La stessa iniziale difficoltà a discernere si ritrova anche nella serie di lavori intitolati Stratificare, in cui i confini della tarlatana dipinta, un tessuto imprescindibile e ricorrente nelle opere di Claudia De Luca che lo utilizza come elemento di cura, svaniscono e si confondono con quelli della parete, sfumando così il limite tra materia e segno pittorico e annullando ogni rimando spaziale e temporale.
Solo scavalcando l’impressione apparente, il visitatore può percepire il confine tra verità e finzione, illusione e reale, sogno e veglia, che domina nelle opere in mostra.
Lo stesso limite, instabile e soffuso, che si ritrova in Siparium 1 e Siparium 2 in cui l’atto di discostare la quinta teatrale introduce chi guarda a un mondo altro e lo prepara ad una finzione scenica che forse è più reale della realtà stessa. Come in un teatro onirico, le opere legate al tema del sipario fanno intravedere ciò che è velatamente nascosto, un velo di Maya che si sfila e si decompone evidenziando ciò che resta spesso nascosto e silente. Nel caso delle opere di Claudia De Luca, i sipari si aprono per dar corpo alla vita e osservare, senza paura, l’altra metà dell’incedere umano.