sabato, Novembre 23Settimanale a cura di Valeria Sorli

L’avvocato della musica

Esistono manager e manager, avvocati e avvocati: poi c’è l’avvocato Ugo Cerruti. Il suo nome per molti
verrà associato a due grandi big della musica, Eros Ramazzotti e Ivana Spagna, ma ” l’avvocato della
musica”, come mi piace chiamarlo, è una vera e propria istituzione nello showbusiness. Intervistarlo è un
vero piacere: oltre ad una sconfinata competenza nel mondo della canzone italiana, l’avvocato è una
persona carismatica, passionale e divertente. Ci incontriamo a Milano per una chiacchierata tra aneddoti
curiosi e progetti futuri in uno scenario complicato per la musica di oggi e probabilmente di domani.
Avvocato, quando nasce il Suo amore per la musica?
Nasce da giovanissimo: ho sempre amato la musica e mi divertivo a fare il “dj” in una piccola radio locale
nell’astigiano, dove vivevo. Una sera mi chiamarono per caso al famoso Globo di Borgo Vercelli, proprio in
una delle prime serate dall’apertura: mancava un dj e pensarono a me! Fu tutto abbastanza improvvisato
ma andò benissimo! Non avevo molti dischi con me quindi dopo un po’ misi direttamente gli album interi
per riempire la scaletta, come Jesus Christ Superstar! Funzionavo bene e ci rimasi per 5 anni conoscendo
praticamente tutti i grandi nomi della musica italiana di allora.
Che cosa ricorda di questa esperienza?
Momenti bellissimi e di vero divertimento, senza contare che incontrai tanti miei “miti”. L’esperienza si
concluse ma il fascino di quel mondo mi aveva segnato per sempre.
Dalla pista da ballo al foro: come avvenne questo passaggio?
Mi iscrissi alla Facoltà di Giurisprudenza e terminai gli studi: oramai mi ero trasferito a Milano e nel 1983 aprii il mio primo studio legale con il mio amico e collega fraterno Ruggero Guccione. Iniziò così la nostra carriera nell’ambito legale. Nel corso degli anni mi è capitato di seguire alcuni casi legati all’ambito discografico, ma la svolta arriva nel 1985 quando si presentò nei nostri studi un giovane e sconosciuto ragazzo di Roma: era Eros Ramazzotti. Iniziammo a seguirlo non solo dal punto di vista legale ma ci appassionammo sempre di più al management. Erano anni particolari, mi viene da sorridere a pensare come nascevano “i manager” o i cantanti: era tutto molto legato alla musica, meno allo spettacolo, internet non esisteva e la discografia trainava l’intero showbusiness musicale. Nel 1989 morì improvvisamente Guccione: mi trovai in mano la gestione dello studio. I rapporti con Eros e il suo team divennero sempre più stretti e decidemmo di lavorare insieme a 360° fondando RadioRama, l’etichetta discografica di Eros.            Da questo momento accaddero delle cose straordinarie: il successo di Ramazzotti divenne internazionale e iniziammo a produrre anche altri artisti emergenti e non tra i quali una stretta collaborazione con Gianni Morandi. Quando dico internazionale intendo un nome conosciuto e riconosciuto a livello mondiale.               A distanza di anni credo che Ramazzotti sia veramente uno dei pochi nomi che ha saputo portare la musica italiana nel mondo coinvolgendo artisti come Cher, Tina Turner, Joe Cocker.
Quali sono stati i momenti che ricorda con maggiore affetto di questi anni?
Sicuramente la prima volta che ho incontrato Eros: era un ragazzo semplice e volenteroso, mi colpì molto da subito. Poi non scorderò mai il concerto a Monaco di Baviera, un evento dove un Eros biondo platino diede il meglio di sé, duettando anche con Tina Turner. Indimenticabile anche quando siamo andati a suonare alla villa di Cher a Malibu: volevamo proporle un duetto, quindi ci siamo presentati e lei elegantemente ci ha ricevuti! Posso dire di avere suonato il campanello di Cher!
Con chi ha collaborato oltre a Ramazzotti?
Praticamente con quasi tutti gli artisti italiani come studio legale, mentre come manager da anni seguo Ivana Spagna, un’altra artista internazionale, con la quale ho un legame di grande affetto e stima.               L’ho incontrata per la prima volta proprio nella discoteca in cui lavoravo quando cantava con il suo gruppo Opera Madre. Ci siamo rivisti tanti anni dopo per una consulenza: la sorpresa fu incredibile perché lei mi riconobbe! Il DJ-avvocato! Dal 1999 lavoriamo insieme. La stimo tantissimo come donna e come artista che non conosce generazioni, ha un talentotrasversale e camaleontico: basti pensare che nel suo live si passa dalla dance alla musica leggera, attraversando il mondo dei cartoon.                                                                    E’ a tutti gli effetti un’artista internazionale.
Come vede la musica italiana di oggi?
Purtroppo in una profonda crisi: l’avvento di Internet ha decretato la fine della discografia a mio parere. Anche dal punto di vista legale non c’è stata tutela sufficiente, soprattutto all’inizio. Oggi è palese che la musica è diventata puro etere, non hai più il disco o il cd come oggetto di musica. Direi che la canzone fa parte di una macchina di spettacolo, legata ora ad un talent televisivo, ora ad un concerto, ora ad un progetto marketing pubblicitario. Poi il lockdown è stato veramente tragico per la musica: oltre ad avere bloccato la stagione must per tutti gli eventi live non c’è stata alcuna tutela per il comparto, se non dalla sola SIAE. Onestamente, per i prossimi mesi vedo uno scenario ancora molto incerto.
Dopo tanta musica dal punto di vista legale e manageriale Le piacerebbe tornare in consolle?          

Il primo amore non si scorda mai! Per gioco devo dire che sono tornato diverse volte “in scena” durante i concerti di Spagna: intrattenevo con un mix dance durante i cambi di abito! Oggi le mie figlie si stanno occupando dello studio: in realtà mi piacerebbe insegnare il complesso e affascinante mestiere del “manager” nell’altrettanto complesso e affascinante mondo della musica.
Avrebbe mai immaginato di diventare uno dei più importanti nomi della musica italiana “da dietro le quinte”?
Non esageriamo! Ho sempre lavorato tanto e forse la passione che ho per questo mondo mi ha portato agli incontri unici che hanno dato vita al mio lavoro. Non bisogna mai montarsi la testa!                                       Una grande soddisfazione però l’ho avuta: anni fa ero ad Alessandria per una tappa de La partita del cuore con tutti i cantanti. Conoscevo bene quel ristorante sin da piccolo: avere portato i grandi nomi della musica italiana di allora in quel posto è stato veramente una grande emozione! Ricordo che chiamai mio padre per condividere con lui quel momento! Pensa che mi chiesero addirittura un autografo! Insomma, ero anche io una… star!

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