Ci vorrebbe un’app è il nuovo singolo con cui Margot Ferrari, showgirl recentemente apprezzatissima anche a teatro, lancia una provocazione: e se anziché avere una persona al nostro fianco scegliessimo un’app come compagno di vita?
Il partner perfetto, del resto, non esiste. Con un reggaeton pop Margot Ferrari gioca intorno a questo concetto, toccando vari temi che ci racconta in questa intervista.
Margot, un’app come fidanzato sarebbe meglio o è solo una provocazione?
Chi può dirlo! Certo, a me piace molto provocare, ma a volte nelle battute c’è anche molta verità. Di sicuro un’app non ci chiede di essere in un modo o in un altro.
Nella società di oggi è così importante mostrare quello che gli altri vogliono?
È importante stare bene con se stessi. Quando si raggiunge quell’obiettivo, sicuramente si piace
anche agli altri.
Tu stai bene con te stessa?
Cambierei alcune cose, soprattutto del passato. Ma in effetti oggi sono molto felice e mi piace
trasmettere la serenità sperando che possa coinvolgere tutti. Sto bene anche perché sono molto
salutista: siamo quello che mangiamo, quindi sono sempre attentissima a ogni alimento che mangio;
non fumo, non bevo. Anche se è difficile farlo credere a volte!
Perché?
Quando sono con gli amici, molti pensano che abbia bevuto. In realtà mi piace divertirmi con
spontaneità senza troppi filtri e sovrastrutture. Se non si è spensierati nella vita privata quando lo si
può essere? Per rimanere sotto esame con gli altri c’è il lavoro, il resto deve avere solo le regole che
noi stessi ci imponiamo.
Come si coniuga la tua filosofia di vita per cui è bello tutto ciò che è naturale con la tua
passione per l’estetica?
Non è solo una passione, sono proprio specializzata in estetica. Ma questa serve a migliorarsi in ciò
che non ci piace di noi stessi: siamo tutti pieni di difetti e tutto sommato ci basta poco per
riprenderci. Non deve essere uno stravolgimento, però, perché altrimenti vuol dire rinnegare se
stessi. L’estetica è una fonte di benessere, non un nemico della vita. E ormai, diciamoci la verità,
sono casi rari quelli che non si preoccupano minimamente di come appaiono. È un biglietto da
visita per tutti.
Gli esami non finiscono mai, ma ogni esperienza rappresenta un motivo di maturità in più. A che punto sei con la tua crescita personale?
Mi sento pronta, proprio perché so riconoscere il troppo tempo sprecato prima.
Che effetto ti fa avere una tua canzone dal sapore estivo in radio?
Ho sempre amato ballare le canzoni anni ’90 di Gigi D’Agostino, ma anche Giorgia, Elisa, Nek. È un’emozione stupenda.
La tua prima sensazione quando hai ascoltato la canzone alla radio?
Non ci potevo credere! Ero stupita, perché vedevo realizzato in un progetto concreto la mia capacità
di cantare, come nemmeno io pensavo di saper fare. Sono sempre molto critica con me stessa e
difficilmente mi piaccio. Amo però esprimermi mettendo sempre in gioco tanti lati del mio
carattere. E, per una volta, mi sono sentita davvero soddisfatta!
Perché oggi i giovani fanno più fatica a emergere sui grandi network?
Non esiste una canzone per una quindicenne o per una trentenne. Dipende dalle emozioni che ci
suggerisce la musica e dalla nostra predisposizione a lasciarci vivere da quella. Basti pensare a Cristina D’Avena: canta sigle per bambini eppure tocca le corde emotive di tantissimi adulti riempiendo le piazze coi suoi concerti!
Lei ricorda sempre l’importanza di non perdere il bambino che è dentro di noi. In qualche modo appartiene anche a te questa filosofia di vita.
Sì, forse non a caso mi diverto tantissimo a imitare Cristina, a volte, quando canto! Ecco, ancora
oggi mi sento un po’ come quando da bambina mi chiamavano “Sailor Moon”, la paladina della
giustizia! Evidentemente certe qualità di noi sono sempre quelle, che maturano e si esprimono
diversamente a seconda dell’età.
Il video è molto simpatico e gioca proprio su questa possibilità di dialogare addirittura con la propria app…
È stato divertentissimo anche girarlo! Con Fabio, il ragazzo che interpreta il mio fidanzato app,
abbiamo riso tanto, entrando nella parte e immaginandoci cosa succederebbe nella vita se ci fosse
davvero un meccanismo digitale così!
Ph- Giuseppe Sinopoli
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