Il percorso espositivo
Il percorso espositivo si apre con una delle grandi immagini lenticolari alternate presenti in mostra. Ad accogliere i visitatori è infatti la fotografia di Omoregie Osakpolor che ritrae Igun Street, a Benin City, sede delle corporazioni dei fonditori e centro artistico d’eccellenza.
L’occupazione coloniale e le sue conseguenze sono raccontate in un film prodotto in Nigeria che presenta i traumatici eventi del 1897, quando gli inglesi conquistarono e saccheggiarono il Benin. Una nuova scultura in ottone e i canti funebri di Josephine Ebiuwa Abbe esprimono poi l’incessante dolore della società Edo per quei tragici eventi.
Le storie dell’arte dalla prospettiva beninese
Il nucleo centrale della mostra, concepito come un cortile interno e dedicato alla storia del Regno del Benin e del suo artigianato, è suddiviso in quattro isole tematiche che illustrano e presentano le opere d’arte seguendo i concetti di: “Memoria e Architettura”, “Commemorazione e Rituale”, “Prestigio e Performance”, “Produzione artistica passata e presente”. Alcuni partner beninesi sottolineano il significato degli oggetti, come il pendente d’avorio che ricorda il cerimoniale dell’incoronazione. Gli aspetti performativi dell’arte sono presentati nei video che arricchiscono la mostra, attraverso interviste, canti e danze. Per inserire la produzione beninese nel più ampio contesto della storia dell’arte africana, ai sedici oggetti beninesi del Rietberg sono state affiancate opere provenienti dalla collezione africana appartenente al museo e prestiti provenienti dal Bernisches Historisches Museum e dal Musée d’ethnographie di Neuchâtel.
Ricerca sulla provenienza e restituzione
La ricerca sulla provenienza delle opere d’arte è un primo passo per rendere giustizia ai paesi afflitti dal colonialismo portando alla luce storie dimenticate. Seguendo questa considerazione, il Museo ha voluto dedicare l’area esterna della mostra a un percorso che ripercorre la storia degli oggetti, dalla loro creazione fino all’attuale collocazione in Europa. Mappe e documenti d’archivio ne illustrano gli spostamenti, mettendo in evidenza le relazioni politiche ed economiche, le conseguenze dell’occupazione coloniale, le transazioni sul mercato globale dell’arte e il background dei collezionisti.
Infine, una panoramica cronologica presenta la storia del Regno del Benin e le sue ramificazioni a livello globale fino a giungere all’Iniziativa Benin Svizzera. Uno dei capisaldi del percorso che ha condotto all’iniziativa, influenzando il dibattito sulla restituzione, è il Festival of Arts and Culture (FESTAC) tenutosi nel 1977 in Nigeria per celebrare la pluralità culturale del mondo panafricano. Sul tema del processo di restituzione, la mostra indica anche nuove possibili strade da intraprendere e sottolinea l’importanza di collaborare con i rappresentanti dei paesi di origine e della diaspora panafricana.
L’ottica contemporanea
Completano la mostra alcune opere contemporanee che arricchiscono l’esposizione permanente sull’Africa. Con l’installazione It is complicated l’artista caraibica Cherry-Ann Morgan affronta il tema della schiavitù e delle proprie radici africane, mentre Nipadu del ghanese Kwaku Dapaah Opoku offre un’interpretazione artistica del saccheggio del Benin paragonando i musei a dei luoghi di sepoltura.