“…Non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perché l’emozione, a volte, può abbagliare”. (La giusta distanza, 2007).
Non c’è frase più indicata di questa che, “rubata” al film di Carlo Mazzacurati, definisce la regola della “giusta distanza”, per trasmettere il vero significato di “La giusta distanza. Il Veneto nel cinema. Foto di scena dal 2000 al 2020”, allestita nelle sale del Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme (17 settembre- 9 novembre 2021).
Perché? Perchè le protagoniste della mostra sono le foto di scena alle quali, proprio come nel cinema, si applica la regola della “giusta distanza”. Un duplice sguardo, in sintesi, “Uno teso a cogliere, nell’atto stesso della messa in scena, la forma dell’intenzione quale si manifesterà appieno al momento della proiezione. E uno teso a fissare, a documentare le cose reali con le quali si fabbrica la finzione filmica: la macchina produttiva, il set, i corpi degli attori, i costumi, architetture e arredi”, come spiega nel suo saggio critico Antonio Costa.
Ma non solo. Il parallelismo prosegue anche con il tema della rassegna, anch’esso dalla duplice valenza: Il cinema che si fa nel Veneto e dentro il territorio e i film nei quali il legame con la regione è di tipo esclusivamente territoriale, ovvero girati in Veneto ma capaci di offrire importanti spunti e di proiettare la mostra in un contesto più ampio e prestigioso, di carattere nazionale. “L’appuntamento a Villa Bassi Rathgeb – sottolinea Cristina Pollazzi, Assessore alla Cultura di Abano Terme – accende i riflettori sul nostro territorio e sulle sue ricchezze artistiche, architettoniche e culturali, portando in luce le sue tradizioni e le sue peculiarità. Un’occasione davvero unica per far conoscere non solo agli abitanti del luogo ma soprattutto a tutti gli italiani che ancora non sono venuti in Veneto e ai numerosi turisti stranieri che del nostro paese apprezzano il patrimonio storico e geografico, le nostre città e nostri paesi, invitandoli così alla scoperta e a toccarne con mano l’ospitalità”.
Tornando alla mostra, “La giusta distanza. Il Veneto nel cinema. Foto di scena dal 2000 al 2020”, porta il visitatore “dietro le quinte” ovvero offrendogli lo sguardo del fotografo di scena, i cui scatti diventano testimonianza e al contempo narrazione della realizzazione filmica. Nel fissare le fasi del lavoro sul set, le sue foto di scena infatti, intercettano attimi pregnanti che condensano e restituiscono l’intensità della creazione cinematografica e, nella loro singolarità, permettono di “mettere a fuoco” gli elementi che compongono l’insieme, di suggerire le logiche delle loro interazioni. L’intero percorso è quindi “guidato” proprio dallo sguardo penetrante del fotografo e dalla capacità di racconto delle sue immagini e, attraverso un itinerario in tre tappe, indaga le forme e i modi della messa in scena del paesaggio, fisico e umano, del Veneto dal 2000 a oggi, sulla base di una selezione accurata sia dei film che degli scatti di scena che ne raccontano la realizzazione. Scoprendo le tre sezioni – Paesaggi con figure, Orizzonti del reale e Gli album della Jole (dedicata alla storia della casa di produzione di Padova) – si compierà quindi un viaggio nel tempo e nello spazio attraversando l’intera regione: da Padova e i Colli Euganei ne “La Lingua del Santo” di Carlo Mazzacurati (2000) a Venezia e alle spiagge del suo Lido in “Pane e Tulipani” di Silvia Soldini (2000); da Treviso ne “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino (2004) a Calmiero (Vr) ne “Primo amore” di Matteo Garrone (2004); da Asiago in “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi (2014) alla Val Zaldana (Bl) ne “La pelle dell’orso” di Marco Segato (2016) passando per tante altre location, tutte suggestive e cariche di storia e cultura, emozione e sentimenti.
Un viaggio quindi che si muove tra cinema e fotografia, popolato da registi e fotografi di scena che hanno segnato la storia del cinema italiano ma anche da autori più giovani, che pure evidenziano una personalità ben definita. Uno spazio particolare è inoltre, dedicato ai registi e dai fotografi veneti il cui sguardo ha visto negli ultimi anni un avvicendarsi generazionale particolarmente dinamico.
Se i nomi dei registi sono generalmente noti, le grandi firme che hanno segnato il panorama della fotografia di scena non godono della stessa, meritata, fama. D’obbligo dunque ricordare i nomi di spicco presenti in mostra quali Philippe Antonello, Chico De Luigi, Sergio Variale, Fabrizio Di Giulio, Monika Bulaj e con loro i padovani Giovanni Umicini, storico collaboratore di Carlo Mazzacurati, Massimo Calabria Matarweh e Simone Falso, entrambi attivi con Jolefilm.La scelta del titolo, quella “giusta istanza” che di primo acchito sembrava quasi una forzatura, ora è del tutto chiara. Non solo vuole essere un dichiarato omaggio al cinema di Carlo Mazzacurati, ma vuole anche evidenziare l’attenta scelta delle opere selezionate. Film che attraverso la ricerca costante di una prospettiva di racconto e della calibratura dello sguardo – ora più vicino, ora più lontano – hanno disegnato luoghi, storie e vicende capaci di parlare con il Veneto e del Veneto, dando vita un cinema che ha saputo trovare una propria voce, forte e personale, in grado di superare i confini territoriali.
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