
Già, la vita in campagna potrebbe effettivamente generare una sorta di cambio epocale con la riscoperta dei sani valori. Sono molte le persone che vivono in campagna, anche i metropolitani stanno pensando a una conversione verso una vita più sostenibile, testimoniato anche dalla lunga prigionia forzata del Covid che ha generato reazioni più disparate. Famiglie intere si sono trasferite nella seconda casa di campagna, altri sono tornati per un periodo dai genitori contadini, o semplicemente con una casetta nel verde. Ho trascorso lo scorso week end in campagna approfittando degli inviti di cari amici nelle Langhe e nella zona del basso Piemonte come Acqui Terme, dove ho avuto modo di analizzare costi, benefici o effetti contrari. Sono stato ospite in tre situazioni diverse, la prima composta da una giovane coppia con un bimbo di otto anni, con casa in città, i quali hanno pensato bene di fuggire durante l’allarme pandemia, e ne sono ben felici, anche se hanno lamentato la grande fatica di gestire il terreno, gli orti, le faccende del prato collinare, la raccolta della legna e il costante lavoro nell’accudire piante e muretti di cinta, rispetto agli anni precedenti praticati solo nei week end estivi. Il loro bimbo ha avuto i massimi vantaggi, infatti le lezioni di didattica a distanza, si sono dimostrate efficaci, certamente ha sentito la mancanza degli amichetti, ma in maniera ridotta ha giocato con i bambini del vicinato. Il bilancio di questa coppia è stato positivo, confermando che appena riprenderanno le scuole, ritorneranno volentieri in città e la campagna può attendere la prossima stagione, se non per qualche visita sullo stato di conservazione del lavoro svolto.
