giovedì, Novembre 21Settimanale a cura di Valeria Sorli

Joe T Vannelli- Il DJ set d’Italia

E’ uno dei più famosi dj e produttori della musica dance in Italia e non solo, artista del suono, artigiano della composizione, pittore della consolle: Joe T Vannelli è una firma di classe. Lo abbiamo incontrato durante una tappa e l’altra del suo Live On Tour, il rivoluzionario dj set con streaming social sullo sfondo dei luoghi più suggestivi d’Italia. La musica unisce, comunica, plasma connubi tra arte e pubblico. Vannelli ancora una volta ha saputo stupire con la sua arte, una storia, la sua, che merita di essere condivisa con tutti voi.

Joe, come nasce l’idea di questo Dj set nei luoghi più belli d’Italia?
Nasce durante il lockdown, anche se nel 2019 avevamo già fatto alcuni streaming il giovedì coinvolgendo tanti nomi del dj set. Da casa mia durante il lockdown ho iniziato a fare dei dj set sui tetti di Milano, proprio vicino al Duomo. Musica e location unica: connubio di pura suggestione! Ho osato addirittura usare la terrazza di un mio vicino senza che lo sapesse ! E’ stato un evento dapprima sperimentale ma è stato un successo senza precedenti: oltre 2 milioni di visualizzazioni e oltre 5000 persone che hanno seguito la mia prima diretta generando un evento di creazione allo stato puro. Appena è stato possibile ho dato vita al Live On Tour, riproducendo questo format nei luoghi d’Italia che ho sempre amato registrando numeri davvero impressionanti, non solo per gli appassionati di house music, 22 location dalla Cava Ruggetta di Carrara alla terrazza dell’Hotel Danieli di Venezia, dal Fortino Napoleonico nel Conero a Villa Borromeo sull’Isola Bella, da Maratea al Castello Aragonese di Reggio Calabria.  Lo streaming ha reso ogni session un evento globale, gratuito e senza assembramenti, alla portata di tutti anche sul canale Youtube Joe T Vannelli. E’ stato possibile godere delle session in modo gratuito e in totale sicurezza, senza pubblico né assembramenti, direttamente dal proprio smartphone.

Il tuo nome resterà sempre legato ad uno dei successi internazionali più grandi di sempre: Children di Robert Miles, tornata quest’anno molto di moda con Bimbi per strada di Fedez.
Ti dico solo che Robert Miles non avrei mai fatto un’operazione di questo tipo, non per Fedez, ma per la sacralità di Children, il brano strumentale di musica italiana più conosciuto al mondo. Anche il titolo che vede accostati Fedez e Robert Miles non lo trovo appropriato: è come se i due autori si fossero incontrati per realizzare questa rivisitazione. Tieni presente che quando Children spopolò nel mondo ci contattarono nomi del calibro di Madonna per una collaborazione, ma Roberto non volle contaminare la purezza del pezzo. Lui è mancato nel 2017; io venduto i miei diritti d’autore per Children quindi tengo a precisare che non è stato Joe T Vannelli ad approvare questa versione con Fedez: per rispetto di Robert Miles non lo avrei mai fatto.

Com’è nata invece Children?
Fui il produttore esecutivo di Robert Miles: nel 1994 stampammo il pezzo senza il pianoforte di uno sconosciuto Roberto Concina. Mi piaceva il pezzo, aveva un sound molto chill-out, a tratti new age; lo utilizzavo per chiudere le mie serate live. In quella versione però Children vendette solo 800 copie.               Per caso la scelsi anche come suoneria per la segreteria di una mia casa discografica inglese, quindi la ascoltai diverse volte nelle mie chiamate a Londra: chiesi allora a Roberto di mixarla e lui decise di inserire    il pianoforte, la caratteristica che ne decretò il tratto distintivo. Storicamente il brano solo strumentale non funziona in discografia, quindi Children resta un unico nella storia, almeno nella discografia italiana.              Il successo di questo pezzo fu davvero travolgente: al primo ascolto i DJ di tutto il mondo lo volevano, generando un successo globale davvero sorprendente.

Come vivi oggi la musica?
Oggi la musica è etere. La presenza fisica di un album è un altro mondo. Nessuno paga per ascoltare un pezzo: conviene un abbonamento su Spotify. Se mi chiedi come vivo la musica dance ti dico che è molto interessante, anche se l’analogico resta il cult. La melodia resta basilare per il successo di un pezzo.      Vedo che la musica dance è plasmata in tantissimi modi, non c’è un limite, puoi spaziare coinvolgendo tutti   i generi: da questo punto di vista è molto coinvolgente. La musica è un continuo plasmare canzoni, melodie, suoni: questa è la magia senza fine. La melodia vince sempre ma si plasma con i suoni moderni le evoluzioni possono essere davvero infinite.

Dove vorresti portare oggi il tuo dj set?                                                                                                      Ovviamente al Teatro alla Scala di Milano, sarebbe davvero un sogno.

In questi mesi il settore dello spettacolo ha subito danni enormi: come vedi il futuro?
Ho lanciato un hashtag #savetheartsandtheartists per sensibilizzare l’agonia in cui versa tutto il comparto delle discoteche e non solo. Il problema Covid19 è complesso, come possiamo constatare ogni giorno: l’unica soluzione a mio parere è trovare il modo di un tampone veloce ed attendibile prima di entrare in una discoteca, in un club, ad un live. In questo periodo abbiamo capito che la musica e l’intrattenimento sono elementi di grande importanza per la vita, la socializzazione, il sogno. Vorrei svegliarmi presto da questo incubo e continuare a sognare, facendo ballare i ragazzi: questo significherà tornare a vivere.