“C’erano programmi, un fermento incessante scandiva il ritmo della città. Poi STOP. Seguirono le idee messe da parte e intrappolate dall’isolamento. L’unica certezza in questa parentesi di sospensione è stata la speranza di tornare, un giorno, a realizzare i nostri sogni. È Milano che ci ha insegnato a sognare. Milano da sempre unisce sorrisi e lacrime di gioia di decine di migliaia di persone che si riuniscono per cantare all’unisono con il loro idolo, che marciano composte per portare avanti ideali di uguaglianza e rispetto illuminando la Galleria Vittorio Emanuele II, che colmano una piazza di colore per ricordarci il potere salvifico dell’arte. È, paradossalmente, la stessa Milano che ha gridato nel silenzio assordante dei mesi di lockdown e che ha trattenuto la sua voce quando strade e palazzi attendevano, pazienti, di essere ancora palcoscenico per la messa in scena di quello spettacolo che è la vita. Ho voluto raccontare la solitudine di quel rumoroso silenzio vissuto così da vicino. Una volta riscoperta la libertà ho sentito l’urgenza di tradurre in immagini il mio dolore e la mia speranza, nel linguaggio che mi permette da sempre di esprimere le mie emozioni. In memoria degli avvenimenti che hanno continuato tristemente ad accadere, nonostante il mondo apparisse immobile”.
Vale la pena di riportare interamente le dichiarzioni di Marco Piraccini, talento della fotografia, artista dell’immagine, attento scrutatore dell’uomo nelle sue flamboianti contraddizioni: Milano, città emblema della folla grida la drammaticità del silenzio, l’assurdità de vuoto, il chiasso dell’assenza. Piraccini, fotografo delle dive nonché presenza onnipresente degli eventi più glam del jet set meneghino e non solo, è oggi testimone del dramma economico, psicologico e sociale del lockdown.
Con Milano2020 la Personale di Piraccini in esposizione al Mondadori Megastore di Piazza Duomo Milano, è la prima, mi auguro, di una lunga serie di eventi dove l’arte dell’obiettivo diventa opera eterna nella sua memoria. Certo, in un mondo sempre più digitale ed effimero la fotografia stampata resta, fa riflettere e diventa custode di memoria: attraverso le sue fotografie, Marco Piraccini racconta la Milano di quei lunghi mesi, mettendo in evidenza lo stridore tra le visioni di desolazione e l’immagine della città affollata e pulsante di vita – “Milano 2020” è, dunque, quello che sembra il ricordo di un’attività costretta ad interrompere brutalmente il suo corso ma mai decisa ad abbandonarlo, una lunga apnea che impone e imporrà sempre la meditazione. Il passato di ieri, grazie al fermo immagine drammatico, esteticamente perfetto e potentemente comunicativo di Piraccini diventa simbolo e monito di una emblematica corsa al futuro, un fuga che smaterializza la realtà spesso rischiando un imminente schianto sociale.
Agenzia Mondadori Portfolio