domenica, Novembre 24Settimanale a cura di Valeria Sorli

L’Arte della danza

La danza è sicuramente l’espressione artistica-fisica eccellente per natura, sublime per prestazione ed elegante per definizione. In realtà è la massima espressione di tutte le arti congiunte, dove, seppure senza l’ausilio della voce, il corpo supplisce con tanta imponenza, sia nella delicatezza che nello sforzo estremo, da comunicare e trasmettere sensazioni straordinarie. E’ un arte espressiva, dove il movimento del corpo attraverso un ritmo racconta una storia, una sensazione, una emozione. La coreografia di un singolo elemento o di un intero corpo di ballo, sia studiata a tavolino, o sublimata attraverso l’improvvisazione, è presente in tutte le culture umane. Teatro e Musica sono le arti che la animano, sia essa classica, popolare, o semplicemente “ballo”. Sin dall’antichità, la danza è parte di rituali, preghiera, momento di aggregazione collettiva, e fino ai giorni nostri, dalle balere alle discoteche, coinvolge sia il danzatore professionista che l’essere umano, che spesso sfoga nel ballo creatività, fantasia, energia e talvolta anche grazia.

A 17 anni, a Torino, danzava  il “fratello ballerino” di Fulvio, un caro amico, e lo accompagnai per conoscerlo, ma anche per vedere il mio primo spettacolo di danza.

Estasiato dalla serata, ero persino emozionato a stringere la mano al mio coetaneo, tra l’altro della provincia di Cuneo anche lui, di Bra, e così conobbi l’arte della danza e Luigi Bonino. L’ammirazione era davvero molta, e la simpatia ci colse di sorpresa, tant’è che ci scambiammo i relativi indirizzi (il cellulare non esisteva e per un ballerino senza fissa dimora, neanche il numero di casa era utile). Cenammo insieme, con la promessa di rivederci la sera successiva a Cuneo, anche perché il giorno dopo sarebbe partito per Mosca dove avrebbe presentato alcuni pezzi appresi dalla sua musa Susanna Egri, che lo ha formato a Torino e lo ha seguito, sino ad oggi nella sua carriera, sicuramente il trofeo più prezioso della sua scuderia. La cena in realtà era il preludio di una storia intensa che dura tutt’ora, e che entrambi abbiamo alimentato con l’amicizia più pura, sincera, duratura ed indissolubile. Fu una serata dove ci capimmo al volo, e le nostre anime di ragazzi alimentati, lui da una unica passione, io ancora incerto, ma con 1000 ambizioni, la fusione dei nostri progetti futuri, più chiari a lui che a me, il desiderio di tenerci in contatto, e la promessa di non perderci mai, come del resto è avvenuto.

Partì per Mosca, mi scrisse del successo ottenuto e del nuovo contratto (in gergo scrittura) con la prestigiosa compagnia Cullberg Ballet di Stoccolma, dove si trasferì e non lo vidi per diversi anni, se non attraverso la corrispondenza che ricevevo da tutta l’Europa, mentre io scrivevo solo al suo indirizzo della capitale svedese. Ma le nostre missive erano così fitte, e così esaustive, che abbiamo vissuto praticamente ogni giorno vicini, anche se lontani fisicamente. Con l’avvento dell’era dei PC, oggi ci sentiamo tutti i giorni, da Tokyo, Rio, New York etc. Magari avessimo potuto usufruire di questi straordinari mezzi a quei tempi… ma è la riprova che se l’amicizia è sincera, supera ogni barriera. Da Cuneo mi trasferii a Roma per inseguire la mia carriera di attore, il debutto con Gassman, e intanto Luigi aveva lasciato il Cullberg ed era ormai una Etoile della danza, conteso in tutti i teatri per il suo straordinario talento. Béjart lo voleva, ma a catturalo fù il più grande coreografo del mondo, Roland Petit, che dirigeva la compagnia del Balletto di Marsiglia. Dunque ora era in Francia (dove rimase per 35 anni) con un indirizzo fisso. Il Grande Maestro Petit aveva arte da vendere, e un fiuto particolare per non lasciarsi sfuggire un talentuoso Luigi, che al suo primo debutto al Ballet de Marseille, era Frollo in “Notre Dame de Paris”, una grande opera-balletto che tutt’ora gira per il mondo. Negli anni ’80 vennero a Roma al Teatro dell’Opera, e dunque l’occasione per rivederci era a portata di mano. Erano passati 13 anni, ma sembrava ci fossimo lasciati il giorno prima, e per fortuna la tournée prevedeva una sosta di 20 giorni a Roma, e approfittammo per raccontarci di persona tutto quello che ci eravamo scritti…

Il rapporto con Luigi è talmente semplice, che è difficile da descrivere: è fratello, è famiglia, è intimità, complicità, oltre ogni descrizione di una rapporto d’amore sincero, quasi letterario, ma terreno, e avulso da ogni complicanza di carattere sessuale, come maliziosamente hanno pensato in molti per lungo tempo: amicizia al cubo! Le nostre rispettive famiglie sono così felici della nostra amicizia, che inevitabilmente i Bonino, con sorella Laura, il fratello Massimo, la nipotina Carlotta, e finché in vita i genitori Maria e Giuseppe, così come la mia famiglia, mio fratello Bruno, mia sorella Silvia, sua figlia Barbara, e anche mia madre per tutti gli anni che lo ha conosciuto, la prima domanda sentendoci al telefono o vedendoci era “Come sta Luigi,?” o “Come sta Alviero?”, e la stessa cosa per noi, “Come stanno i tuoi?”

Grazie a Luigi ho conosciuto non solo i dettagli dell’arte della danza a quei livelli, ma tutti i personaggi mitici, amici o professionisti che danzavano con lui, automaticamente diventavano amici miei, e così ho conosciuto la Grande Zizi Jeanmaire, moglie di Petit, e partner in molti balletti con Luigi, addirittura, durante una tournée a Roma, serviva una voce recitante e venni ingaggiato per il periodo romano di “Hollywood Paradise”, dove le Star erano proprio loro. Il legame che si creò sia con il Maestro Petit e Zizi era così intenso che quando divenni “stilista” e mi trasferii a Milano, le occasioni di vederci erano ancora più frequenti, e tutt’oggi con la Sig.ra Jeanmaire ci sentiamo al telefono, o ci inviamo messaggi tramite Luigi. 

Un giorno di un fine luglio degli anni ’80, con Luigi avevamo progettato una vacanza in Olanda in macchina, lui era a Fiesole per una serata di Gala, ed io passai in Toscana per assistere allo spettacolo, e poi proseguire il viaggio insieme. Fatalità, arrivo nel pomeriggio (non volevo perdermi neanche le prove) e accadde che il datore luci non si sentì bene, e dunque in due minuti mi trovai con una cartelletta in mano, pronto ad annotare tutte le situazioni tecniche che ogni ballerino necessitava, trattandosi di un galà, dove si riunivano da tutto il mondo le Etoile italiane e ognuno portava un suo pezzo. Mi trovai di fronte  improvvisamente a Luciana Savignano, ad Alessandro Molin e molti altri. Per ognuno prendevo nota del taglio di luce che necessitava, che avrei passato poi al vero addetto alle luci. Ma gli spettacoli e la produzione del balletto di Marsiglia erano così prolificanti che ogni 6 mesi o a Roma, o Milano, o Marsiglia, non potevo perdermi nessun balletto del grande Roland Petit, e tantomeno Luigi, che mi presentò a tutti i suoi partner, e così conobbi e costruii amicizie con Alessandra Ferri, Elisabetta Terabust, Dominique Khalfouni, Denis GanioGiuliano Peparini, fino alle giovani leve della scala tra i quali Roberto Bolle, che oggi è tra i più noti italiani della danza nel mondo. Da stilista, viaggiavo in tutto il mondo anch’io, e seguire le tournée estere di Luigi era diventato così facile, che Tokyo, New York, L’Havana, Rio de Janeiro, erano tappe di lavoro per entrambi. A questi appuntamenti si aggiungevano le vacanze che Luigi divideva con me, spesso in giro per lavoro come ad Honolulu, dove siamo stati almeno 5 volte insieme, a Buenos Aires, a Seoul, Los Angeles, sempre con il comune denominatore, ovvero l’amicizia e l’allegria… In assoluto è con Luigi che ho trascorso i migliori momenti di serenità della mia vita, seppure durante avversità o complicazioni, ma le vacanze spensierate ed allegre in Tunisia, Marocco, Egitto, Grecia, Spagna, ST. Tropez, Portogallo, Turchia e mille altri posti, non le dimenticheremo mai! Anzi, spesso nei nostri frequenti incontri (oggi vive anche lui a Milano, si fa per dire, perché viaggia 11 mesi su 12!) ricordiamo i meravigliosi viaggi compiuti e progettiamo nuovi viaggi, magari in combinazione con un suo spettacolo con Michail Barysnikov, con il quale hanno realizzato progetti in comune, o la rimessa in scena di un balletto a Astana, a Londra, Parigi.

Negli anni ’90…. Il grande Roland Petit mise in scena “Charlot dance avec nous”, e ovviamente Chaplin era interpretato in maniera sublime da Luigi, il quale oltre allo straordinario talento di danzatore, è un grande interprete, un attore con una maschera così incisiva, che non solo ha portato in tutto il mondo Chaplin, lo ha anche interpretato al cinema, nella pellicola “Dancing Chaplin”, dell’autore e regista giapponese Masayuki Suo, marito di Tamiyo Kusakari. (tra l’altro il regista Suo, è l’ispiratore del film “Shall We Dance” con Richard Gere e Jennifer Lopez)  e anche Lelouch lo volle per un ruolo nel film “Per caso o per azzardo”, con Alessandra Martinez.

Nei vari tour mondiali, Luigi ha stretto amicizie con grandi personaggi, dei quali mi raccontava con entusiasmo la grandezza degli stessi, come John Travolta, Liz Taylor, Liza Minnelli e altri.

Con il Grande Maestro Roland Petit, ogni suo viaggio a Milano non mancava una visita alla mia  boutique, godevo della su stima, in primis perché amico di Luigi, e indubbiamente apprezzava il mio lavoro.  Mi propose una mostra di pezzi ancora in produzione del suo amico di gioventù, niente meno che Jean Cocteau: non esitai e per un mese esposi tutti gli oggetti riprodotti, con grande orgoglio. Sempre durante le sue visite a Milano, che Luigi fosse in città o meno, Mr. Petit mi chiamava per uscire e conoscere la Milano divertente che io frequentavo. Una sera erano entrambi (con Zizi) in città, e con Luigi li portammo in una balera che in quegli anni dedicava al ballo una grande attenzione, “La nuova Idea”, dove nella prima sala si ballava il liscio con una orchestra e proprio Petit, mi incitò a cimentarmi in un valzer con la adorata Zizi… Ci accolse con un applauso, e nella prossima lettera che ricevetti, non solo elogiava il mio talento di stilista ma terminava con una frase che conservo con molto orgoglio “En plus vous dansée très bien”… Il fatto che mi stimasse per il mio lavoro, lo dimostra il fatto che nel 2000 mi convolse nel mio mestiere di stilista commissionandomi i costumi per il suo prossimo spettacolo con la “Asami Maki Ballet Tokyo” con la nuova produzione per montare il “Duke Ellington Ballet”, dedicata al grande musicista. Trovai un tessuto lucido, disegnai per danzatori e danzatrici un pantalone molto aderente e un giubbotto con zip… Mister Petit ne volle uno anche per se. Dopo la prima di Tokyo, alla rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli, mi chiese di rifargli un altro capo, poiché era talmente affezionato da non indossare altro che questo. La tournée prosegui all’Opera di Vienna, e in vari teatri del mondo. Il maestro creò per Luigi e Zizi un pezzo straordinario , “Cheek to cheek” sulla musica di Irving Berlin, portata al successo dal film con Fred Astaire e Ginger Rogers. Un tavolo e due sedie in scena e la straordinaria bravura dei due interpreti intenti nella reciproca seduzione, un successo che ho visto almeno 50 volte, e mentre Luigi era la parte fissa, ruotavano intorno a lui le più grandi star della danza: lo vidi con Zizi, con Carla Fracci, con la Terabust, con la Ferri, e persino a Cuba con Loypa Arajuco e di recente e Spoleto con Eleonora Abbagnato.

Nei suoi viaggi intercontinentali, sempre per ballare con grandi étoile, ho avuto la possibilità di vederlo al London Coliseum, addirittura con Margot Fonteyn, al Metropolitan di New York in una straordinaria “Notre Dame” dove lui era Frollo, Il “Gobbo” era nientemeno che Rudol’f Nureev, ed Esmeralda, Natalia Makarova!!!! STRAORDINARIE PERFORMANCE! Tra l’altro, aneddoto nell’aneddoto, Luigi mi procura un posto a sedere dentro un palco, dove entro e trovo 3 signore americane elegantissime, una delle quali era niente meno che Jacqueline Kennedy, con un lungo  vestito bianco, in shantung di seta e corredata di gioielli di una bellezza impressionanti. Emozione nell’emozione, non mi lascia sfuggire un complimento dicendole “Mrs. Jacqueline, you are the most elegant woman in the world!”… lei mi strinse la mano e mi disse “oh Dear, come to tell me this every night”, poi calò il buio e ci godemmo il secondo atto, tra lunghissimi applausi e saluti alla ex first lady e le amiche.

Anni prima Il Genio Petit mise in scena “Pink Floyd”, con le musiche del famoso gruppo, e la modernità del balletto vedeva in scena sia Luigi che la più singolare delle danzatrici straordinarie Italiane, Luciana Savignano. Diventata amica, addirittura accettò di aprire una mia sfilata interpretando la Dea Ixchel, una Regina Maya, nella mia collezione dedicata a quella civiltà con top model in passerella.

Un altro cavallo di battaglia di Luigi è il Balletto sempre creato dal Maestro Petit, a due personaggi, “Le Jeune homme et la mort”, altro must che ho visto almeno 100 volte sempre con Luigi come protagonista e il passaggio di una dama che lo conduce al suicidio, interpretato ogni volta da diverse star della danza. “Jeune homme”, il Maestro lo portò in giro per il mondo con altri ballerini, come Nureev, Bolle, Barysnikov e un’infinità di talenti. 

Con Carla Fracci e Beppe Menegatti, vicini di casa a Milano, costruimmo un rapporto di amicizia così sincero che, un giorno si e uno no, Carla, passava in boutique a salutarmi. Alla festa dei miei 50 anni, fu proprio con la Fracci che detti il via alle danze con un classico Valzer, tutto questo grazie a Luigi, grazie al suo insuperabile talento sovrastato dal suo spessore umano.

Con Luigi, ben presto, ho capito cos’è il vero talento, la vera dedizione, la precisione, i frammenti dei dettagli curati in modo maniacale, ma con risultati che raggiungono livelli insuperabili. Ha influenzato anche il mio campo, sempre alla ricerca di quel livello di professionalità, irraggiungibile per me, perché il mio lavoro passa sempre attraverso molte mani, mentre il suo è insito in lui, nel suo corpo, nel suo spirito, anima, cervello e unicità di talento.

Luigi è così disciplinato e rigoroso che, pur essendo una stella della danza a livello mondiale, ha sempre rifiutato la popolarità a favore dello studio continuo e sempre più dettagliato nei minimi particolari, infatti non ha pagine facebook, o instragram, non ama i social, tantomeno i talent show dove la danza non è ai livelli di perfezionismo quale lui vorrebbe. L’unica che apprezza veramente è la Celentano, con la quale condivide tutte le critiche che l’hanno resa nota in Amici. Tuttavia se cercate in internet Luigi Bonino o Roland Petit,  troverete una quantità notevole di video che vi daranno conferma del suo talento.

Luigi, ha sicuramente dalla sua parte il talento, ma la vera fortuna  ce l’hanno i giovani che possono prendere lezioni da lui, in ogni teatro del  Mondo, da Santiago del Cile, all’opera di Parigi, e alla Scala, dove collabora con intensità con Roberto Bolle.

La fortuna è loro, che, se con intelligenza ed intuizione sapranno coglierne i dettagli, saranno i nuovi Bonino, anche  se … Inevitabilmente INIMITABILE.          

I love you….Luigi