“Dobbiamo allenarci ad affrontare il dolore e a trasformarlo per non perdere il sorriso e la voglia di vivere”; sono queste le bellissime parole di una donna che non conosce barriere ma che con la sua grande voglia di vivere, trasmette l’energia più bella a chi da sempre la segue, a chi le sta accanto e a chi ha imparato da lei che un sorriso accende la vita; Giusy Versace: atleta paralimpica, scrittrice, conduttrice televisiva, deputato della Repubblica, ma soprattutto una donna coraggio!
Sei una donna speciale Giusy, con la tua grande energia infondi la bellezza della vita, come fai ad essere ogni giorno così positiva e con il sorriso sulle labbra?
Io dico spesso che ho le gambe in carbonio, per il resto sono umana come tutti, mi arrabbio e mi abbatto, però dura poco perché io ho un grande amore per la vita e una grande fede, questa è un po’ la mia ricetta che mi dà quell’energia necessaria quando sento che la sto perdendo. Penso che tutti hanno la loro ricetta, io ho trovato la mia in questo. Francamente non so nemmeno io come faccio, a volte mi meraviglio di me stessa e quando mi fermo un attimo a pensare e a riflettere, dico: ma questa sono io? L’ho fatto io? Quindi questo è il bello della vita, quando uno accoglie le sfide e si allena anche per superarle con il rischio anche di perderle, se le vinci e le superi, questo è un grande motivo d’orgoglio ma anche lo stimolo per fare sempre di più e meglio.
Nel 2005 hai affrontato un brutto incidente, dove hai trovato la forza per continuare a combattere; come hai deciso di avvicinarti alla disciplina sportiva essendo tu la prima donna a correre in pista con una doppia amputazione?
Ho reagito grazie alla fede e all’amore per la vita. Nel momento in cui ho rischiato di morire, ho capito quanto fosse grande la mia voglia di vivere, quindi non mi sono arresa, ho cercato di non perdere la mia lucidità, anche se stavo perdendo molto sangue, ho cercato di tenere gli occhi aperti, e mi sono aggrappata alla vita con le unghie e con i denti. Quando sono uscita dalla macchina da sola, nell’attesa che arrivasse qualcuno ad aiutarmi io ho pregato, se hai un po’ di fede non puoi non pregare! Io quel giorno ho pregato proprio tanto, mi sono aggrappata alla Madonna e ho cercato di recitare un’Ave Maria che non sono riuscita a finire perché il dolore mi impediva di ricordare le parole, però poi una settimana dopo, quando mi sono risvegliata dal coma mi sono sentita non avvilita, ma graziata perché ricordavo tutto e avevo riaperto gli occhi, sentivo il cuore che batteva e la testa che ricordava e già mi sono sentita fortunata solo per quello. Ovviamente poi è stato un percorso duro, non è stato facile, ho impiegato due anni per ritornare a camminare senza sedia a rotelle o con i bastoni. Dietro a tutto questo c’è stato un grande lavoro, fisico e mentale. In realtà, la corsa è arrivata per curiosità, per sfida, per gioco, forse ancora di più per ripicca, perché io ho iniziato a correre tecnicamente tardi, perché ho iniziato 5 anni dopo aver perso le gambe. Le protesi non sono una roba che tu entri in un negozio e compri, c’è tutto un iter burocratico da seguire, e gli addetti ai lavori hanno reso tutto più complicato, mi hanno ostacolata, scoraggiata e siccome io credo che le persone con disabilità vadano incentivate, motivate, aiutate e non scoraggiate, ho voluto correre per ripicca; perché più mi dicevano di no e io tirando fuori la calabrese che c’è in me, ho voluto dare loro uno schiaffo morale a tutti quelli che dicevano che sarei caduta, ma non avevo messo in conto che ci avrei preso gusto e non mi sarei più fermata, quello non l’avevo previsto!
Chi è Wonder Giusy, come recita il titolo del tuo libro?
Un po’ sono io, ma in realtà è come mi vedono gli altri. Ho le gambe finte e il resto è umano, come dicevo prima, chiunque è super eroe, lo è chiunque trovi la forza di trasformare le cose brutte in belle e chiunque trovi il coraggio di affrontare il dolore, basta crederci e lavorarci. E’ un po’ come mi vedono i bambini perché “Wonder Giusy” è un libro, ovvero una storia illustrata che ho pubblicato a settembre era un progetto che avevo nel cassetto già da due anni, perché in realtà avevo già scritto un libro autobiografico “Con la testa e con il cuore si va ovunque” che dopo l’esperienza di ”Ballando con le stelle”, ho trasformato in uno spettacolo teatrale e i bambini si sono appassionati all’idea che io cambio i “pezzi” a secondo di quello che devo fare, i bimbi che mi vedono al campo d’atletica quando mi vado ad allenare, infatti negli anni passati mi è rimasta impressa la scena di un bambino che tira le gomitate ad un suo amico e dice: “quella li la conosco è Giusy Versace, l’ho vista in tv; ha perso le gambe in un incidente stradale e adesso ha delle gambe nuove e ha anche quelle per correre, è un’atleta, ma quella vince!” e l’amichetto risponde ”Beh quella vince perché ha il telecomando nascosto da qualche parte”! Mi diverto con i bambini perché mi metto a terra, mi stacco i pezzi e spiego loro come sono costruite le gambe, come sono fatte e che non camminano da sole, e poi spiego che a seconda di quello che ho da fare cambio piede. Loro cambiano le scarpe ed io cambio le gambe. Un bambino allora mi ha detto “Wow… allora tu sei wonder Giusy!” E da li, da quel bambino che mi ha definito così mi è venuta in mente di raccontare la mia storia ai bambini, perché loro sono il futuro e possono aiutarci a migliore la cultura di questo paese.
Non sempre è facile inculcare nel cervello di alcune persone che la disabilità nella società spesse volte pone delle barriere mentali, cosa ti senti di dire in merito a queste restrizioni?
Le barriere mentali sono costruite dall’ignoranza e la puoi vincere e combattere solo con la cultura. Sono molto convinta di questo, infatti quando posso, faccio molte cose con i ragazzi e le scuole. Wonder Giusy l’ho voluto scrivere proprio per arrivare a tutti quei bambini che possono giocare e leggere una storia come la mia e scoprire che disabili nella vita non si nasce ma si diventa, però con amore, forza e determinazione si può superare tutto!
Vorrei parlare con te di questo argomento, o meglio una grande piaga sociale. La disabilità, ad esempio negli anziani, diventa un grosso macigno per i figli che devono accudire i propri genitori in famiglia con spese insostenibili tra medicinali e badanti, perché lo stato ci lascia così soli?
Me lo chiedo anch’io! La risposta purtroppo non ce l’ho. Ho prestato la mia faccia alla politica con un’azione a mio avviso di molto coraggio, perché in realtà ho poco da guadagnare, anzi, sono più gli ostacoli che trovo a portare un cappello politico, rispetto a quello che facevo prima, però penso anche che è da qui dentro che si schiacciano i pulsanti e si può provare a incidere qualcosa di cambiamento, anziché puntare il dito e prendermela con chi non cambia le cose, provo a cambiarle io nel limite del mio potere e di quello che posso. Io lo vivo e lo sento nella pancia e ho la possibilità di dare la mia voce a chi non ce l’ha e accendere i riflettori su tematiche che altri non ritengono prioritarie. Proprio ieri ho urlato con dei miei colleghi in aula, dicendo “non dovete aspettare che vi capiti qualcosa nella vita per rendervi conto che queste tematiche sono importanti e necessitano di attenzioni! Tutti gli emendamenti che abbiamo presentato per migliorare questo testo sono stati rigettati, ho fatto una lotta per le pensioni di invalidità, perché parlano del reddito di cittadinanza, ma si sono dimenticati delle pensioni di invalidità. Si spera che il buon senso prevalga, purtroppo ci sono delle dinamiche che io stessa faccio fatica a spiegarmi, hanno bocciato tutto, fino anche all’ultimo mio emendamento che l’ho trasformato all’ordine del giorno, chiedendo un impegno concreto al Governo di poter dare un segnale, un riflettore, impegnandosi ad aumentare le pensioni di invalidità con questa legge di bilancio. Finché Dio mi darà la forza di prestare la mia voce a chi non ce l’ha, sono qui apposta, faccio del mio meglio. Sono molto fiduciosa, perché ho imparato ad esserlo e voglio credere che sarà una lotta dura, ma nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile e quindi ci provo!
Chi è per te la gente che piace?
La gente che sorride semplicemente, quella che riesce a guardare negli occhi e sorridere all’altro!