David Medalla.
Parables of Friendship
a cura di Steven Cairns e Fatima Hellberg
9 aprile – 14 settembre 2022
David Medalla: Parables of Friendship è la prima grande mostra internazionale dedicata all’opera dell’artista, poeta e attivista filippino David Medalla dopo la sua improvvisa scomparsa nel dicembre 2020. Realizzata da Museion insieme al Bonner Kunstverein, che ha ospitato l’esposizione fino al 30 gennaio 2022, e in stretta collaborazione con il David Medalla Archive di Berlino, la mostra racconta l’eredità vitale, lo spirito, l’energia e la radicalità della pratica dell’artista.
Disegni, dipinti, collage, sculture, neon, opere di arte cinetica, partecipativa e performance realizzati in oltre settant’anni di carriera: accanto a importanti prestiti e nuove commissioni, Museion esporrà molti lavori inediti e alcune opere fragili, restaurate per l’occasione e presentate al pubblico per la prima volta, in una mostra – a cura di Steven Cairns e Fatima Hellberg e con un allestimento di Michael Kleine Studio – che si preannuncia essere una pietra miliare per lo studio del lavoro di questo grande ed eclettico artista.
L’opera di Medalla, caratterizzata da un’assoluta libertà di espressione, esplora le possibilità di scambio e intersezione tra arte e vita, mixando grandi temi del presente come l’ecologia, l’identità culturale, la sessualità, l’etica del lavoro, senza mai preoccuparsi delle compartimentazioni attuate dalla società. Dandy e viaggiatore, dopo essere arrivato a Marsiglia da Manila, già negli anni Sessanta Medalla ha vissuto a Londra, Parigi, Venezia, Berlino, New York e ancora a Manila, portando le esperienze di viaggio e di transizione all’interno del suo lavoro, spesso effimero e deperibile perché realizzato con materiali trovati, a ulteriore riprova della natura libera della sua pratica.
Fortemente influenzato dall’arte e dalla letteratura europea del XIX e XX secolo, figura attiva nella Swinging London, Medalla è stato determinante nella breve ma pionieristica esperienza della Signals Gallery (1962–64) di Londra, nel collettivo di performance sperimentali The Exploding Galaxy (1967–68) e in quello politicamente impegnato degli Artists for Democracy di cui è stato presidente (1974-1977). In collaborazione con l’artista Adam Nankervis (1994) fonda The Mondrian Fan Club e la Biennale di Londra (2000), dove i processi di collaborazione e scambio hanno continuato a essere centrali.
Come suggerisce il titolo, Parables of Friendship comprende ugualmente impegno sociale e trascendenza, le due caratteristiche principali della pratica di Medalla: la molteplicità della sua produzione instancabile e la sua continua ricerca di connessioni rivelano una ricerca di “unicità del tutto” attraverso le differenze, e una relazione con l’essere profondamente esperienziale e sentimentale. Nella sua opera si riflettono paradossi e traumi parte dell’identità culturale, identità che per lui resta un processo multitemporale e multidirezionale.
***
David Medalla: Parables of Friendship
a cura di Steven Cairns e Fatima Hellberg
allestimento a cura di Michael Kleine
La mostra è stata realizzata con il Bonner Kunstverein in collaborazione con il David Medalla Archive, Berlino, ed è finanziata dalla Fondazione federale per la cultura, il Commissario federale per la cultura e i media.
Un volume sul lavoro di David Medalla, edito da Museion e Bonner Kunstverein, sarà pubblicato da Koenig Books nella primavera del 2022.
A cura di Steven Cairns, Fatima Hellberg
Bird Flight
Erika Giovanna Klien in dialogo
con posizioni artistiche contemporanee
a cura di Bart van der Heide, Andreas Hapkemeyer e Brita Köhler
9 aprile – 7 settembre 2022
Bird Flight prende il titolo da una serie di opere pittoriche realizzate dall’artista austriaca Erika Giovanna Klien (1900-1957), in cui il volo degli uccelli viene espresso attraverso movimento e luce, temi centrali della sua pratica artistica. Trascurata dalla storia dell’arte come tante altre artiste del Novecento, parte dell’altra metà dell’Avanguardia teorizzata da Lea Vergine negli anni Ottanta, la Klien è stata una delle esponenti più interessanti del movimento del Cinetismo, fondato a Vienna da Franz Cizek dopo la Grande Guerra.
Il Cinetismo delle origini si sviluppa attorno a un’educazione all’arte capace di liberare le energie individuali dei e delle giovani dalle incrostazioni della tradizione: si tratta di un’avanguardia umanistica, che collega il dinamismo con il movimento sensoriale e psichico, rinunciando al mito aggressivo della velocità e del movimento incarnato invece dal Futurismo.
“La parola Avanguardia proviene direttamente dal gergo militare e bellico – sottolinea Bart van der Heide – e definisce la necessità permanente di cambiamento e rinnovamento radicale caratteristica del Modernismo. Tuttavia, il cambiamento non deve sempre e necessariamente avvenire in modo violento. Il pensiero di Erika Giovanna Klien e dei Cinetisti apre la strada a una concezione alternativa di cambiamento che non si attua a scapito di altri. A loro modo radicali, i Cinetisti affermano tuttavia che il cambiamento viene da dentro e che si basa sull’effetto fondamentale dell’esperienza umana.”
Le utopie associate al tema del volo convergono nell’esposizione con due pilastri dell’arte moderna e contemporanea – il movimento e la luce – entrambi al centro della pratica artistica visionaria della Klien, di cui la mostra – a cura di Bart van der Heide, Andreas Hapkemeyer e Brita Köhler, con un allestimento firmato da Matilde Cassani – non si limita a raccontare ed esporre il lavoro. Bird Flight mette infatti in dialogo opere dell’artista austriaca con alcune opere di luce e cinetiche della collezione di Museion, tra cui quattro lavori giovanili della Klien, con l’obiettivo di rendere visibile il suo personale contributo all’Avanguardia, facendone emergere l’attualità e l’influenza sulle generazioni successive.
Accanto a prestiti dalle collezioni del Belvedere Wien, dell’Università di arti applicate di Vienna, del Wien Museum e del Museo Eccel Kreuzer di Bolzano, Bird Flight espone opere degli anni Venti di Max Oppenheimer, Ludwig Hirschfeld-Mack, Elisabeth Karlinsky e Fortunato Depero, degli anni Sessanta di Dadamaino, Mark Adrian, Otto Piene, Günther Uecker e Alberto Biasi, e opere di Eva Schlegel, Spencer Finch, Ceal Floyer, Benjamin Tomasi e Liliana Moro realizzate dalla fine degli anni Novanta.
La mostra è realizzata con il generoso sostegno dell’Austrian Cultural Forum Milano.
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