Fu un’estate magica per molti di noi cabarettisti, che ci eravamo affacciati in televisione nel fortunatissimo programma Non Stop in onda su Rai 1; uno dei primi varietà a colori, proprio quello che diede modo di cambiare lo stile della comicità sul piccolo schermo.
Le circostanze per arrivare al programma furono diverse e anche casuali! Bisogna partire da Pippo Baudo, per arrivare a Bruno Voglino, Enzo Trapani e alla sede di Torino, ma il discorso sarebbe abbastanza lungo.
Concentriamoci sull’estate e il centro di ritrovo: Rimini, albergo Bellevue; quando le serate erano nel raggio di una cinquantina di chilometri, una calamita ci trascinava in quel luogo. Eravamo giovani, io il più anziano con i miei trentasei anni e con l’entusiasmo dei mesi precedenti, che ci avevano visti crescere in notorietà e anche in compensi.
Voglio descrivere l’ambiente davanti a quell’albergo al mattino, dove noi arrivavamo naturalmente dalle undici in poi- svegli da poco ci scambiavamo idee ed esperienze della sera prima.
Parto da me, che solo quattro anni prima sarei stato un ragioniere in vacanza, dopo 11 mesi di ufficio- Non ero più un vice-direttore, ma uno che doveva far ridere per guadagnarsi il pane. Ricordo il marciapiede largo della grande piazza dove stazionavo, sorpreso di essere anch’io uno conosciuto e famoso per colpa, o merito, della televisione.
Un giorno qualsiasi, spirava un certo venticello e Bruno Lauzi si affacciò sul bordo del marciapiede, affermando che per lui era troppo alto e per planare, avrebbe dovuto usare le orecchie come Dumbo. Con il grande Lucio Dalla, che era stato ospite a Non Stop, era nata una bella amicizia e giocavamo sul fatto della nostra somiglianza per ingannare la gente che saliva dal mare per andare a pranzo cotti dal sole, riconoscendo con piacere almeno uno dei due, solo che io cantavo “Com’è profondo il mare” e lui stortava la bocca e diceva: ”E allooora”! Tra il divertimento di tutti, questi poveretti andavano via frastornanti senza aver capito se avevano incontrato Dalla o Beruschi.
Riccardo Cocciante non scendeva dalla bicicletta, per non far vedere che era più basso di noi due, i Gatti di Vicolo Miracoli, scapoli e play boys, attraversavano la piazza per andare nella pizzeria difronte, Renato Zero sembrava un impiegato fino alla sera, fino a quando si trasformava con piume e lustrini; ma i più ridicoli erano quelli di un gruppo musicale (I Rockers), che prendevano il sole belli e paciocconi come pacifici travet, ma alla sera anche loro si trasformavano, dipinti d’argento e con le armature dello stesso colore, in focosi rockettari d’avanguardia.
Non sembra, ma sono passati più di quarant’ anni, qualcuno non c’è più, ma facciamo ancora lo stesso mestiere, con lo stesso entusiasmo, anche se non c’è più la forza dei vent’anni.
Chissà questa estate come sarà, speriamo bene! a cura di Enrico Beruschi
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