Utilizza una poetica travolgente e spirituale, con i suoi eterni dipinti ci porta in un’altra dimensione dell’esistenza. Piero Boni, un’artista che proietta le sue visioni su due pianeti diversi modellati sul nostro mondo; l’uno virtuoso, l’altro meno. Un messaggio di un’ideale che incoraggia a prendere una posizione a miglioraci.
Che cosa l’ha spinta a dipingere e, in particolare, a raffigurare dimensioni fantastiche?
Quanto alla pittura ho sempre dipinto fin da piccolo. Il primo quadretto a olio risale all’età di nove anni. Sapevo di avere questa inclinazione, sempre incoraggiata in famiglia con grandi elogi che avevano riscontro anche a scuola nel disegno chiamato “ornato” (di fantasia). Le dimensioni fantastiche della mia pittura nascono dall’esigenza di esprimere ciò che ho dentro. Sogno “mondi superiori” in cui andremo un giorno, poiché credo nella sopravvivenza dello spirito e nel raggiungimento della felicità.
Come nascono i nomi e i titoli dei suoi mondi?
I mondi come è noto sono due, Giò e Artù. Il primo Giò è il meno evoluto dei due, pur essendo più evoluto del mondo in cui viviamo. Il nome scelto Giò, non ha un particolare significato anche se richiama nel suono il pianeta Giove che sappiamo non è abitato. Il nome Artù mi è suggerito dalla ricerca di un nome favoloso: Artù che evoca la “tavola rotonda” e luoghi coerenti con la dimensione fantastica.
La continua ascesa che vede trasformarsi Giò e Artù in versioni sempre migliori si potrebbe accostare al viaggio escatologico di Dante descritto nella Divina Commedia?
Un certo accostamento si può fare. Immagino che lo spirito umano, dopo la morte fisica passi in mondi superiori. Questo lo penso effettivamente, non solo nell’immaginazione artistica. Non moriamo mai e passiamo a mondi più evoluti, con qualche ritorno sulla terra per completare alcune esperienze. Ovviamente nel trasferimento in mondi superiori andiamo per gradi. Cominciamo da quelli meno evoluti (anche se più evoluti della terra). Il pianeta Artù non è assimilabile al paradiso di Dante, che rappresenta la meta finale, ma è un pianeta pieno di gioia. Concluderei comunque che il percorso fantastico da me seguito è effettivamente escatologico, anche perché attinge dal mondo esoterico quanto è dato conoscere in quella direzione.
In Pianeta Artù grande albero e fiore d’energia c’è un riferimento alla fisica quantistica e al “carattere olografico” dell’universo. Come è riuscito a interpretare questo concetto?
Il riferimento alla fisica quantistica e all’olografia è costante nella mia visione del mondo. Siamo indotti a pensare di far parte di un universo olografico che una parte molto qualificata della scienza giudica intelligente e cosciente. Secondo questa corrente scientifica l’universo costituisce un gigantesco computer della coscienza di cui noi saremmo il prodotto, un prodotto capace di elaborare a sua volta nuovi programmi. In tale visione pertanto noi saremmo l’opera d’arte e gli artisti ad un tempo. La pittura consente di entrare più direttamente in questo ruolo ed essere sull’immaginazione maggiormente espliciti e realizzativi.
Ci incuriosisce molto Pianeta Giò. Sconvolgimento del suolo senza vittime. Un esempio in cui la violenza è assente e prevale bellezza e buonumore.
Mi sembra una domanda importante. Nei miei mondi, in quanto mondi superiori, prevale la bellezza. Penso che la bellezza non sia un valore soggettivo ma abbia i caratteri dell’assolutezza. Ne ho parlato esplicitamente in un mio scritto. Nei miei pianeti pertanto, i vari fenomeni naturalistici, e tra questi anche i terremoti, si piegano alle esigenze dei valori estetici e di una superiore moralità. Ogni elemento della natura è pervaso d’intelligenza e coscienza e si esprime con coerenza in ogni manifestazione. Ogni cosa ha gli occhi diceva De Chirico. Io spesso ne faccio effettivo cenno in pittura implicitamente alludendo al sorriso e alla gioia cui siamo destinati. Facciamo parte di una grande coscienza e siamo tutti collegati. Danneggiando gli altri danneggiamo noi stessi. L’inverso avviene con l’aiuto e la generosità. Scriveva B. Pascal; “La felicità è una merce favolosa; più se ne dà e più se ne ha “
Come raffigurerebbe questa pandemia sui suoi mondi?
Non la raffigurerei! V’è un mio quadro dove le immagini alludono alla possibile diffusione di un nuovo morbo sul pianeta Giò. L’ impressione è di totale sconcerto e il titolo che riporto testualmente, lo sottolinea;” Un nuovo morbo sul pianeta Giò? Impossibile! E allora?”. Non vi sono malattie nei miei pianeti. Dopo la morte vivremo tutti in piena salute.
Le opere dell’artista sono in vendita presso: Patty’s Art Gallery
Info e contatti: <a href =”https://www.pattys.it/“>
info@pattys.it