Da molti anni ormai, le grandi aziende sfruttano la loro fama per attirare ancora più clientela e fidelizzare quella già presente. Tanti sono i modi per farlo: campagne pubblicitarie, sponsor, ma anche collaborazioni con altre imprese.
La multinazionale Nike, fondata nel 1964 negli Stati Uniti, è uno degli esempi più celebri. Infatti nel 2018, per il 30esimo anniversario della campagna Just Do It, è stato scelto l’ex quarterback Colin Kaepernick come volto e come voce di Nike contro il razzismo e la violenza.
Il giocatore aveva protestato già nel 2016 durante l’esecuzione dell’inno americano prima di una partita; si era infatti messo in ginocchio, sfidando sia il presidente Trump che la Lega NFL. La decisione di Nike è stata contestata specialmente dagli estremisti, che sono arrivati addirittura a bruciare alcuni capi del brand.
Quest’anno, a seguito della morte di George Floyd, Nike ha cambiato lo slogan in Don’t Do It. Il messaggio è partito in un momento delicato per gli Stati Uniti, dove le numerose rivolte non avevano tregua. Il marchio è quindi diventato il portavoce di un movimento colmo di valori come l’eguaglianza, la fratellanza e il rispetto.
Ma anche Gucci ha fatto scintille nella sua community. Il Direttore Creativo del brand, Alessandro Michele, ha “deciso di far viaggiare i vestiti verso le case delle ragazze e dei ragazzi che solitamente popolano le sue campagne”. La strategia di comunicazione per la nuova collezione Autunno-Inverno di quest’anno è stata un grande successo che ha portato aria di novità e libertà nel mondo in cui viviamo. L’arte espressa nelle foto pubblicate è stata un suo esperimento di neo-realismo magico, senza nessuna aspettativa nei risultati che avrebbe ottenuto.
Inoltre, qualche mese fa, è scoppiato un caso mediatico che ha visto come protagonista il brand di lusso citato precedentemente: la scelta delle nuove modelle, tra cui Armine Harutyunyan, è stata considerata una vera e propria sfida contro i canoni di bellezza attuali. Le critiche contro Gucci e la ragazza sono state innumerevoli, scatenando ancora una volta un fenomeno chiamato body shaming, atto a giudicare l’aspetto esteriore di una persona, prendendola di mira.
Magari sarà solo stata una trovata di marketing per far parlare di sè, ma finalmente anche l’industria della moda sta cambiando i suoi standard. Forse un giorno non ci saranno più e potremo guardarci in maniera genuina, annullando i soliti pregiudizi da copertina.
Fare uso di temi sociali attuali per promuovere la propria idea imprenditoriale è oramai molto comune tra i vari marchi.
Saranno sempre un passo avanti al loro cliente, per poter offrirgli non solo il prodotto in sè, ma anche tutta l’esperienza che c’è dietro che va dalla commozione per le parole di Colin nello spot pubblicitario di Nike, alla soddisfazione nel vedere sfilare delle ragazze con una bellezza completamente diversa da quella che tutti si aspettano, su una passerella di Gucci.