Notte degli Oscar
Il cinema, piano dopo piano
Una gallery di scene che hanno come protagonista l’ascensore, per celebrare vecchi e nuovi film candidati al più importante premio cinematografico del mondo
L’omaggio di TK Elevator Italia in occasione dell’evento di assegnazione delle statuette d’oro
Milano, 6 marzo 2024 – Li abbiamo visti chiudersi tante volte troppo in fretta, proprio quando i protagonisti ne avrebbero avuto immediato bisogno, scendere troppo rapidamente, oppure bloccarsi, dando inizio a scene impreviste e, in alcuni casi, imprevedibili. Stiamo parlando degli ascensori, i sistemi di mobilità più usati al mondo, che sono stati protagonisti di tante scene cult al cinema, spesso veri e propri espedienti narrativi utilizzati per favorire un certo sviluppo della trama.
Un “luogo” a cui spesso non facciamo caso, sebbene ci passiamo, in media ogni anno, 16 ore della nostra vita, ma che, se ci fermiamo a riflettere, ci fa venire sicuramente in mente una scena cult di qualche film.
In occasione degli Oscar, TK Elevator Italia vuole celebrare il più famoso premio cinematografico selezionando alcune scene di film candidati agli Oscar nel corso dei decenni ambientate in ascensore, che hanno raccontato alcuni aspetti e l’evoluzione di questo sistema di mobilità.
A partire da uno dei modelli più antichi, quelli dotati di fune: come l’ascensore utilizzato in Batman begins (il primo della trilogia del regista Christopher Nolan), azionato con una manopola, che porta in salvo Bruce Wayne e il maggiordomo Arthur, i quali riescono a fuggire appena in tempo dalla villa che sta andando a fuoco dopo l’attacco di Ra’s al Ghul, intenzionato a distruggere Gotham. Una scena che racconta la caduta metaforica del protagonista, vivo grazie all’intervento del maggiordomo, ma anche il rapporto speciale tra i due: “Perché cadiamo signore? Per imparare a rimetterci in piedi.”, afferma il vecchio Arthur.
Un modello, quello degli ascensori a fune che risale al 1852 e da oltre 170 anni è il sistema di trazione più diffuso e utilizzato, ma che solo in tempi recenti è stato reingegnerizzato e reso ancora più sicuro ed efficiente con la trazione a cinghia.
Anche in Grand Budapest Hotel, diretto da Wes Anderson e vincitore di 4 premi Oscar, l’atmosfera retrò dell’opera ha uno dei suoi fulcri narrativi proprio nell’ascensore rosso e dotato di addetto, quel “Lobby boy” che diventa il confidente di Monsieur Gustave H, un po’ come succedeva anche in Pretty woman, film per il quale Julia Roberts ricevette la candidatura come migliore attrice protagonista.
Questa figura professionale, che era molto comune trovare sui primi ascensori manuali, poiché era necessario attivare la leva di manovra per portare il sistema al piano desiderato, oggi rimane solo in pochi luoghi, come hotel di lusso, anche se si tratta solo di un servizio aggiuntivo “di cortesia”, in quanto i sistemi oggi utilizzati, grazie all’automazione, non necessitano obbligatoriamente di questa presenza.
Proprio grazie all’automazione e ai progressi tecnologici, in tempi più recenti sono nati anche sistemi innovativi che, grazie all’intelligenza artificiale, permettono all’utente di selezionare il piano prima di accedere all’ascensore attraverso un totem (il cosiddetto destination dispatch), e applicazioni che permettono di chiamare l’ascensore al proprio piano. Una rivoluzione tecnologica ma anche sociale, che permette di risparmiare tempo e, a volte, anche di evitare interazioni con altre persone per sapere dove si stanno dirigendo. Una situazione non possibile negli anni ’80, all’epoca di un altro film da Oscar e assolutamente iconico come Ghostbusters, nella scena in cui un anziano signore si ritrova ad attendere l’ascensore insieme ai tre protagonisti in assetto da acchiappafantasmi, ma decide di aspettare il successivo per non salire con quelli che crede siano disinfestatori.
E come non pensare alla scena di Blade Runner, ambientato in un futuristico 2019, in cui Rick Deckard (Harrison Ford) sale al 97 piano per arrivare al proprio appartamento e viene sorpreso da Rachael, che vuole capire se è un’umana o una replicante. Un ascensore sicuramente particolare dal punto di vista tecnico, con un tastierino simile a quello del telefono (ha cifre singole e si può comporre il numero del piano desiderato) e dotato di riconoscimento vocale, ma che ha anche un’altra particolarità, che riguarda la velocità di ascesa. Si può stimare che per fare 97 piani in circa 20 secondi, l’ascensore si muova a circa 75 km/h, ovvero più rapidamente dell’attuale ascensore più veloce al mondo, installato in Cina, che raggiunge i 73 km/h.
Anche il nostro Paese può contare su un impianto ascensoristico particolarmente rapido ed è quello di TK Elevator Italia che si trova a Milano, nel palazzo di Regione Lombardia: potrebbe viaggiare a 10 metri al secondo (circa 40 km/h) ma per garantire maggior comfort ai passeggeri la velocità impostata è ridotta a 8 metri al secondo (circa 30 km/h).
Non è stato invece un ammodernamento tecnologico degli ascensori, ma un’innovazione introdotta nelle cabine per il comfort dei passeggeri, a rendere più leggera una scena di dolore in È stata la mano di Dio, candidato agli Oscar come miglior film straniero. Marriettello (Lino Musella) disegna, infatti, un disegnino osceno sullo specchio dell’ascensore per risollevare in qualche modo Maria (Teresa Saponangelo), che piange nella cabina per il tradimento del marito Saverio (Toni Servillo).
L’introduzione degli specchi negli ascensori ha preso il via alla fine del XIX secolo, essenzialmente per due motivi: per dare l’impressione che lo spazio della cabina sia più ampio e per permettere ai passeggeri di riuscire a vedere cosa avviene nell’ambiente attorno a sé. Un elemento che a uno sguardo meno attento può sembrare solo decorativo, ma che ha invece una grande importanza in termini di accessibilità: permette infatti a chi si muove in carrozzina, ad esempio, di entrare ed uscire con maggiore sicurezza e facilità, soprattutto negli ascensori dove sono già presenti altri passeggeri.
“Accessorio” che, invece, caratterizzava gli ascensori di un tempo ed oggi non esiste più in Italia era il pulsante di “stop”, abolito per legge nel 1999 per motivi di sicurezza: questi tasti potevano essere facilmente abusati o utilizzati in modo non sicuro da parte dei passeggeri, causando disagi o mettendo in pericolo gli altri utenti. Proprio lo stesso anno, però, il bottone è stato utilizzato come espediente narrativo in Essere John Malkovich, altro film candidato a tre premi Oscar, con una sceneggiatura dai tratti surreali, come quello di immaginare un ufficio al settimo piano e mezzo. Raggiungibile ovviamente tramite ascensore, con l’aiuto del pulsante stop e di un piede di porco.
Proprio per garantire maggiore sicurezza, molti ascensori moderni hanno introdotto sistemi innovativi, come videochiamate di assistenza o sensori ottici per monitorare costantemente l’ascensore e rispondere prontamente a eventuali situazioni di emergenza.
Surreale, ma più che altro futuristico è, infine, uno dei più famosi ascensori della storia cinematografica e non solo: parliamo del Wonka ascensore, che ha la particolarità di muoversi in ogni direzione ed è ormai nell’immaginario di tutti. Un’idea, nata negli anni ’60 dalla fantasia di Roald Dahl e trasportato nella pellicola Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, candidata agli Oscar nel 1971, che oggi è però diventata realtà con MULTI, l’ascensore presentato da TKE nel 2017, in grado di muoversi sia in verticale che in orizzontale. Ciò è reso possibile grazie a un sistema rivoluzionario di cabine senza funi che si spostano con la trazione magnetica: una vera rivoluzione nel concetto di mobilità verticale. Per il “su e fuori”, invece, c’è ancora da lavorare…
Perché a meno di non essere Barbie, che può planare dal tetto direttamente alla macchina, come mostrato nel successo al botteghino dello scorso anno e in corsa agli Oscar di quest’anno con ben otto nomination, per ora, e sicuramente per il futuro più prossimo, l’ascensore è il miglior mezzo per andare su e giù, e in qualche caso anche di qua e di là.
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Batman Begins (2005, Warner Bros.) – Diretto da Christopher Nolan, ha ricevuto una nomination agli Oscar 2006 per la migliore fotografia.
Gran Budapest Hotel (2014, 20th Century Fox) – Diretto da Wes Anderson, agli Oscar 2015 ha ricevuto 4 premi: miglior trucco e acconciatura; migliore colonna sonora originale; migliore scenografia; migliori costumi.
Pretty woman (1990, Warnes Bros.) – Diretto da Garry Marshall, ha ricevuto una nomination agli Oscar 1991 per la migliore attrice protagonista.
Ghostbuster (1984, Columbia Pictures) – Diretto da Ivan Reitman, ha ricevuto due nomination agli Oscar del 1985: migliori effetti speciali e miglior canzone.
Blade Runner (1982, Warner Bros.) – Diretto da Ridley Scott, ha ricevuto due nomination agli Oscar del 1983: migliori effetti speciali e migliore scenografia.
È stata la mano di Dio (2021, The Apartment Pictures) – Diretto da Paolo Sorrentino, ha ricevuto una nomination agli Oscar 2022 per il migliore film straniero.
Essere John Malkovich (1999, Universal Pictures) – Diretto da Spike Jonze, ha ricevuto tre nomination agli Oscar del 2000: miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior attrice non protagonista.
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971, Paramount Pictures) – Diretto da Mel Stuart, ha ricevuto una nomination agli Oscar 1972 per migliore colonna sonora.
Barbie (2023, Warner Bros.) – Diretto da Greta Gerwig, ha ricevuto otto candidature agli Oscar di quest’anno: miglior film; miglior attore non protagonista; miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura non originale; miglior scenografia; migliori costumi; 2 brani candidati per la miglior canzone originale.