martedì, Novembre 26Settimanale a cura di Valeria Sorli

Eternamente Mia Martini

26 anni fa ci lasciava tragicamente Mia Martini.
Era una sera di maggio, uno scenario tragico esistenzialmente, magnifico dal punto di vista artistico:                  Mimì era all’apice del successo ma dentro di se’ era arrivata ad un punto di non ritorno.                                            Come descritto magnificamente dal Loredana Bertè in Zona Venerdì, canzone manifesto del 1997,                           la scomparsa prematura di Mia ha lasciato uno squarcio nella coscienza di tutti noi.
Elio Cipri, grande nome della musica italiana, produttore, responsabile della comunicazione, manager e talent scout: Cipri fu una delle persone che fece rinascere Mimì nel 1989, anno del grande ritorno con Almeno tu nell’Universo.

Elio, la figura di Mia è assolutamente attuale. Come vive questa immagine?
Sono molto felice per il successo delle tante iniziative legate a Mimì: lei è nel cuore delle persone, la sua
arte, la sua vita, la sua musica, la sua storia. Era una donna molto umile e grandissima dal punto di vista
artistico: il tempo le ha dato ragione, purtroppo avrei preferito che in vita fosse considerata per questa
grandezza. Credo che non ci siamo artisti come lei.
Nel 1989 Lei è stato uno di coloro che hanno contribuito al suo grande ritorno. Ci racconta qualche
aneddoto?
Si, sono stato il suo promoter, essendo il direttore della comunicazione della Fonit Cetra mi sono occupato
del suo ritorno discografico partendo dal Festival di Sanremo 1989. Almeno tu nell’Universo fu scritta da
Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972: giaceva nel cassetto da tanti anni aspettando l’incontro magico
con Mia. Era la sua canzone e solo lei aveva quell’intensità drammatica adatta ad interpretarla. Mi ricordo
che organizzai una conferenza stampa-patibolo dove esortai i giornalisti a massacrare Mia: le avevano detto e fatto di tutto ma questa cosa non avvenne. Forse l’opinione pubblica si stava ravvedendo dalle infamie sul suo conto e fu così: non arrivò tra i vincitori ma questa canzone divenne il simbolo del riscatto, vincendo il Premio della Critica, quel premio che oggi porta il suo nome.
Si è occupato di Mimì anche negli anni successivi?
Si, tornammo al Festival nel 1990 con La nevicata del 56. Tutti davano Mimì per favorita ma anche questa
volta non salì sul podio. C’è un aneddoto carino: dopo la Finale avevo organizzato in hotel una cena con
tutti gli artisti della casa discografica. Gestivo anche Mango, Mino Reitano , Amedeo Minghi e Mietta, che
arrivarono terzi con Vattene Amore. Mimì sparì: la mattina dopo mi venne a bussare in camera furibonda
con me. Era convinta che avevo prediletto Minghi-Mietta e dopo una litigata stile Sordi-Vitti in Amore
Aiutami, non mi volle più parlare. Passarono i mesi e un giorno si presentò nel mio ufficio: mi chiese scusa.
Mia era fatta così: aveva una grande passione per la vita e spesso reagiva d’istinto. Le volevo bene proprio
per questo: una grande artista ma anche una donna umile e consapevole. Tornammo a Sanremo nel 1992
con Gli uomini non cambiano, secondo posto. La sua carriera era al top, quando arrivò la sua morte.                        Si è fatto un’idea su come è mancata?  Onestamente no. Era una donna molto provata da tutte le cattiverie che le erano state fatte: il dolore che viveva in lei era superiore alla grandezza del suo successo. Oramai la sua anima non poteva più guarire dalla solitudine. Era amata e voluta da tutti ma oramai era troppo tardi.
Che rapporti aveva con Loredana?
Non facili e ultimamente non erano molto in contatto. Mimì era una donna molto sola per tante ragioni ma
non aveva desiderio di parlare molto della sua vita privata.
Perché proprio a Mia è toccata l’ infamia assurda di portare sfortuna?
Non lo so proprio: è stato vergognoso quello che le hanno fatto, come donna e come artista. Anche Masini
ha sfiorato il baratro per lo stesso motivo. E’ assurdo! Troppo brava? Ha fatto qualche torto? Nel corso
degli anni mi hanno fatto diversi nomi di possibili responsabili ma non ci credo. Vedi, in Italia spesso
accadono queste cose: gli anni bui hanno ferito l’anima di Mia così tanto che il grandissimo successo
sopraggiunto successivamente non è stato sufficiente per arginare la sua sensibilità.
Quando pensa a lei che cosa sente?
A distanza di tanti anni sento la rabbia di una donna scomparsa troppo presto. Sento il patrimonio artistico
davvero unico che ci ha lasciato… Sento la gioia di avere contribuito alla sua rinascita, insieme ai produttori
della Fonit Cetra di allora e lo stesso Aragozzini che impazzì per Almeno tu nell’Universo e volle Mia Martini
sul palco dell’Ariston.
Mia quindi è stata la più grande?
Per me si: ma non è stata, è la più grande.