speciale, forse aveva visto una spazzola almeno un giorno prima, occhiali neri, una collana al collo di “perle” blu cobalto con sfere grandi quanto palline da ping pong, bocca aperta con un leggero rantolo: insomma non esattamente il prototipo dell’eleganza, neanche della civiltà oggi obbligatoria dopo tanti anni di avanzamenti di civilizzazione. Noto che il 19C, finestrino è ancora vuoto, e già immagino la scena di quando arriverà quel passeggero, il trambusto che genererà lo spostamento di noi due. Infatti dopo due minuti arriva un giovanotto magrolino, dotato di cuffie anche lui, sempre gigantesche, e la bella di Lodi, assordata dai suoni, forse dietro gli occhiali ha gli occhi chiusi, trasognante…. Non mi resta che “bussare” sulla sua spalla, si sveglia di scatto e realizza  che dovrà muovere il suo corpicino per consentire l’accesso al 19C. Mi alzo di scatto, lei si alza,  un po’ meno scattante, e lasciamo libero l’accesso al nuovo d.j., che appena sedutosi, anche lui smanetta il cellulare per trovare la musica che lo accompagnerà durante tutto il volo. Altri decibel in libertà. Qualche minuto di sosta e finalmente il capitano annuncia la partenza. “Buon pomeriggio, è il vostro Capitano che parla, e vi da il benvenuto su questo volo con destino Bergamo-Orio al Serio, dove prevediamo di atterrare tra un’ora e 10 minuti. VI PREGHIAMO DI togliere le cuffie e prestare attenzione alle norme di sicurezza che ora le hostess vi mostreranno”.. e continua il suo racconto, mentre le diligenti signorine, eseguono in silenzio i gesti che il capitano recita, indicando le 8 porte, i percorsi illuminati, la eventuale caduta della maschera, l’ubicazione del  giubbotto salvagente, che tuttavia troverete nel cartello nell’apposita tasca del sedile di fronte a voi, buon volo, etc etc.

Voi pensate che i due cuffiati abbiamo ascoltato qualcosa? Manco per idea. Dunque delle norme di civiltà in volo proprio non gliene importa nulla, la musica è più importante, forse già sanno a memoria il copione, (lo so anch’io, in tutte le lingue), ma almeno per rispetto agli addetti alla nostra sicurezza, ascolto, non si tratta che di formalità espresse in qualche minuto. Però  qui mi sale l’intolleranza e la mia fantasia si scatena. Non faccio nulla, ma penso a come si può essere così indifferenti, stravaccati, tant’è che la hostess  è costretta a ribussare sulla spalla della Venere di Milo, per chiederle gentilmente di riporre la poltrona in posizione verticale, almeno per il decollo. Obbedisce a fatica, ma come in un discorso fra non udenti, non si degna neanche di toglier le cuffie, non ci pensa proprio!!!! E qui escogito i peggiori istinti per risvegliare in questi due maleducati passeggeri l’attenzione , poiché della voce del capitano non avevano sentito nulla. Servono metodi efficaci: o una scossa elettrica sotto i sedili per dargli quel brivido che li distolga dalla loro discoteca, oppure due fari da 500 watt, posizionati sotto la cappelliera, in mezzo ai bocchettoni dell’aria condizionata, che al primo segnale di indifferenza, li faccia saltare sulla poltrona. La scena è comica e drammatica al tempo sesso: il capitano ti dice che per ascoltare il messaggio devi togliere le cuffie, e tu, immerso dalla tua musica, non puoi sentire il suo annuncio. Vi pare civiltà da viaggiatori? No, è maleducazione tout court. La mia tolleranza si azzera, ma poco posso fare se non assistere ad altre stupidaggini che aumentano  il mio grado di intolleranza. Al 19D è seduta una bambina di circa 8-9 anni, separata dal padre che sta dietro di lei al 20D, la conversazione si fa fitta perché la pupa non vuole stare sola. Offro il mio sedile al padre, cosi almeno li avrebbe separati solo il corridoio, e quindi facilitato la conversazione. Il padre ringrazia, ma rifiuta il mio gesto altruistico. E cosi il padre al 20D passa tutto il tempo del volo chinato come un cammello verso la poltrona davanti a lui, dove la bambina,  con in mano una bambola, è inginocchiata sul sedile, ovviamente al contrario, per favorire la conversazione con paparino, e per ben tre volte interviene  l’hostess per invitarla da allacciare la cintura è valso pochi istanti, dopo di che tutto si è svolto come se i due fossero a casa loro.

Poco prima in aeroporto il sole illuminava le vetrate, contemporaneamente ad un diluvio universale con rigagnoli di pioggia sparati come dai pompieri, e naturalmente l’immancabile frase di due signore attempate, con mozzarelle e altre cibarie, tuttavia nella fila dell’imbarco  prioritario, “E’ proprio vero.. non ci sono più le stagioni di una volta!”… ma neanche i viaggiatori!

Ma non finisce qui. Atterro a Orio al Serio e mentre mi avvio a recuperare il bagaglio, con il cellulare faccio una storia per Instagram, dove dico “Il mio motto? 4 aeroporti al giorno levano il medico di torno!”…. due signore vicino a me origliano e mi seguono al nastro, e li in attesa del trolley, parlottano tra loro, proprio vicino a me: “ma si dai chiedigli di fare un selfie!” “Ma chi è, oddio non mi ricordo il nome” “e’ Gianluca Vacchi, dai, non lo riconosci?”… che faccio le sbrano?…. indifferenza esteriore, tolleranza interiore zero!!!

“Ma no, è lo stilista… Cavalli?”, “No, ora mi è venuto in mente, è quello delle carte geografiche, che ora poi fa i timbri, Aliviero Martini!” “hai ragione, si oddio siamo proprio confuse…”  DIREI, penso io! “scusa Aliviero, ci possiamo fare un selfie?”…. “ma che ve ne fate,” chiedo io “ci piace tanto fare le foto con i vip, facciamo morire di invidia le nostre amiche!”… bell’obiettivo, penso io!, e scatta un flash, poi un altro e un altro ancora… per fortuna sfilo il trolley dal nastro e fuggo dalle divoratrici di selfie…. “ciao Aliviero, ci piaci tanto, ti seguiamo da anni…ciao!”  A presto! E supero la barriera del “Niente da dichiarare”, esco fuori e mi infilo nella macchina del mio amico che era venuto a prendermi, pioveva, e passando davanti all’uscita le vedo, che incuranti della pioggia stavano già postando la foto….

Ciao simpaticone che non avete nulla da fare! No, invece avevano molto da fare, perché all’uscita avevano beccato un vip del grande fratello di 10 anni fa, e tutti sotto la pensilina a scattare foto… è vero, non ci sono più le signore di una volta, come le mezze stagioni, sono sparite, e sono comparse queste nuvolose e tempestose figure, attrezzate di cellulari, spesso scarichi, per cui, devi aspettare che trovino un vicino che le presti il telefono, poi si scambiano i numeri, “oh, mi raccomando, mandamela subito! Devo postare entro stasera!