Due tra i più bei versi di “AVRAI” – il capolavoro di CLAUDIO BAGLIONI del 1982, dedicato alla nascita di suo figlio Giovanni – sottolineano due tra i momenti più toccanti di un episodio della serie TV statunitense “STATION 19”, il fortunato spin-off di “Grey’s Anatomy”.
Nell’episodio 6 della quarta stagione (in onda negli Stati Uniti sulla ABC), infatti, i fratelli Andrew e Carina DeLuca, in ricordo della loro infanzia, citano – in italiano, con sottotitoli in inglese – “Avrai sorrisi sul tuo viso, come ad agosto grilli e stelle”.
“IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” è il sedicesimo album realizzato in studio della cinquantennale carriera di Claudio Baglioni, uscito dopo sette anni da “ConVoi”, e ha superato 3.100.000 streaming e venduto oltre 50.000 copie (attraverso i canali tradizionali e le edicole).
Attualmente è in radio il nuovo singolo “MAL D’AMORE”, dopo “GLI ANNI PIÙ BELLI”, “IO NON SONO LÌ” e “UOMO DI VARIE ETÀ”, estratto da “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” (Sony Music), l’album di inediti (14 brani) pubblicato il 4 dicembre.
«”Mal d’amore” è una canzone che avrei potuto scrivere in un’altra epoca, con la stessa moderna classicità di un’aria operistica e le sonorità sode di una rock ballad; ma non sarebbe mai venuta così. Tra incerta rassegnazione e dolente consapevolezza – commenta CLAUDIO BAGLIONI in merito a “Mal d’amore” – “Se nessuno me lo chiede, lo so – scriveva Sant’Agostino, a proposito di cosa fosse il tempo – se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so”. Credo che lo stesso si possa dire dell’amore. Il tempo e l’amore sono i protagonisti di tutto l’album e di questa ballata in cui gli amanti s’interrogano sul significato di Mal d’amore. Senza poter rispondere né riuscire mai a guarirne. Lasciarsi cadere ammalati senza morirne definitivamente.
Il fatto è che l’amore ha un tempo tutto suo: vive in noi ancora prima di diventare “presente”, continua a vivere anche se non diventa mai “futuro” e, soprattutto, non smette di vivere nemmeno quando è “passato”. Un tempo che stravolge il nostro tempo e ci tiene lì a chiederci se l’amore sia più miele o sale, se un bene può far male e un male fare bene, se conviene e vale. Ma, soprattutto, se è irreale o c’è e se per tutti è uguale».
«“In questa storia che è la mia” è un invito – dichiara CLAUDIO BAGLIONI – Una spinta a rileggere le nostre storie. Le vicende di ciascuno di noi, delle pagine di musica e parole, che abbiamo scritto e vissuto insieme, e di questo tempo che – sebbene non si leggano – porta anche le nostre firme».
14 brani, 1 apertura, 4 interludi piano e voce, 1 finale: un “concept” che disegna la parabola dell’amore, sia personale che universale, riflettendo sul modo nel quale questa forza straordinaria che tutti viviamo senza conoscerla mai veramente, travolga le nostre esistenze, rendendole esperienze uniche e sempre degne di essere vissute. Una vita in quattordici storie che le passano attraverso.
La tracklist di “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA”:
capostoria
altrove e qui
1. non so com’è cominciata
gli anni più belli
quello che sarà di noi
in un mondo nuovo
2. al pianoforte ogni giorno
come ti dirò
uno e due
mentre il fiume va
3. e firmo in fede un contratto
pioggia blu
mal d’amore
reo confesso
4. adesso è strano pensare
io non sono lì
lei lei lei lei
dodici note
uomo di varie età
finestoria
Nel formato digitale e deluxe dell’album sono inoltre presenti le versioni acustiche – voce e piano, voce e chitarra – dei brani: “Gli anni più belli”, “Mal d’amore”, “Io non sono lì”, “Dodici note”.
Oltre alla versione digitale (https://claudiobaglioni.lnk.
- CD singolo (14 canzoni inedite)
- 2CD deluxe (14 canzoni inedite, 4 brani in versione acustica, foto esclusive)
- 2LP 180gr black (14 canzoni inedite)
- 2LP 180gr black – deluxe (14 canzoni inedite, 2 brani in versione acustica, foto esclusive)
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Musicista, autore, compositore, interprete. Oltre 60 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Una carriera unica e irripetibile, quella di CLAUDIO BAGLIONI, un artista che, dalla fine degli anni Sessanta a oggi, è riuscito a conquistare una generazione dopo l’altra, grazie a un repertorio pop, melodico e raffinato, nel quale ha saputo fondere canzone d’autore e rock, sonorità internazionali, world music e jazz, rivoluzionando il concetto stesso di performance live – il primo a inaugurare la stagione dei grandi raduni negli stadi e ancora il primo, nel 1991, a “far scomparire il palco” e portare la scena al centro delle Arene più importanti e prestigiose d’Italia – in ambito musicale, sociale e televisivo.