Alla “Sereni Orizzonti “di Torre di Mosto e di Cinto Caomaggiore bigoi in salsa, anguilla con le susine, seppie in umido, baccalà con polenta, trippa in umido.
L’idea della direttrice, la giornalista Alessandra Natali – “Battesimo” con Edoardo Raspelli
L’anguilla, da queste parti , è una meraviglia: pescata nel Sile e nei corsi d’acqua vicini è soave, non sa di fango. Secondo la tradizione la si cucina e la si mangia assieme alle susine selvatiche.
È una leccornìa ma anche un ghiotto ricordo del passato. E questo piatto ( assieme ad altri altrettanto storici) è entrato nei menu di due case di riposo della provincia di Venezia.
Si tratta di due RSA che la Sereni Orizzonti ha a Torre di Mosto e Cinto Caomaggiore: 180 anziani che tra i piatti della settimana ( opportunamente alleggeriti ma non stravolti) troveranno anche bigoi in salsa, seppie in umido, baccalà con polenta, trippa in umido…
L’idea è stata di Alessandra Natali, giornalista, per anni colonna , in video e in redazione, della televisione veneta CafèTV24 che da un anno è stata nominata direttrice delle due RSA.
Ha ideato i menu all’ insegna di “Terra Territorio e Tradizione “lo slogan creato e depositato alla Camera di Commercio di Milano dal giornalista e” cronista della gastronomia” Edoardo Raspelli che è stato l’amichevole testimonial della presentazione di ” Sereni Orizzonti a tavola “, visto che l’iniziativa ricalca il suo slogan( e la sua vita).
Tra parentesi , Sereni Orizzonti vuol dire , a livello nazionale, 90 residenze e 5.600 posti letto.
Accanto al sindaco di Torre di Mosto , Giannino Geretto , c’erano i sindaci di Pramaggiore e di San Stino di Livenza, il legale rappresentante della Sereni Orizzonti, Giorgio Zucchini, Mauro Filippi (direttore dei servizi socio sanitari ULSS 4), il comandante dei carabinieri di San Stino di Livenza, Edoardo Barozzi… sotto l’obiettivo fotografico di Renzo Vedovo.
Nella presentazione di questa iniziativa si leggono queste parole struggenti:
“La tradizione culinaria del Veneto e di tutta la regione del “favoloso nordest” affonda le sue radici nella realtà rurale e nella varietà di territori che racchiude. Il rapporto col cibo segna la vita e l’identità di questi popoli. Troviamo dunque una grandissima varietà di piatti legati alla tradizione contadina della pianura, del mare e della montagna, della collina e delle acque dolci. La realtà delle case di riposo è specchio del territorio e delle persone che accoglie.
Persone per la gran parte avanti con gli anni , con un bagaglio di ricordi e un vissuto che parla del periodo tra le due guerre, quando non solo internet ma addirittura la televisione o il gas e l’acqua corrente erano ancora lontani.
Questi “veci” raccontano volentieri e con lucidità (che non li abbandona quando si tratta di eventi lontani) di come nella loro vita scandita dai ritmi naturali del giorno e della notte e dal lento scorrere del tempo e delle stagioni la cucina si presentasse allo stesso tempo come motore della vita della famiglia e luogo fisico in cui ci si ritrovava, luogo in cui anche solo dai profumi che vi aleggiavano si poteva intuire la stagionalità : dai diversi tipi di verdura capire se l’orto aveva prodotto i pomodori, le melanzane, i peperoni dell’estate o la verza dell’inverno. La carne fresca di macellazione del maiale, nel tardo autunno, o l’anguilla dell’inverno, o ancora i pesciolini fritti della tarda primavera, le uova, le frittate, le erbette primaverili dei prati e degli orti, i funghi delle colline e delle montagne, il pollame …erano segno dell’avvicendamento delle stagioni .Ed ecco che una struttura per anziani rappresenta uno scrigno di saperi e di sapori, dove vecchie ricette vengono ritrovate e riproposte, dove tradizioni legate alle festività e alle ricorrenze religiose prevedono “quel” cibo o “quella” specifica preparazione. E’ qui che la memoria dei gusti e dei profumi della terra non può che trovare dimora in quella che spesso per un anziano provato dagli anni e dai malanni è l’ultimo baluardo del suo essere al mondo, un rapporto con il “fuori” scandito dalla
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