Nel ’91, appena uscito con la mia ex collezione (marchio Prima Classe che ho venduto nel 2005), facevo base a New York con ufficio e casa, poiché era lì che non solo il mercato era florido, ma impazzivano per le mie creazioni, mentre in Italia sarebbero arrivate solo nel ’94, si sa, gli italiani devono prima vedere che un marchio si afferma, mentre in America è tutto più istintivo e comprano ciò che gli piace al di la se è noto o meno…. Insomma ero a nella grande Mela, e mi arriva una chiamata, una compagnia del settore moda e accessori, saputo del grande successo della linea, mi propone di aprire una boutique a Honolulu… a Honolulu? Davvero? Io da Cuneo ora devo volare a Honollulu?… Certo! E cosi in pochi giorni mi trovo a Oaku, l’isola delle Hawai dove il centro più importante è Honolulu! Anche questo era un luogo solo sognato, così lontano nel mondo che mi riusciva difficile “passare “ da quelle parti… Lì o ci vai apposta oppure resterà per sempre nei tuoi sogni.
Atterro a Honolulu, mi prelevano all’aeroporto con una limousine bianca di 12 metri, come una star di Hollywood mi alloggiano nel lussuoso hotel Royal Hawaian, una splendida cena a base di pesce e l’indomani appunta-mento in ufficio: devo solo decidere se visitare la location che Jim e i suoi partner hanno individuato per la mia Prima boutique, in Kalakawa Av., l’unica arteria centrale alla città dove proprio tutti i marchi del lusso mondiali hanno una o più boutique; quella mostratami è perfetta, ha due ingressi: uno su Kalakawa e l’altro o sul corridoio retrostante zeppo di altre lussuosissimi negozi.
90 metri quadri… luminosissima, con due palme tropicali nel giardinetto che separa l’asfalto dal marciapiede in marmo. Un solo giorno per dire sì, per firmare u accordo, per determinare tempi, arredi, stanziare un quantitativo per l’ordine delle merci e decidere il giorno per l’apertura. Tutto così semplice e entusiasmante, che i restanti 4 giorni non ho fatto altro che visitare altri stores, un po’ di spiaggia, sull’Oceano Pacifico, dove centinaia di surfisti si esibivano in rocambolesche piroette sulle gigantesche onde, con alle spalle il vulcano spento, Diamond Head, con ville strepitose alle sue pendici, il tutto senza rumore, ovattato da un asfalto che scoprii era misto alla terra dei campi di tennis, che rendevano anche le più rombanti auto, silenziose come bicilette. Sullo sfondo la foresta tropicale, fantastico….
Ovviamente, al rientro a New York, e poi Milano, con lo studio di noti architetti si progetta, si studiamo i colori, i dettagli metallica, il banco cassa e quanto serviva per aprire dopo 4 mesi la boutique, con mobili spediti dall’Italia.
Nel frattempo mi chiedevo come su un’isola così piccola ci fossero le più grandi boutique del mondo, e il business economico più importante d’America, insieme alle altre isole, Maui e Kawai…. La risposta arrivò subito: il turismo Giapponese. C’era una usanza che per gli sposi nipponici quella fosse la destinazione più ambita, e l’usanza era che ogni sposa e sposo ricevevano in dono 100 dollari per il viaggio di nozze al ritorno avrebbero portato ai loro cari un pensiero, spesso uguale per tutti…. Sicché le provviste prevedevano che di ogni articolo ci fossero scorte di migliaia di pezzi, un centinaio di pacchettini tutti uguali, la fila incassa con carte di credito roventi, e ricordo di non aver mai visto shoppers con più pacchetti di ogni marchio… destino Giappone. Cosi a Luglio ritornai per 15 giorni per l’allestimento, l’apertura e ogni giorno passavo 3 ore, dalle 4 alle 7 del pomeriggio, con minimo 5-6 corolle di fiori tropicali al collo, a firmare autografi, a scattare fotografie con i Clienti e poi ogni sera pantagrueliche cene con pesce oceanico, e frutta tropicale.
Gli affari andavano così bene, grazie anche alla popolarità dei miei prodotti in Asia, che l’anno successivo sorse la necessità di aprire una seconda boutique, oltre ai vari corner nei grandi magazzini su tute le isole…. E così a 300 metri dalla prima ecco la seconda boutique, solito ritmo, e molti viaggi. Presi casa a Honolulu dove mi recavo 4 volte all’anno e il mese di agosto con gli amici ci godevamo le straordinarie giornate, gite e snorkeling, con auto decappottata, un giorno per girare l’itera isola, un giorno per addentrarci nella foresta, un giorno con piccolo aereo per visitare le altre isole, i vulcani, le piantagioni si ananas: isole meravigliose, soavi e cordiali, stereotipate ingiustamente come “turismo folcloristico”! 10 anni dai Hawaii mi hanno riconciliato con quella natura così lontana dalla mia cultura. Grazie Hawaii… Alhoa!