martedì, Febbraio 25Settimanale a cura di Valeria Sorli

Il Festival dei record punto di arrivo o nuovo inizio?

E’ stato il Festival dei record, uguale a nessuno, superiore ad ogni altra edizione, imponente per gli ascolti senza precedenti, comparabile come impatto mediatico al solo Festival 1995.
30 anni dopo è ancora Sanremo a imporsi come l’evento televisivo più importante d’Italia che ha per davvero ballato e cantato sulle sue note: Carlo Conti ha saputo sbaragliare tutti grazie ad un’abile strategia che ha riportato la musica come unica protagonista dello show. Un cast intelligente che ha sicuramente assecondato le logiche discografiche ma è stato capace di saziare l’avido ed eterogeneo pubblico dell’auditel riportando tradizione mischiandola nella modernità, sfiorando il trap e inventandosi ancora una volta nella caleidoscopica evoluzione digitale.
La scatola magica dell’Ariston è esplosa sui social creando un Sanremo diffuso praticamente ovunque, espandendo le tendenze di costume abilmente captate da Amadeus coinvolgendo soprattutto i giovanissimi che hanno idolatrato la liturgia sanremese come non mai era avvenuto precedentemente. E così la vittoria di Olly rispecchia perfettamente questa tendenza identificando la figura imponente del giovane cantautore genovese dagli occhi di Romeo l’emblema di questo nuovo volto del Festival: i tormentoni straripanti hanno lasciato posto ad un pop melodico di immediata comunicazione, moderno ma incredibilmente tradizionale.  Il secondo e il terzo posto invece hanno riportato la canzone d’autore sul podio, a conferma che il vento del cambiamento è arrivato, dando spazio all’intimismo. alla poesia, agli ultimi, come canta sapientemente Lucio Corsi. E così complice del televoto i grandi della canzone finiscono bistrattati dalla classifica, dallo scandaloso sesto posto di GIorgia al settimo di Achille Lauro, da Massimo Ranieri in posizione 23 a Noemi battuta dai cuoricini dei Coma Cose, fino alle deludenti posizioni dei Modà ai The Kolors ben lontani dai fasti dello scorso anno fino all’ultima posizione per Marcella.
Se da un lato Saremo richiede voci nuove, dall’altro si può intravvedere un clichè già visto negli anni passati datati 1997, 1998, 2000, 2001, quando i big a suon di sconfitte persero interesse nel mettersi in discussione all’Ariston, fino a toccare una crisi profonda della kermesse nel 2004 e culminata con l’ultima edizione di Pippo Baudo nel 2008, una delle più basse di sempre come ascolti.
Ci vollero anni per consentire a Sanremo di riprendersi fino ad arrivare al kolossal di oggi passando per Fazio, Conti, Baglioni fino al rilancio definitivo con Amadeus.
La sfida del prossimo anno? Impedire all’edizione 2026 di trasformarsi in un moderno Icaro della musica.