Il Paese del Sol Levante è stato il secondo Paese dopo l’America, a posare gli occhi sulla mia collezione geo, sin dal ’90.
Infatti, tornando dal viaggio di presentazione a New York, dopo una settimana di incredibile accoglienza della stampa americana, con l’articolo della giornalista Schiro sul New York Times, dove terminava scrivendo: “Cristoforo Colombo ha scoperto l’America, Mr. Martini ha riscoperto il mondo! Il suo show room è in via Duchi di Castro, 1 a Roma – Italy”.. in realtà quello era l’indirizzo di casa mia, ma non volendo partire senza un biglietto da visita per lasciare agli incontri, stampai una minima quantità di business card con Marchio, nome, e contatti, tra i quali l’indirizzo di casa spacciato come show room. L’articolo del N.Y.Times uscì la domenica e il lunedì mattina al mi ritorno a Roma, sotto casa trovo un signore Giapponese, con il giornale e in mano, che mi chiede “Mr. Marutini?”, si sono io, risposi, “Vorrei vedere la sua collezione in show room… “ “EHM, in realtà sono appena tornato e non è praticabile oggi, devo riallestire, ma domani, possiamo vederci all’Hotel d’Inghilterra alle 16, prima ho un appuntamento con Bloomingdale’s (anche con la buyer incontrata il sabato nella Grande Mela avevo dovuto bleffare prenotando di corsa una suite all’hotel di Roma, perché lei sarebbe venuta nella capitale solo il martedì successivo, dunque alle 14 avrei mostrato la collezione a Rhoda Ribner e alle 16 a Mr. Takeuci, rappresentante in Italia della più grande trading company di quegli anni, la Itochu. E così fu, Bloomingdale’s ordinò di botto 3.000 borse, e in seguito Mr. Takeuci addirittura 7.000!
Trovato chi avrebbe prodotto in tempo, spedii le borse con destinazione New York e Osaka, quartier generale della compagnia nipponica. Alle spedizioni corrispondevano il mio viaggio nella Città Americana, per una pubblica presentazione e immediatamente dopo volai a Osaka, firmai il contratto con la trading company leader del mercato pelletteria, mi mostrarono il loro show room, dove mi avevano dedicato un ampio spazio tra i marchi più prestigiosi del Made in Italy, e con il treno Shinkansen, il più rapido al mondo, il più efficiente, e impressionante per la precisione, dove acquistando il biglietto ti danno anche il numero della tua posizione in fila alla piattaforma, evitando ammassi di gente, 550 chilometri in poco più di 3 ore, fantastico! Arrivai a Tokyo per la prima volta e rimasi sconvolto: mi aspettavo una città modernissima, (lo è, lo avrei scoperto in seguito) ma mi trovai tra pali elettrici con cavi che quasi toccavano terra, un traffico impressionante su strade e superstrade stratificate, enormi insegne luminose parlanti, (seppure “Blade Runner” fosse ambientato a Los Angeles, l’atmosfera che vedevo era assolutamente la stessa del film di fantascienza che avevo adorato, con pioggia continua, palazzi parlanti, colori fluo,) un taxi mi portò in albergo, una auto gialla tradizionale, ma tutta adornata di pizzo bianco, dai coprisedili alle tendine sui finestrini, sui proteggi testa, e il driver con guanti bianchi, non una sola parola di inglese, mostrai l’indirizzo ed arrivai in albergo: l’accoglienza fu impressionante, pensavo fossero riservati solo a me tutti quegli inchini, “Ohayōgozaimasu!” (benvenuto) e mille altre cerimonie, bagagli e borse sfilate di mano, salviette profumate ancora prima di entrare, e all’interno una decine di persone chinate in segno di reverenza, altri benvenuto alla reception e la chiave magnetica consegnata come un’ostia consacrata, due Bellboy mi scortano alla camera, mi danno tutte le istruzioni sulla tecnologia avanzata dell’hotel, e finalmente mi butto sul letto… il provinciale di Cuneo era per la prima volta a Tokyo, sognata sin da bambino, ed ora si stupiva di tanta cordialità, anzi formalità. Negli anni che seguirono e nella molte visite in varie città giapponesi, compresi che era parte della loro cultura, e l’accoglienza è il primo imput che trasmettono, all’apparenza sempre con un si stampato sulla faccia, anche se solo di circostanza, perché nella cultura nipponica il NO non è consentito, e dunque avevo non pochi problemi a capire cosa realmente pensassero (strateghi al massimo) e anche nei rapporti di lavoro tutto pareva risolto alla prima richiesta, alla quale seguiva sempre un SI, un accenno positivo con la testa, poi il giorno seguente con un fax o mail, si intravedeva un cambio di atteggiamento, e dopo varie discussioni arriva la loro proposta, contraria alla nostra, ma MAI con un NO, come siamo abituati noi, seppure a volte servirebbe più diplomazia. Io, poi, per natura sono una persona diretta, pane al pane vino al vino, e chi mi conosce apprezza questo mio essere sincero, e senza tanti giri di parole sono abituato a dare risposte certe, siano esse positive o negative, sempre con educazione, ma dritto al punto…. In Giappone no, è subito si su tutto, salvo poi lunghe trattative per arrivare a conclusioni opposte, ma mai si sente l’affermazione NO!.Ogni Paese ha la sua cultura e mi sono adeguato ben presto, partendo da punti più avanzati, almeno per risparmiare tempo, ma spesso invano. Tokyo ‘ una straordinaria città, oserei dire la più moderna al mondo, dove in no spazi relativamente piccolo vivano 10 milioni su 126 milioni in tutto il Paese. La Moda è in assoluto l’elemento fondamentale per la gioventù Nipponica: non ho mai visto, né a Milano, né a New York, Londra o Parigi tanta ricercatezza e stravaganza, novità, avanguardia e soprattutto non casi isolati ma l’intera comunità giovane, è vestita all’ultima moda, anzi, alla moda che noi stilisti siamo costretti a creare delle apposite capsule collection, espressamente disegnate e realizzate per le loro esigenze estreme, anche fisiche. Vere e proprie collezioni numerate con pochi pezzi, da 100 a 1000 a seconda della tipologia, per la Clientela più esigente del mondo, disposta a pagare cifre iperboliche pur di avere un capo esclusivo, un orologio unico, una borsa in edizione speciale, tutto a Ginza, il quartiere più fashion di Tokyo. Grandi negozi di lusso, ristoranti stellati e un enorme strada per fare delle lunghe passeggiate.. Fantastico mondo delle meraviglie. Tokyo risulta essere anche la città più cara al mondo, e le mie esperienze personali confermano: un pasto consumato in un ottimo ristorante varia tra i 300 a 1000 euro a testa, parliamo di una cena basica, sino ad arrivare al Kobe beef, considerato vera prelibatezza e dunque molto caro. Molto pesce, si sa è la patria del crudo, sashimi e sushi sono molto diversi da quello che ci viene proposto nel resto del mondo. Come sempre la cucina consumata in loco ha una varietà di offerta molto più ampia e originale. E per quanto si possa immaginare e considerare ottimo e chic qualsiasi presentazione di un piatto giapponese qui in Italia, In Giappone sarà estremamente curato nei dettagli, e talmente prelibato che se ci fosse la graduatoria con le famose tre stelle, molti sarebbero gli chef stellati in tutto il Giappone. Ma io preferisco, ogni volta che ho l’opportunità di recarmi nella capitale di quel Paese così speciale, visitare quei ristoranti a Shibuya, un famoso quartiere tra i più spettacolari di Tokyo, un distretto commerciale e d’intrattenimento con molta attrattiva per i giovani. Tra le tappe spettacolari, l’incrocio stradale, considerato come il più transitato del mondo. Uno stop sincronizzato nelle quattro direzioni fa sì che i pedoni si buttino nell’attraversare le strisce pedonali a forma di croce, una volta che i veicoli si sono fermati. Il famoso incrocio, per il quale si calcola che passino ogni giorno più di un milione di persone. Nei suoi dintorni spiccano tre maxi schermi televisivi e Piazza Hachiko, chiamata così in onore del cane dallo stesso nome che aspettò in piazza per molti anni il suo padrone dopo la sua morte, dove una statua diventata un punto di incontro per i cittadini di Tokyo. Shibuya è popolato da ristoranti tradizionali, dove entrando in minuscoli locali, si trova un bancone basso al quale ti siederai dopo aver ordinato direttamente allo chef, inginocchiato su uno sgabello in cima a piramidi di legumi, pesce, carne, e altre leccornie, che lui cucinerà per te, o ti servirà un tipico spiedino composto da tutto ciò che il tuo palato desidera, un gambero, un fagiolino, una qualsiasi prelibatezza locale. Nella mia scala di migliori cucine al mondo , la prima in assoluto la nostra Italiana, seconda la Giapponese, poi la Tailandese, quella cinese (di qualità!) e via via quella Medio Orientale e.. mi fermo li!, non considero degne di nota altre cucine, anche molto di moda, ma a mio avviso non ricche quanto quelle citate. La francese non è nella mia classifica: dopo aver conseguito due diplomi di cuoco “Cordon blue” in un famoso Hotel con scuola di Gourmet, a Roma (non mi sono fatto mancare neanche questo nella vita) ho capito che non mi piaceva quella cucina che inevitabilmente tutte le ricette cominciano con ”prendete 200 grammi di burro”, oppure “con i vostri 200 cl di panna”…. No, finito il corso ho riposto i diplomi in un cassetto qualsiasi e non li ho mai più trovati e nei miei soggiorni in Francia, i 15 anni di Saint Tropez, le infinte visite a Parigi, sono diventato molto selettivo sui menù, tuttavia oggi modificati ai gusti internazionali. Ma torniamo alla nostra gita nel Sol Levante con la visita a Shinju la quintessenza di Tokyo. Il quartiere più bello per vivere la vita notturna proprio come farebbe un giovane di Tokyo. Qui ci sono tantissimi negozi, sale giochi, karaoke ma anche piccoli locali dove divertirsi e bere qualcosa con gli amici. Prenditi del tempo per fare una partita ai taiko, il gioco dei tamburi giapponesi che puoi trovare in tutte le sale gioco del paese, oppure per ammirare il Godzilla dal cinema di Shinjuku. Fai una passeggiata a Kabukicho e se hai del tempo vedi lo spettacolo di robot al Roboto Restaurant. Shinjuku è esattamente quello che hai sempre visto in TV di Tokyo. Spostiamoci ora ad Asakusa, quartiere di Taito, cuore storico di Tokyo. Dimentica per un attimo i grattacieli e lasciati conquistare dalla storia e dalla tradizione di questo paese. Il tempio Senso-Ji è il più antico di Tokyo e sicuramente il più grande punto di riferimento di tutta Asakusa. Attraversa la via Nakamise Dori e passando attraverso la grande porta di Kaminarimon. Prima di andare via accendi gli incensi per purificarti e pesca un bigliettino della fortuna. Roppongi è la zona ideale se cerchi divertimento sfrenato. Se visiti questa zona di giorno non perdere gli edifici come Roppongi Hills e Tokyo Midtown, sicuramente vale la pena fare un giretto. Non mi son perso, (anzi si, perché mi sono addormentato) il loro famoso teatro Nō, con spettacoli che vanno dalle 4 alle 8 ore, senza cambi di scenografia, una forma di teatro sorta in Giappone nel XIV secolo. È una forma d’arte poco accessibile, a differenza del kabuki che ne rappresenta la volgarizzazione. I testi del Nō sono costruiti in modo da poter essere interpretati liberamente dallo spettatore, ciò è dovuto in parte alla peculiarità della lingua che presenta numerosi omofoni. È caratterizzato dalla lentezza, da una grazia spartana e dall’uso di maschere caratteristiche. Anche NO, grazie. Ho visitato le case dove incontri la geisha o gheiscia, che è , è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza. Le geisha erano molto comuni tra il XVIII e il XIX secolo; esistono ancora nel ventunesimo secolo, benché il loro numero stia man mano diminuendo e spesso il nome di questa arte viene equivocato come schiava, o dona soggetta ai piaceri dell’uomo. La mia visita fu esclusivamente di tipo antropologico, poiché non volevo lasciare inesplorato nessun lato della cultura Nipponica. Così’ come volli prendere la metropolitana e riscoprire l’incredibile puntualità dei treni, l’ordine, la pulizia e il rispetto per la comunità, anche se appare come indifferenza. Tokyo è una delle più grandi metropoli al mondo, sempre al passo con i tempi, caotica, perfettamente organizzata. Tutto sembra essere progettato nei minimi particolari, dai quartieri gremiti di grattacieli, agli angoli più tranquilli, dove regna un silenzio inaspettato. Tokyo è una città che non dorme mai, dove i colori sgargianti delle insegne al neon si mescolano ai simboli della tradizione giapponese, come i templi, i ryokan, alberghi tipici con pavimenti in tatami e futon e gli Onsen, i tipici bagni in cui potersi rilassare nelle acque termali. Oltre ai suoi siti irrinunciabili affascina perché piena di vie apparentemente anonime tra cui perdersi, scoprendo così la sua anima più vera. La capitale del Giappone è ricca di bar a tema, di personaggi appassionati di manga e anime e di giovani alla ricerca della propria identità, tra abiti improbabili e capigliature tra le più originali al mondooIl Mercato del pesce di Tsukiji, è il mercato ittico più grande del mondo, frenetico e caotico è suddiviso in due zone principali, quella interna dedicata ai grossisti, famosa in tutto il mondo per l’asta dei tonni, e quella esterna in cui il pesce viene lavorato e venduto al dettaglio. Non perdete la visita al PALAZZO IMPERIALE DI TOKYO, Residenza ufficiale dell’imperatore e della sua famiglia, il Palazzo Imperiale è circondato da bellissimi giardini e da un ampio fossato, che lo isolano dal caos della città. Essendo la dimora principale dell’Imperatore del Giappone le sue porte vengono aperte solo due volte all’anno, il 2 gennaio ed il 23 dicembre (giorno in cui l’Imperatore compie gli anni), ed è un luogo meraviglioso dove ammirare l’hanami, la fioritura dei ciliegi in primavera. Il Santuario shintoista MEIJI, è il più grande di Tokyo, all’interno del quale puoi trovare oltre 400 tipi di alberi. Nelle vicinanze del Santuario Meiji si trova lo Yoyogi Park che durante il weekend, soprattutto la domenica, si riempie di giovani cosplayer e di gruppi di Rockabilly che si riuniscono per far rivivere i gloriosi anni ’50. Con qualche probabilità potreste imbattervi nel sosia giapponese di Elvis.
Se poi ha voglia di cultura, visita il Museo Nazionale di Tokyo, situato all’interno del Parco di Ueno, luogo famoso per l’Hanami, il Museo Nazionale di Tokyo è il più grande e antico di tutto il Giappone. All’interno del palazzo, in stile imperiale, è custodita la più ricca collezione di arte giapponese del mondo che va dal periodo Jomon al periodo Edo, oltre a ceramiche, maschere e pitture provenienti da uno dei templi più importanti del Giappone, il tempio Horyu-ji, nella prefettura di Nara.Le sue gallerie sono anche famose per le opere provenienti dal sud-est asiatico e dal Medio Oriente ed è talmente grande che una mezza giornata non basta per visitarlo tutto.
Vi ho detto raccontato molto del Giappone, ma non scordo la mia sosta a Kyoto, città famosa per gli innumerevoli alberi di ciliegio e i numerosi templi, purtroppo costruiti tutti in legno, e che il tempo inevitabilmente consuma, e la durata massima è di 150 anni. Ma quelli esistenti, sono riccamente decorati e ben conservati. Se prendessimo qualche lezione per preservare il nostro patrimonio artistico, fatto di pietre, sculture, basiliche, e monumenti….la decadenza avrebbe un altro nome: preservare le nostre ricchezze, valorizzarle e accogliere milioni di visitatori in più favorendo il turismo, l’economia e il Pil . Ma non siamo giapponesi purtroppo! Per fortuna siamo Italiani, ma una buona iniezione di “apprezzamento” giapponese ci farebbe molto bene!
Ho compiuto 3 viaggi di recente per lanciare la mia linea ALV-Andare Lontano Viaggiando by Alviero Martini, in occasione proprio di una edizione speciale di Borse in 3 colori espressamente fatte per il loro mercato. L’ho trovata vivace e attiva come sempre, anche se la situazione di contrazione internazionale ha in qualche modo segnato anche il loro mercato, per di più per un paese che negli ultimi anni è stato martoriato da calamità naturali colossali come tsunami, eruzioni di vulcani, piogge e tifoni, terremoti e inquinamento che hanno messo a dura prova la loro organizzazione, comunque efficiente, veloce, rapida e non si perde in lungaggini burocratiche (ogni allusione al nostro sistema e volutamente intenzionale)
Buon viaggio in Giappone,
“Domo Arigatou gozaimashità!” (grazie mille!) Al quale si risponde “Dou Itashi Mashitè!” (di nulla, prego)