venerdì, Novembre 22Settimanale a cura di Valeria Sorli

Roma e la musica live

Un pomeriggio di novembre mi trovo a pranzare con il mio amico Alberto, musicista talentuoso e affermato, e da un discorso ad un altro, nella tranquilla atmosfera di un bistrot francese al centro di Roma, ci troviamo a parlare di musica, ragionando su come, questa forma d’arte venga proposta nella città eterna.

Raccontare ad un amico le proprie esperienze, fatte di gioie e di delusioni, diviene uno sfogo naturale, specie nel meraviglioso mondo musicale, dove non è sempre facile andare avanti, in un Paese, che considera l’arte bella ma superflua.

E’ curioso come due musicisti che suonano due generi differenti, possano giungere ad una conclusione uguale, cioè che Roma, è una città che in termini musicali offre poco.

Le piattaforme dove proporre le dolci note di uno strumento, spesso dei luoghi che non c’entrano con gli spazi live effettivi; la mancanza degli strumenti necessari quali mixer e casse attive, sono gran parte delle volte assenti, e lo stesso musicista deve rimediare a tale assenza caricando amplificatori e tutto il necessario per la serata. Per contro ci sono anche club dove c’è tutto l’occorrente, ma gran parte delle volte tali realtà vengono proposte a musici che hanno un grande seguito di gente, o dove è possibile accedere solo tramite conoscenze di altre persone che hanno già suonato lì, e che se sono artisti neofiti, hanno scarse probabilità di esibirsi; ecco il clientelismo estendersi anche nel pianeta musica.

Molte strutture sono state costruite e poi sono rimaste incustodite senza mai essere utilizzate per concerti o eventi, e molti spazi inutilizzati potrebbero essere palcoscenico per serate artistiche, ma il lassismo e la scarsa capacità di organizzare qualcosa a favore della musica, lasciano un vuoto desolante.

Ma non finisce qui, un altro nemico che impedisce l’espandersi della musica in una città che vive ormai di Storia, è lo stesso modo di pensare dei romani, e lo dico con l’amaro in bocca, essendo romano trasteverino. Gran parte delle volte, e questo si evince dal comportamento che si palesa in queste occasioni, durante l’esibizione degli artisti c’è scarsa attenzione. Mi è capitato sia da musicista che da spettatore, di essere testimone di scene assurde durante dei live, nei pub molte volte il volume della voce e delle risate dei disattenti astanti copre il suono delle note musicali dei musici, che in gran parte dei casi sono costretti per sentirsi, ad alzare il volume degli strumenti. Non è sempre così, fortunatamente ci sono dei club che nascono come musicali, dove le persone sono attente ma il malcostume di urlare invece di ascoltare, supera di gran lunga l’educazione civica che si dovrebbe adottare in queste occasioni.

Un altro neo è la mancanza di aggregazione tra i musicisti romani. Non c’è spirito di collaborazione, ognuno pensa ad annaffiare il proprio orticello ed un sipario di indifferenza divide la vita degli artisti, se ci fosse più spirito di gruppo e condivisione, non intesa nel senso virtuale del termine, ma umano, tutto risulterebbe più semplice. Così il cinismo lascia spazio all’indifferenza, invece che ad una sana interazione nei rapporti sociali, che aiuterebbe a far crescere la categoria e non a formare tante singole  realtà divise in compartimenti stagni.

La musica di sottofondo nel nistrot ecco riprodurre Grant Green, il jazz accompagna la fine del pranzo con il mio amico Alberto. Lui è uno di quelli che ha deciso di intraprendere la sua carriera altrove, come tanti altri cervelli vaganti per vivere dignitosamente e trovare la sua dimensione, deve emigrare per sentirsi finalmente appagato dalla vita e vivere della  sua arte. Uscendo dal ristorante mi dice di non mollare, noto nei suoi occhi tanta speranza e forza di volontà, gli auguro il meglio e un giorno  spero di poter parlare con lui in una città dove ci sia più spazio per tutto e  meno per l’indifferenza, in bocca al lupo man, ti auguro il meglio! Riprendo il mio scooter, e tra i clacson impazziti del Lungotevere vedo il fiume scorrere lento come questa città, peccato, Roma sei bellissima, l’atmosfera profuma di storia, e se il modus vivendi di chi ti vive fosse  meno cinico e più umano, saresti il luogo ideale dove trascorrere una vita intera, anche se, ad onor del vero, per lasciarti, ci vuole davvero molto coraggio.