venerdì, Novembre 22Settimanale a cura di Valeria Sorli

Sanremo è Sanremo

 

Anno dopo anno, siamo arrivati alla 69novesima edizione del tanto vituperato, amato, odiato, detestato, ammirato criticato Festival della canzone Italiana, più comunemente chiamato FESTIVAL DI SANREMO, o semplicemente SANREMO.   E quante ne abbiamo sentite  di storie, visti inciampi e cadute, o clamorose passerelle di conduttori e conduttrici in preda la panico davanti alla ripida scalinata, di scoop poi smentiti….  E quante le  canzoni ascoltate, ultime balzate prime in classifica,  prime cadute nel dimenticatoio, cantanti triturati dalla macchina della musica, vincitori reali, altri morali, e altri ancora di dubbia certezza la votazione.

La partenza nel ’50, in bianco e nero, dal Casino delle Feste, in un dopoguerra speranzoso, e giustamente  premiato dal boom economico. L’origine del Festival di Sanremo va ricercata nell’idea di incrementare il turismo nella stagione morta (febbraio) creando delle manifestazioni. Angelo Nizza, organizzatore di eventi,  si attivò a Torino per realizzare un accordo con la EIAR e con l’agente Amato si recò a Milano per chiedere alle case discografiche di inviare dei cantanti. Furono inviati Nilla Pizzi e Gino Latilla.

Il 29 gennaio 1951, con il saluto in diretta radiofonica dello storico conduttore Nunzio Filogamo agli «amici vicini e lontani», iniziò la prima edizione del festival.  A gareggiare furono soltanto tre interpreti (Nilla PizziAchille Togliani e il Duo Fasano), che si alternavano nell’esibizione delle venti canzoni inedite in gara. L’edizione fu accolta molto freddamente dalla stampa e dai critici musicali, così come dal pubblico in sala che continuò a cenare e parlottare durante le esecuzioni. A vincere fu Nilla Pizzi con Grazie dei fiori.

Se la prima edizione fu tenuta «nell’indifferenza e nel disinteresse pressoché generali», già la seconda edizione incontrò un maggiore favore degli autori e degli editori musicali, Vince ancora la Nilla nazionale,  con la serenata popolareggiante “Vola, colomba bianca vola” al primo posto, seguita dal secondo e terzo posto, sempre interpretati dal lei, mai successo nella storia, con “Papaveri e papere” e Una Donna  prega”.  Ho avuto modo nel 96 di conoscere e frequentare la Pizzi, adorabile signora, gentile e divertente intrattenitrice, e proprio a casa mia, abitudine che ho sin dai primi  Sanremo intorno ai 18 anni, di riunire amici, a volte un folto gruppo, per fare le nostre votazioni da casa. Inutile dirvi che il divertimento è spassosissimo, perché si sprecano osanna come denigrazioni, compiliamo la nostra classifica, decretiamo il nostro vincitore, ma soprattutto sono i look ad essere presi di mira. Quando mi trasferii a Milano, l’appuntamento in casa divenne  un rito obbligatorio, e furono anni di grande fermento per la preparazione del “mio Festival”, al quale partecipavano con molto piacer sia amici che personaggi del mondo ella canzone. Nilla era una habitué, ma anche la Vanoni, e una lunga lista di vip. Un anno addirittura Memo Remigi condusse da casa mia il “contro festival”, per una tv della Lombardia, e tutti muniti di schedine e matita, si votava la canzone, la scenografia, il presentatore, e l’abbigliamento. Patty Pravo e Anna Oxa si sono sempre contese lo scettro del look migliore, ed eravamo tutti dell’avviso che un artista che si esibisce a Sanremo, ha l’obbligo di proporre il suo talento, ma come artista deve soddisfare anche l’estetica: abbiamo sempre fischiato a chi si presentava in jeans, o t-shirt, come il nostro vicino di casa, e lo ritenevamo una mancanza di rispetto per gli ascoltatori, che giustamente si aspettano  da un divo della canzone una stravaganza, o un abbigliamento non comune. Patty e Anna non hanno mai deluso, anzi ci hanno premiati con sbalorditive idee, sempre diverse, sempre al top.

Ripercorrere la storia delle 68 edizioni è assolutamente impossibile, ci servirebbero un migliaio di pagine e una competenza canora, una analisi storica, che francamente non ho,  e che comunque hanno fatto egregiamente  in molti , critici o esperti, e dunque mi limito a raccontare il “mio Festival”, che ho sempre amato, trascurato in qualche edizione poco  convincente, ma sempre gioiosamente accolto, con una cena per la serata finale, dove la mia specialità era quella ci cucinare una enorme insalata russa, in un grande piatto tondo, decorata  la parte superiore dedicandola a vari personaggi, da Nilla a Betty Curtis,  o addirittura la Trio, quando nell’86 parteciparono come ospiti con il solito grande successo. Tullio, Anna e Massimo erano e sono amici carissimi ancor prima che nascesse il trio, e come ho già raccontato più volte facevano parte del gruppo che ogni sera incontravo al Pantheon di Roma, durante il mio  percorse di attore. Questo piatto glielo servito in varie occasioni, feste in casa, che davo con frequenza e alle quali non mancavano mai, neppure dopo il grande successo.

Ma torniamo al mio Festival,  che stabilivamo  positivi o meno già dall’annuncio dei presentatori: per anni abbiamo apprezzato (e subìto) Pippo, che gareggiava con il mitico Mike,  Corrado, ma non abbiamo amato la conduzione di Fazio, tantomeno quella dell’89 con i figli di papà, Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn, e Gianmarco Tognazzi, così come quella della coppia Fenech-Occhipinti del 91, tiepidi con quelle di Bonolis, allegra quella della Clerici, belle quelle di Conti, apprezzata quella dello scorso anno di Baglioni, (già meno predisposti per questa nuova edizione).

Poi il cast dei cantanti che contestavamo spesso già a novembre quando vengono annunciati, quasi sempre, e le canzoni, che abbiamo amato immediatamente alcune, altre abbiamo, come tutti, fatto fatica ad apprezzarle subito,  salvo  ricrederci poi. Grande attesa per le scenografie: il lungo periodo, a apprezzatissimo di Gaetano Castelli, e negli ultimi anni particolarmente tecnologici, abbiamo alzato il pollice su, inneggiando chi, in un teatro come l’Ariston di dimensioni microscopiche “ingigantisce” il palco visivamente per un evento di tale dimensione.

Ma la regina resta lei, la canzone; ed allora una ovazione a tutte quelle dei Matia Bazar, Patty e Oxa, Ramazzotti, Pausini, “Trottolino amoroso dudududu-dadada”, ma ancor prima Modugno, Villa, Renys, Vanoni e Zanicchi, i Ricchi e Poveri, Albano e Romina, fino a Mengoni, e gli indimenticabili Tenco e Mia Martini,  la sorprendente Cinquetti, il discusso Bobby Solo, il potente Fausto Leali, la candida Orietta, la pantera di Goro Milva, l’aggressiva Loredana Bertè via dicendo.

Ci piacevano molto tutte quelle edizioni che vedevano in gara un cantante italiano e un big straniero, in competizione,  e abbiamo così scoperto i talenti di Timy Yuro , Josè Feliciano, Gene Petney, Louis Armostrong, Les Surf, Antoine, Cher, Paul Anka, Dionne Warwick e altri ancora.

L’attesa altrettanto spasmodica è per i look, pronti ad essere osannati o distrutti in un nano secondo. Indimenticabile  Orietta con le righe verticali di Mila Shon, le stravaganze di Donatella Rettore e Loredana Bertè, i fantastici look e pettinature di Patty Pravo, l’eleganza di Ornella Vanoni, Antonella Ruggiero, le incredibili trasformazioni di Anna Oxa, Nina Zilli, Malika Ayane, e molte altre, anche qualche uomo, come Max Gazzé,  Zucchero, Elio e le Storie Tese, Raf e vari altri.

Il Festival  dunque è un contenitore di una quantità di elementi, che a volte la canzone passa in secondo piano, ma è proprio in quella scatola che ci piace frugare, per scoprire astuzie, furbizie, strategie, idee innovative, cialtronerie, eccessi , stravaganze, televoti, giurie di esperte o demoscopiche, e chi più ne ha più ne metta. Il pettegolezzo in questo caso è obbligatorio, la critica e la sublimazione pure, la sagra canora lo vuole e noi siamo pronti a soddisfarla.

Una infinità di altre provocazioni arrivano poi dalle “vallette”, o co-conduttrici, e in 69 anni di Rassegna canora ne abbiamo viste e criticate migliaia, e poi le ospiti straniere, che danno lustro al più popolare dei festival, da Sharon Stone a Madonna, Patty Smith, Elton  Jhon, Robin Williams, i Cold Play,  e poi ancora Cori Alpini, Filarmoniche, Bande Paesane o Militari, o voci bianche. Si sono viste proteste in diretta, pianti, delusioni, euforici salti di gioia, tutto per la nostra felicità di stare comodamente sul divano e dire la qualunque.

Un paio di edizioni ho avuto il privilegio di essere invitato all’Ariston in prima fila, con tanto di saluto da parte dei presentatori di turno, e di aver trascorso i 5 giorni della kermesse proprio li, approfittando di portare una mia sfilata, o di presentare la mia autobiografia, e come me, mille piovre si attaccano alla giugulare di San Remo, in attesa di qualche  secondo di visibilità.

Mi sono goduto le poltrone i prima fila, ma non mi sono certo divertito come alle festa sanremesi in casa, con gli amici, gli immancabili garofani e fiori a completare il decoro, e le palette, anzi le matite, le schede e i verdetti, impietosi, e spesso molto discordanti. Ho messo in palio anche premi per chi azzeccava il vincitore, la canzone selezionata per il premio Mia Martini, ho attivato più schermi in ogni punto della casa, ho elaborato catering  dedicati alla rassegna, insomma, il Festival di Sanremo lo facciamo noi, utilizzando tutte le immagini e strafalcioni che il Palco dell’Ariston ci offre. Grazie San Remo, Grazie di cuore.

Chiedo venia  a chi non è citato in queste breve articolo, non certo per demerito, ma per mancanza di spazio, o semplicemente per l’impossibilità di elencare milioni di personaggi  che  hanno calcato quel palcoscenico, ci hanno regalato canzoni meravigliose, come quelle di Dalla, Morandi, Cocciante, Ron, i Pooh, Bocelli, Pino Daniele, Murolo, Battisti, Marcella, Dalidà, Endrigo, Celentano, Di Capri, Di Bari, Cutugno, Ranieri, Dorelli, Arbore, Nek, Arisa, Avion Travel, Vecchioni, Baglioni,  e qui mi fermo nuovamente per il solito motivo: non incappare nel dimenticare, o trascurare qualche eccellenza vocale.

Buon Sanremo 69 a Tutti!