venerdì, Novembre 22Settimanale a cura di Valeria Sorli

Tullio Solenghi: Un attore che piace

 

Attore, regista teatrale, personaggio televisivo, imitatore e doppiatore italiano.

La sua coinvolgente simpatia, ironica e discreta, fanno di Tullio Solenghi uno degli artisti più applauditi e amati del grande schermo.

L’innata passione per il suo lavoro, l’amore per la famiglia che da sempre lo segue nei suoi numerosi tour e quell’indiscutibile talento coronato da una lunga carriera di successi.

Dal teatro stabile di Genova che lo ha formato come fine attore per trovare poi una svolta con la sua eccezionale vena comica formando il magico trio: Marchesini-Lopez-Solenghi.

C’è davvero parecchio da raccontare della tua lunga carriera. Hai interpretato tantissimi ruoli e personaggi.Cosa porti nel cuore e cosa rimpiangi di non avere fatto?

Difficile privilegiare un personaggio o uno spettacolo da me interpretati, anche se di sicuro il mio Renzo Tramaglino dei nostri Promessi Sposi che esordiva in scena con l’autoradio sotto il braccio è quello che maggiormente è rimasto nella memoria collettiva della gente e anche nella mia.  L’unico rimpianto è di essere arrivati col Trio alla soglia di un nostro film per il cinema, con Cecchi Gori pronto a produrcelo, che però poi per misteriosi motivi non è mi andato in porto.

Il Trio Lopez-Solenghi-Marchesini, uno straordinario sodalizio che per anni avete saputo offrire al pubblico una comicità unica. Che ricordi hai di quei periodi?

I ricordi si accavallano, difficile disciplinarli, di sicuro la sensazione di essere “sul tetto del mondo” come accadde a noi in quegli anni, non ci ha montato la testa, non ha mutato i nostri caratteri, è questo il ricordo più salutare, da onesta gente di teatro come siamo sempre stati.

Tale e Quale Show ha ancora messo in evidenza la tua versatilità e bravura. Quanto c’è di Tullio in ognuno dei personaggi che hai interpretato?

C’è un po’ di me in tutti i personaggi, ma degli 11 che alla fine ho interpretato, quelli a me più cari sono rimasti Gaber, Lauzi e Jannaci, che ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare e che tanto mi hanno dato nel periodo della mia formazione artistica.

Genovese doc, innamorato follemente della tua città, una città molto ferita ma alquanto orgogliosa. Cosa ti senti di dire alla tua bella Genova?

Che come sempre troverà la forza e il coraggio di rialzarsi anche dopo l’immane tragedia del ponte Morandi. La caparbietà, l’orgoglio e la tenacia della nostra gente sono caratteristiche mirabili del nostro DNA e alla fine prevarranno anche questa volta.

Una tournée teatrale importante con Massimo Lopez che vi rivede sul palco dopo 15 anni in uno Show di cui siete interpreti e autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale. Un successo meritato con un pubblico che da sempre vi ama. Come stai vivendo questa nuova avventura?

Con l’entusiasmo e la passione di quando ero giovane e ho cominciato a fare questo mestiere. Ritrovarsi alla nostra veneranda età con teatri sempre esauriti e pubblico acclamante è un miracolo al quale per fortuna non ci siamo ancora abituati.

Da qualche anno sei vegetariano, hai fatto una scelta etica come tua moglie Laura Fiandra, nostra preziosa collaboratrice in ricette vegane. Come mai questa scelta alimentare? Agli scettici che cosa vorresti rispondere?

Quando si superano gli “anta” si diventa saggi e fa parte della mia saggezza acquisita il rispetto per gli animali, che non devono essere cibo, ma solo dei compagni di viaggio. Agli scettici vorrei ricordare anche un fondamentale aspetto salutare, fare a meno delle proteine animali allunga la vita e lo fa in maniera solare.

 Chi è per te la gente che piace?

Non mi sono mai preoccupato di “piacere” e forse con l’esperienza di tanti anni di palcoscenico, tirando le somme, posso dire che la gente che piace è proprio quella che non fa niente per piacere, ma cerca di vivere in modo spontaneo e naturale, senza nessun tipo di compromesso o condizionamento, l’onestà esistenziale e intellettuale sono un dono unico irrinunciabile che alla fine anche i più scettici percepiscono.