“Tu sei mio, ma soltanto se lo dico io”.
A dirlo non è un uomo, ma una cantastorie.
Furia, nome d’arte di Tania Furia, prima di tutto è una Donna di oggi. Come tale, ama raccontare con profonda introspezione i problemi della vita e quanto sia difficile essere dalla parte “rosa” dell’esistenza.
Una frase che detta così potrebbe suonare fuorviante, ma io vi invito ad approfondire perché è il titolo di un brano dell’album “Cantastorie”. Tutto è tranne che un luogo comune o una frase detta in accezione negativa.
Furia oggi è unica, anche se chi impersona esisteva già all’epoca delle grandi corti. Ancora qualche menestrello resiste nelle piccole comunità, dove leggende, miti e racconti rivivono col suono di chitarra e voce. Ma in pochi si spingono dove lei ha osato arrivare. Tutto grazie a un maestro come Luigi Albertelli, che in lei crede e ha lavorato per migliorarla.
Un look riconoscibile è quello di Furia: una giacca alla marinara che ricorda il vestito di Corto Maltese, il famoso personaggio del fumetto di Hugo Pratt e una voce inconfondibile.
Temi forti e fatti di cronaca sono attualmente la base del suo percorso musicale, fatto di analisi, riflessioni e soprattutto, demolizione di luoghi comuni sempre vissuti e raccontati calandosi nella parte. Poi i grandi personaggi del passato: Marco Pannella, Fausto Coppi, Oriana Fallaci, analizzati in alcuni aspetti della loro personalità, creatività o gesta.
“In Italia i cantastorie tradizionali esistono ancora (io sono di Milano e l’ultimo credo sia stato Franco Trincale). Ho deciso di diventarlo perché attraverso i miei racconti si riesca a rivivere e condividere determinate situazioni, sentimenti ed emozioni. Come? Attraverso non solo la mia voce ma le immagini dei miei video. Cantare è un comunicare diverso, un’interpretazione di quello che provi. L’ultimo cantastorie italiano per me è stato Edoardo Bennato. Io continuo una tradizione in chiave attuale e moderna, raccontando le storie dell’universo femminile, di attualità, di cronaca nera, del passato, dei grandi, mettendoci sempre qualcosa di mio. Racconto la verità. Ad esempio in ‘Robot’ si possono immedesimare molti uomini e donne. Si passa dal tema della convivenza, allo stare insieme, alla pesantezza della routine, al maschio alfa, alla donna che non andrebbe mai contro il suo uomo, ma che si ribella”.
“In “Tu sei mio” si evidenzia il suo caratterino!” interrompe Albertelli durante la nostra intervista. “Sì è una frase possessiva – continua Tania Furia – la Donna dovrebbe infatti, essere educata e pronta al coraggio sin dall’infanzia per non trovarsi davanti a uomini che esercitino il proprio potere su di loro. Parlo della libertà anche in ambito sessuale nel mio testo, ma specialmente la parte ‘in rosa’ che impone la propria decisione”.
“Nell’album Cantastorie ho raccolto tredici storie e altrettanti video. Perché come i cantastorie avevano i disegni, io accompagno la mia performance sul palco con immagini che completano musica e parole.
In “Addio Barbie” invece, arriva la “passione ormonale”, che ho rivissuto osservando le mie nipoti e le figlie di amici. Fidatevi, un passaggio bellissimo ma traumatico per alcune ragazze. Un cambio repentino del proprio corpo. Da bambine si passa allo scalino della maturità sessuale, una sensazione e un momento bello ma devastante.
Mi sento unica nell’indossare il costume alla Corto Maltese. Sono così legata a un marchio, a una difesa che ho solo io, unica e inimitabile. Quella giacca, quel sorriso e quella mia testa rasata.
Un personaggio che vive come me vite avventurose. Con me il marinaio-pirata diventa donna, ed io antieroina come lui.
Luciano Tallarini, un grande amico del Maestro Albertelli e famoso art director, ha collaborato alla realizzazione della mia divisa. E gli stessi Lele Vianello e Stefano Babini, disegnatore e colorista di Corto Maltese, incontrati al Romics di Roma, sono rimasti colpiti dalla mia immagine”.
Ma col Maestro Albertelli c’è in piedi un altro progetto, un omaggio a un grande della musica italiana, ovvero Giorgio Gaber “E’ milanese e io che sono di Milano, rivedo in lui come in Enzo Iannacci la tradizione meneghina che mi porto dentro. E poi perché senza Gaber, Luigi Albertelli non avrebbe fatto il paroliere. Abbiamo pensato quindi, di aggiungere nell’album una cover. La scelta è stata proprio una canzone di Gaber “Non Arrossire”. E’ il brano del 1960 che lo ha portato al grande successo di pubblico. E rivisitando la sua musica in chiave moderna, ho rappresentato anche nel video la storia di una donna con un ragazzo più giovane. Ho sdoganato così un vecchio tabù. Un video da vedere, con un doppio tributo: il primo a Gaber, e il secondo alla famosa scena dello spogliarello di Sophia Loren per Marcello Mastroianni. Si tratta del film “Ieri, oggi e domani” di Vittorio de Sica, vincitore del Premio Oscar del 1965 come Miglior Film Straniero.
Guepiere e calze originali in seta. Difficili da portare. Non sono per niente abituata”.
E infine uno sguardo al futuro. Forse verrà abbandonata la divisa per un nuovo progetto musicale. “Abbiamo già scritto nuovi brani, lo sviluppo naturale del progetto iniziato due anni fa, quando ero neofita in campo cantautoriale. Albertelli mi aveva comprato due chitarre e mi aveva detto “impara a suonare”. Il risultato del primo album è stato 5 brani scritti da me interamente, sia nel testo che nella musica.
I nuovi temi sono indirizzati sui sentimenti, sulle occasioni e sul vivere. “L’amore storto” è uno dei primi nuovi titoli. Lo abbiamo vissuto in tanti e qui racconto cosa può capire nel vivere un amore. Metterò in naftalina il costume, ma mai l’immedesimazione che fa un attore che racconta cantando una serie di emozioni ed entrando sempre più nella storia e nei personaggi.”