Un album da riscoprire e in occasione della scomparsa di Milva condividiamo con piacere questo articolo che avevamo pubblicato lo scorso settembre.
Sono passati 10 anni da quel 28 settembre 2010, giorno in cui uscì Non conosco nessun Patrizio!
Con questo album nell’autunno della prima decade del Millennio, Milva annunciava il suo ritiro dalle scene, almeno dal punto di vista “live” e lo faceva concludendo la proficua collaborazione con Franco Battiato, consegnandoci in questo modo la trilogia Milva e dintorni e Svegliando l’amante che dorme.
Nell’incredulità generale e con la certezza che la Pantera di Goro a breve avrebbe potuto tornare a deliziarci almeno dal punto di vista discografico con performance ridotte ma pur sempre continuative, pochi si resero conto che quello sarebbe stato davvero l’ultimo lavoro. Nei mesi successivi infatti a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute, Milva sarebbe scomparsa dalle scene, ritirandosi ad una rigorosa vita privata, una promessa purtroppo mantenuta ancora oggi.
La Rossa sicuramente ne era consapevole e come dichiarò nelle rare apparizioni televisive promozionali in quel periodo, il suo desiderio era quello di chiudere una carriera immensa e unica al mondo con un lavoro firmato Battiato. Anche io quando lessi le sue dichiarazioni non ci diedi molta importanza, certo che un ripensamento sarebbe sopraggiunto così come accaduto per tanti altri artisti. E invece il sipario era proprio calato.
In questi 10 anni abbiamo avuto tempo per metabolizzare ciò che ci siamo persi, per capire ancora una volta quanto possa mancare Milva e per iniziare un percorso introspettivo rivolto a conoscere la sua eredità artistica con maggiore consapevolezza. Così, se in un primo momento Non conosco nessun Patrizio! aveva l’aria di un album realizzato in fretta e un po’ troppo lontano dalle logiche discografiche, oggi possiamo invece apprezzarlo con un pathos artistico.
Partiamo dalla copertina dove appare una Milva giovane fotografata dallo stesso Battiato, un’immagine distonica rispetto al presente di allora che aveva visto Milva molto provata a causa di numerosi problemi di salute, al punto che la stessa uscita dell’album aveva subito ritardi e difficoltà. Il peso della maturità, gli affanni, il logorio di una vita vissuta intensamente al servizio della musica e dell’arte hanno lasciato il segno sulla voce inaspettata, ora ruvida, calda, scura ma affascinante e maestosa.
I brani selezionati appartengono alla produzione artistica del Battiato dei primi anni Ottanta, pezzi surreali e senza tempo: Una storia inventata, Le aquile, Il ballo del potere, Io chi sono?, Segnali di vita. Milva si congeda dalle scene con un’immagine crepuscolare, intima, riservata, particolarmente intensa, distanziandosi dichiaratamente da qualunque ricerca della hit per immergersi completamente nell’avanguardia esistenziale.
Non c’è fretta, c’è tempo per apprezzare: Non conosco nessun Patrizio!, unico inedito firmato Sgalambro, Battiato e Camisasca) racconta la sopravvivenza pacata e consapevole alla fine di un amore, declinando con determinazione la forza di vivere anche nell’alienazione del quotidiano. Nel pieno stile Battiato la logica lascia spazio alle suggestioni, disorientando e ridipingendo la realtà come spazio metafisico.
Il capitolo finale dell’immensa produzione discografica di Milva è rappresentata proprio da queste 10 tracce: riflessiva, talvolta ironica, commuovente, pacata, profonda Milva si congeda a tutti noi consegnandoci questi gioielli (non a caso un lavoro analogo di Alice si intitolava proprio Gioielli Rubati), che non conoscono tempo, catalogazione, omologazione e collocazione, in quanto pure suggestioni d’avanguardia tra musica, teatro, poesia.