Il lavoro è stato scelto da Cristina Crippa ed Elio De Capitani per la stagione 2022-23 del Teatro dell’Elfo.
Lo spettacolo vanta come primo spettatore Antonio Viganò, direttore artistico del Teatro la Ribalta, la prima Compagnia teatrale italiana di attori e attrici in situazione di disagio psichico che lavorano professionalmente nel teatro.
“Il percorso di creazione è iniziato nel 2019 in forma itinerante urbana nei quartieri, ma si è interrotto a causa della pandemia. Ora la grande sfida è riproporlo su un grande palcoscenico, in cui tutte le tensioni sociali e artistiche possano trovare compimento. Crediamo che il teatro sia realmente rivoluzionario per le nostre vite e le nostre solitudini: con le sue atmosfere cupe e conturbanti, talvolta ironiche e umoristiche, con i suoi personaggi che si muovono tra fantasia e distorsione della realtà, questo viaggio è molto più che uno spettacolo su Kafka. È l’occasione per vedere rappresentata in scena la bellezza della diversità, la moltitudine delle trasformazioni, la forza creativa di questa varia umanità che recita, canta, si racconta e (anche) sbaglia. Vogliamo offrire al pubblico lo squarcio di un microcosmo, uno spaccato di comunità che rivela sé stessa in una messinscena fra vita e sogno.” afferma Marta M. Marangoni, regista e ideatrice dello spettacolo, che ha recentemente ricevuto il Camomilla Award da Women for Women against violence. È stata premiata infatti perché da anni porta avanti la ferma convinzione che oggi sia necessario offrire le luci della ribalta soprattutto alle donne, ma non solo, anche a tutte quelle straordinarie diversità che sono ancora molto poco rappresentate sulla scena italiana.
Il progetto è un format, affinato in 10 anni di esperienza sul campo, basato sui laboratori di quartiere, aperti a tutte le soggettività (anziani, disabili, stranieri, bambini, famiglie), in cui ognuno porta la propria energia generatrice, costruendo reti, relazioni, socialità e arte.
Dall’incontro con questa “comunità” è nata la drammaturgia di Francesca Sangalli, che innesta citazioni letterarie sulle autobiografie dei partecipanti, generando personaggi ibridi, ispirati ai veri protagonisti kafkiani.
Poiché la musica è efficace strumento di creazione di legami e di identità e potenzia enormemente la resa scenica, lo spettacolo è profondamente nutrito dalla ricerca musicale: la colonna sonora e le canzoni sono originali, composte dal maestro Wolf a partire dalle suggestioni di testo e regia. Mentre gli ambienti sonori sono a cura del duo di musica contemporanea RAM – Michele Tadini e Roberto Dani, compositori del tessuto elettronico che si intreccia con le canzoni al pianoforte, eseguite dal vivo dai Duperdu.
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