Elegante, raffinata e allo stesso tempo ricercatrice del bello e di tutto quello che la sua arte esprime con passione e creatività innata. Giò Stefan, pittrice passionale, con le sue opere ripercorre emozioni e viaggi fatti di pura immaginazione e di grandi realtà. Noi de La Gente Che Piace abbiamo voluto conoscere da vicino questa grande artista poliedrica, per entrare con lei in un mondo dove il linguaggio dell’arte ci accompagnerà in questo magnifico viaggio.
Partiamo dagli inizi, dalla sua passione per i fumetti e per la narrativa. Cosa intende quando parla di essere affascinata da una “letteratura dipinta”?
A partire dagli anni ‘60, grandi artisti come Hugo Pratt, Dino Battaglia e Sergio Toppi avevano prodotto dei fumetti d’eccellenza, sia per tecnica che per contenuti, prendendo spunto dal linguaggio del cinema e utilizzando inquadrature inusuali, tagli diagonali e ravvicinati. Questi autori disegnano con forti contrasti chiaroscurali, in cui l’ombra per la prima volta fa da protagonista, e i personaggi sembrano uscire dinamicamente dalle vignette.
Nelle loro avventure ci fanno rivivere attraverso i personaggi, tempi e luoghi diversi. È il caso di Corto Maltese, antieroe e moderno Ulisse, che ci fa viaggiare nello spazio e nel tempo, dall’Africa della prima guerra mondiale alla Venezia degli anni ‘30. Anche Dino Battaglia, con le sue atmosfere “tenebrose” traspone a fumetti opere letterarie, racconti di Edgard Allan Poe e di Hoffmann. Memore dei miei studi classici, credo che far rivivere la storia e la letteratura sia uno degli obiettivi più nobili dell’arte.
Com’è riuscita a conciliare i suoi studi di architettura con la sincera ammirazione per Tamara de Lempicka?
I miei studi di architettura si sono via via focalizzati sugli spazi interni dell’abitare, i progetti dei designers contemporanei, tesi a ottenere il massimo confort e pulizia formale, sono dei capolavori tecnici, ma mancano a volte di esprimere lo spirito di chi ci abita, perciò, parallelamente all’attività di arredatrice, ho iniziato a sviluppare la produzione di ritratti dei miei clienti da collocare nello spazio in cui vengono rappresentati, in modo da risultare sempre virtualmente presenti nella loro casa. Il mio riferimento artistico è la pittrice polacca Tamara De Lempicka, che negli anni ’30 rivoluzionò il genere del ritratto rendendolo un prodotto fortemente contemporaneo. Pagani
Cosa ricerca in un ritratto? Nonostante la mia propensione per i ritratti, il ritratto è sempre il tema più difficile. Come disse Henry Cartier Bresson, è un punto interrogativo poggiato su qualcuno del quale ti proponi di svelare il segreto, la sua essenza. Bisogna saper scegliere l’inquadratura, la direzione dello sguardo, l’abbigliamento significativo, eventualmente un contesto narrativo che suggerisca una storia. Incredibilmente il risultato finale è sempre una sorpresa, si impone con la forza di una risposta inaspettata che viene dal profondo.
Nei suoi lavori troviamo inoltre celebrità, moto e macchine che hanno segnato il nostro immaginario delineando lo stile di un’epoca. Come è nata quest’idea? do-gentlemen-really-preferblondes
Dalla passione per il cinema d’autore dagli anni ‘50 in poi, è nata anche quella per auto e moto che diventano mito e leggenda grazie all’immortalità delle pellicole cinematografiche. Ho pensato di sviluppare una tematica incentrata su ritratti di auto e moto, ambientati in un contesto significativo o in un film. Un esempio: nella mia opera intitolata “La dolce vita”, nel contesto di una Roma felliniana anni ‘60, tra l’antico Colosseo sullo sfondo ed edifici settecenteschi con insegne pubblicitarie della contemporaneità, compare in primo piano Marcello Mastroianni alla guida della Triumph inglese del ’58; anche una delle più celebri opere di Tamara de Lempicka è un suo autoritratto alla guida di un’auto Bugatti! Il sorpasso
La dolce vita
Di cosa sente nostalgia oggi che ne farebbe subito un’opera?
Ho una forte nostalgia di un’auto sportiva francese della Citroen, modello Due Cavalli tinta arancio, con la quale negli anni ‘90 giravo allegramente per il mondo, e ne ho così tanta che ne sto facendo un’opera proprio ora, ritratta insieme a una nota cantante che seguivo con entusiasmo, ma non vi dirò di più per non rovinare la sorpresa.
Eleganza e mistero, prima ancora luoghi familiari o estranei, si può dire che una chiave di lettura delle sue opere sia il fascino che persone e cose esercitano su di noi?
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Ognuno di noi serba il ricordo di luoghi che accolgono o che respingono, facendoci sentire familiari o stranieri. Eleganza e mistero sono esattamente le due componenti che a mio parere rendono affascinanti cose e persone che incontriamo. Il tema del paesaggio metropolitano con la complessità del suo tessuto sociale e la varietà di stili sedimentati nel tempo, mi è molto caro. Spesso immergersi nella contemplazione di un paesaggio significativo, anche carico di ricordi lasciati da un viaggio passato, aiuta a staccarsi dal quotidiano e a riportare al presente le esperienze vissute, come una sorta di rinascita.
Il destino mescola le carte e noi le giochiamo
Quando le viene commissionata un’opera, la pensa ancora in base al contesto in cui verrà inserita o preferisce far sì che sia più legata al suo personale sentire?
Metto al centro la persona e mi preoccupo di comprendere le sue preferenze e in quale contesto andrà collocata l’opera stessa, poi questi contenuti prendono forma nel dipinto, che nel processo creativo, sviluppa una sua autonomia, tanto da approdare come risultato finale a una sorpresa per tutti, compresa la sottoscritta!
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