giovedì, Novembre 21Settimanale a cura di Valeria Sorli

Nureyev – The White Crow

Regia: Ralph Fiennes Anno: 2018

E’ un freddo giorno d’inverno quando Rudolf Nureyev viene alla luce in un anonimo scompartimento della Transiberiana, in viaggio e senza appartenere ad alcuna città. Questo e altri ricordi  attraversano la memoria del giovane Rudolf, quando nel 1961 giunge a Parigi dalla Russia con la sua compagnia di ballo per esibirsi all’Opera: davanti alla bellezza e all’apertura culturale della città francese, ripercorre alcuni momenti della sua infanzia  vissuti in povertà nel piccolo villaggio di Ufa, ultimo di cinque fratelli.

A Parigi stringe nuove amicizie, visita musei, frequenta teatri e locali notturni, che gli danno ciò che la Russia, in pieno regime comunista, non ha mai potuto offrirgli. Ma il suo entusiasmo non è condiviso da tutti, soprattutto dagli agenti del KBG che seguono a vista i suoi movimenti e le sue frequentazioni e si renderà protagonista di un tentativo, storicamente vero, per far rientrare forzatamente in patria Nureyev. Una scena tesa da autentico clima di guerra fredda, che dichiara le intenzioni non solo biografiche ed artistiche del film, ma anche quelle storico-politiche, che ripercorrono un periodo difficilissimo per le relazioni fra Occidente e Russia sovietica.

Il celebre attore britannico Ralph Fiennes riveste in questo film il ruolo di regista e dimostra il suo legame con la cultura e la letteratura russa, basando la pellicola sulla biografia “Nureyev: la vita” scritta da Julie Kavanagh. Il film viaggia su tre piani temporali. Il presente a Parigi, col mondo che si apre agli occhi di Rudolf, si alterna agli anni precedenti, quelli della formazione accademica, quando già il grande ballerino dimostrava un carattere irrequieto e un temperamento ribelle, mentre l’infanzia vissuta in povertà ricorre in rapidi flashback.

Ne esce un film interessante che segue una parte della vita di Nureyev, prima della sua ascesa internazionale, senza mitizzarne la figura, non ce ne sarebbe stato bisogno del resto, ma delineando con attenzione i momenti chiave della formazione artistica e umana di Rudolf, comprese le sue inclinazioni sessuali, abbozzate con naturale delicatezza. Tuttavia non arriva a restituire fino in fondo lo spessore artistico del ballerino, quell’estro che lo rendeva unico al mondo, e nemmeno giunge pienamente allo spettatore l’atmosfera della Russia, dei suoi paesaggi, dei villaggi, del suo popolo.

Il grande Nureyev è interpretato dall’ucraino Oleg Ivenko, primo ballerino del teatro di Kazan, qui alla sua prima esperienza nel cinema. Non sfigura affatto come attore e le scene di danza sono  sublimi; nei suoi occhi brilla quella determinazione e quella sfrontatezza che sono state alla base della carriera della grande etoile mondiale.

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