Affetta da alopecia fin da bambina, la giornalista e influencer napoletana si è riscoperta stilista per aiutare le donne senza capelli: “Così restiamo belle senza bisogno di parrucche”
La diversità è ricchezza. Molto spesso, però, spaventa e discrimina. Lo sa bene Lucia La Marca, per tutti da sempre, ‘la ragazza col turbante’, che da bambina ha scoperto di soffrire di alopecia, perdendo i capelli in tenera età. Vittima di innumerevoli episodi di bullismo, la giornalista napoletana, oggi ventisettenne e col capo completamente glabro, ha ideato un progetto artistico ed ecosostenibile, in favore delle donne che, purtroppo, vivono la sua stessa condizione. “Ho perso i capelli molto presto e, per questo motivo, sono stata costantemente presa in giro”, ci dice Lucia. “Ho iniziato a realizzare dei tutorial di bellezza handmade e, di recente, anche copricapo artigianali che sostituiscano le tradizionali parrucche”.
Lucia, da anni soffre di alopecia universale, una patologia invalidante autoimmunitaria. Com’è cambiata la sua vita, da quando si è manifestata la malattia?
“La mia vita non è mai cambiata! E’ cambiata quella delle persone che avevo accanto. Ho cominciato a perdere i capelli, quando avevo solo tre anni e, a 4, già non ne avevo più. Non ricordo neppure che colore avesse la mia chioma, non so quale sensazione si provi nel pettinarsi al mattino. Mi sono sempre sentita normale, mi ripetevo che in fondo fossi nata così ma la diversità era negli occhi di chi mi guardava. Ricordo ancora quando alle scuole elementari la mia maestra mi fece sedere da sola in un banchetto, perché convinta che avessi contratto una malattia dermatologica infettiva. A quei tempi, però, era impensabile parlare di body-shaming”.
Dopo anni di solitudine e di dolore, ha deciso di riprendere in mano le redini della sua esistenza e ha iniziato a realizzare dei tutorial di bellezza handmade per supportare le donne durante la chemioterapia.
“L’alopecia è una malattia rara che si manifesta con la perdita di peli e capelli, ma l’origine del problema è di tipo autoimmunitario. Nel disperato bisogno di vedermi con una folta chioma, ma soprattutto sana, i miei genitori mi hanno sottoposto a tutte le terapie possibili, ma erano solo palliativi. Ad oggi, non esiste una cura, e tutti quei trattamenti sperimentali a base di cocktail cortisonici non hanno fatto altro che danneggiare ulteriorimente il mio corpo ma soprattutto la mia autostima. Ero costretta a portare sempre delle fastidiose parrucche con le quali non riuscivo proprio a familiarizzare. Al mio sedicesimo compleanno, però, mi regalai la libertà di cestinare tutte le parrucche accumulate negli anni. Crescendo, poi, cominciai a prendere familiarità con il mio corpo, diventando abile ed esperta nel truccarmi gli occhi e, nel nascondere le sopracciglia glabre. Così, ad un certo punto, ho deciso di condividere queste mie capacità con tante altre donne che, come me, combattevano una malattia, realizzando dei video tutorial affinché potessero sentirsi più belle e riuscire a guardarsi allo specchio anche durante i cicli di chemioterapia”.
Più volte, a mezzo social, ha parlato di ‘bellezza della diversità’. Che significa?
“La natura ci insegna che, in fondo, la normalità non esiste! Ogni specie vivente ha le sue caratteristiche ed ogni essere conserva le proprie unicità, dal codice genetico al modo di pensare. Ma non ho mai capito perché la società volesse ritagliarsi dei modelli condivisi, delle scarpe strette da indossare a tutti i costi. La vera bellezza è nel rimanere sempre se stessi, non di certo indossando una taglia 38 o una fluente chioma”.
Da qui, è nato il progetto denominato ‘La ragazza col turbante’, volto alla creazione di particolari copricapo artigianali, in sostituzione delle tradizionali parrucche. Ci può raccontare?
“Ho sempre odiato le parrucche, le vedevo morte sul mio viso e mi sentivo tremendamente brutta quando le indossavo. Volevo ricreare la bellezza del quadro di Vermeer e, così, un giorno chiusa in bagno, decisi di realizzare il mio primo turbante. Mi sentivo bellissima, mi sentivo finalmente me stessa. Ma tutto questo non mi bastava, desideravo l’unicità e la fierezza sul viso di ogni donna, la stessa fierezza che provavo io quando ritagliavo le mie stoffe sul capo. Oggi sono orgogliosa di presentare la mia prima collezione ispirata ai colori naturali delle terre orientali: un mix di tonalità calde e fredde in grado di esaltare le sfumature di ogni incarnato ed ogni personalità. Inoltre, La collezione rientra in un progetto di sensibilizzazione in collaborazione con l’associazione no profit ‘Alopecia & Friends’ di Claudia Cassia, da anni impegnata nella ricerca di nuove cure e nel riconoscimento dell’alopecia”.
Da giornalista a stilista a imprenditrice. Adesso che è riuscita a rimettersi in carreggiata, quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Sicuramente smuovere le coscienze. Voglio che le donne si guardino allo specchio e si sentano belle nelle loro normalissime imperfezioni, e non siano condizionate dalle pubblicità delle grandi multinazionali nell’acquisto di parrucche che reprimono la nostra voglia di unicità. Meritiamo la libertà di scegliere e di non nasconderci. So che è un processo difficile, ma vorrei poter essere quel modello di forza e coraggio che tanto mi è mancato da piccola. In cantiere c’è la voglia di arricchire la mia collezione di turbanti, con altri articoli, mentre sui canali social si è creata una vera e propria community pronta a dare consigli preziosi per la realizzazione della collezione.
PH-Mauro Grosso