E’ stata una “prima” decisamente fuori dal comune quella del 2020: in scena è andato A riveder le stelle , il concerto-evento che ha sostituito, per la prima volta dal Dopoguerra, la tradizionale Prima e trasmesso da Rai1. Un viaggio attraverso la letteratura operistica dell’800, italiana e non solo costellato dai grandi nomi della lirica internazionale. Lo ho show ha sostituito Lucia di Lammermmor’ di Donizetti Sul podio Riccardo Chailly con le spalle rivolte al palcoscenico, per il balletto Michele Gamba e alla regia Davide Livermor. A presentare la serata Bruno Vespa e Milly Carlucci accanto a molti ospiti internazionali.
Come da tradizione abbiamo incontrato la Presidentessa dell’Associazione Amici della Lirica milanese, Daniela Javarone, nome di punta nel jet set milanese, nonché presenza fissa a tantissime Prime. Nasce proprio in queste occasioni l’amore sconfinato di Daniela per la lirica e il mondo ad esso connesso, un fil rouge che l’ha portata a diventare il nome di riferimento per decine di altri eventi collaterali sempre con finalità sociali, umanitarie e culturali.
Daniela, come ha vissuto questa Prima fuori da ogni schema?
Non è stata una Prima, non possiamo proprio definirla così, ma è stata l’unica soluzione possibile in questo terribile momento storico. La Prima alla Scala è un insieme di suggestioni che non possono essere che essere vissute dal vivo, da ogni punto di vista. E’ l’emozione pura di essere presente ad un evento unico, dove la lirica è capace di scatenare sensazioni irreplicabili.
Quindi non Le è piaciuta?
E’ stato uno show televisivo, molto bello e impattante, ma non è stata una Prima. Ma cosa si poteva fare? E’ andata così. Spero solo che sia stata l’Ultima!
L’arte e lo spettacolo sono settori in crisi oramai: come vede la situazione?
Tristissima: sicuramente l’intero comparto della musica è tra i settori più colpiti alla pandemia. Nonostante i tentavi, non si può replicare in streaming o sui social il senso di uno spettacolo dal vivo, qualunque esso sia. La bellezza di andare a teatro resta unica e insostituibile, il contatto umano è basilare, soprattutto per certi spettacoli, come la lirica, una nicchia artistica che deve essere vissuta dal vivo!
Lei è stata da sempre regina di classe: come ha vissuto questa Prima dal suo salotto?
Questo evento da sempre ha rappresentato la moda nella città della moda. Ho seguito lo spettacolo dal mio salotto di casa ma mi sono preparata ugualmente, proprio per rispettare la tradizione… insomma, il foyer è stato il salotto di casa, un gesto anche di rispetto da parte di A.M.A.L
Quale abito ha scelto?
Ho commissionato un outfit da Sartoria Angela Altamoda: molto sobrio e riservato, un omaggio coerente al periodo che stiamo vivendo, rispettoso per il buon gusto, riservato. Devo dire che mi è piaciuto molto. Ho optato anche per un’acconciatura che avevo scelto qualche anno fa: capelli raccolti e qualche boccolo delicato realizzata da Carolina Mastromauro. Immancabili poi alcuni gioielli di famiglia. Questo abito rientrerà nella collezione nell’album dei vestiti per la Prima ugualmente.
Come vede il prossimo futuro della lirica?
Senza una soluzione sicura per il Covid non vedo grandi prospettive: oramai questa iperdigitalizzazione mi spaventa un po’, pare di essere diventati dei robot. La lirica resta emozione che va vissuta dal vivo e condivisa: quando torneremo a questa situazione, sarà davvero tutto finito.