Non è così semplice fare il mestiere del giornalista; ci sono momenti di riflessione e a volte di smarrimento perché quello che scrivi dovrebbe essere originale e offrire spunti interessanti, senza cadere nel banale o nel monotono, soprattutto quando l’intervista la devi fare a una persona che ha davvero tanto da raccontare. Storie, personaggi, avventure e viaggi, viaggi meravigliosi che ti fanno apprezzare ogni istante un lavoro che ti appassiona e ti mette in corpo un’adrenalina pazzesca. Non esistono modi diversi di fare giornalismo, esiste soltanto un mestiere, fatto di tecnica e soprattutto una missione professionale come quella di Stefano Buttafuoco; giornalista professionista Rai e inviato de La vita in diretta.
Passione per il tuo lavoro a 360 gradi, come ti sei avvicinato al mondo del giornalismo?
Ho iniziato dalle televisioni locali, poi per più di dieci anni ho collaborato come inviato per l’Italia con una delle emittenti più importanti specializzate nella produzione di eventi sportivi e cioè per Espn. Un esperienza fondamentale che mi ha insegnato a lavorare in autonomia, con la massima professionalità. Gli americani hanno un modo di lavorare diverso dal nostro. Ti danno subito grandi responsabilità ma se sbagli sei fuori.
Ti manca il giornalismo sportivo?
Diciamo che sono contento di lavorare per La Vita in diretta, un programma che più di altri ti dà la possibilità di trattare vari argomenti. La specializzazione può diventare una gabbia, mentre io amo sentirmi libero di spaziare su vari temi nello svolgimento di quello che considero il lavoro più bello del mondo.
Laureato alla Luiss e con un master in economia, il tuo è stato un percorso particolare o sbaglio?
I miei studi terminati in un ateneo prestigioso come quello della Luiss mi hanno dato una formazione completa che considero comunque un punto di forza. Lo studio ti dà un abito mentale, ti abitua a lavorare curando i dettagli ed a programmarti negli impegni. Mio padre sognava per me un altro sbocco e conseguita la laurea, ho anche lavorato in una banca a Londra. Ma non era quello che volevo fare e la mia passione per il giornalismo e la mia determinazione mi hanno spinto a realizzare i mie sogni.
“La Vita in Diretta”, condotto da Francesca Fialdini e Tiberio Timperi, uno dei programmi più vecchi e seguiti della Rai dove sei inviato e nel quale di occupi soprattutto di attualità, storie di cronaca bianca ma anche di cronaca nera. Quale dei tre contenuti ti appassiona di più e perché?
Direi l’attualità e la cronaca bianca. Mi piace stare a contatto con il territorio e raccontare storie di vita. Sono un curioso, mi è sempre piaciuto confrontarmi anche con persone lontane anni luce dal mio mondo e questo lavoro mi dà questa possibilità, facendomi sentire un privilegiato.
Sei un grande sportivo e super appassionato per la boxe che pratichi da diversi anni collaborando con la Federazione Pugilistica italiana nell’area comunicazione e con varie testate. Ma cosa ti appassiona così tanto di questo sport, diciamo un po’ cruento?
Della boxe mi piacciono i valori che incarna: il rispetto per l’avversario, il sacrificio nella preparazione e la lealtà. Ho iniziato a praticarla quando avevo sedici anni e non ho mai smesso. Ora mi alleno chiaramente di meno, ma – compatibilmente con il mio lavoro – mi diverto ad insegnarla. Sono diventato un maestro e questa mia qualifica mi è servita anche a livello giornalistico nel commento di eventi pugilistici. Ecco, se non facessi il giornalista credo che mi piacerebbe allenare a tempo pieno in una palestra. Cosa c’è di più bello di stare con i giovani trasmettendogli i valori dello sport.
Riesci a conciliare lavoro, sport e famiglia?
E’ difficile ma ci riesco. Mia moglie come i miei genitori sanno che sono una testa un po’ matta. Non riesco a fare una cosa sola ed ormai è troppo tardi per cambiare il mio modo di essere. Mi piaccio così e chi mi sta vicino mi ama anche per questo. Di certo devo ringraziare mia moglie in modo particolare per la pazienza che porta ad assecondare questa mia esuberanza.
Quali progetti hai in cantiere per il futuro?
Mi piacerebbe scrivere un libro per parlare delle storie e dei personaggi che ho raccontato in televisione, ma poi mi rendo conto di non avere abbastanza tempo. Il mio progetto principale rimane allora quello di continuare a fare tutte le cose che faccio oggi, che sono tante.
Chi è per te la gente che piace?
Bella domanda. Le persone che piacciono sono quelle che riescono a stare sempre con i piedi per terra e che non hanno paura di mettersi in discussione mostrando i loro pregi ed i loro difetti. Sembra facile, ma non lo è. Si tratta di una dote naturale, impossibile da imparare. O piaci o non piaci. Per il resto puoi solo fartene una ragione.